Ogni anno in Italia all'incirca 30mila persone muoiono in conseguenza dell'inquinamento atmosferico, in particolare solo a causa del particolato fine (PM 2.5), il che equivale al 7% di tutti i decessi (incidenti esclusi).

In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascuno di noi di una decina di mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole.

Il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11mila vite all’anno.

Sono questi i risultati più rilevanti emersi dal progetto "Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute" (VIIAS), finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, con la collaborazione di Università e centri di ricerca: ENEA, ISPRA, ARPA Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, Dipartimento di statistica dell’Università di Firenze, Università di Urbino e Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università La Sapienza di Roma.

I risultati del progetto CCM VIIAS sono stati presentati il 4 giugno a Roma, a pochi giorni di distanza dalla risoluzione sull’inquinamento atmosferico, adottata dalla 68ma Assemblea Mondiale della Sanità, in cui si è posto l’accento sugli impatti negativi dell’inquinamento sulla salute, invitando i governi a intraprendere misure immediate e urgenti.
 

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