Parte da Torino lo studio clinico randomizzato Proteus Donna che, attraverso l'impiego della tomosintesi (una mammografia a tre dimensioni), intende effettuare un confronto con la tradizionale mammografia digitale per una valutazione del significato prognostico dei carcinomi individuati con tale metodica tecnologicamente innovativa.

Del progetto Proteus Donna si è parlato in occasione del workshop annuale di presentazione dei risultati del programma di screening della Regione Piemonte Prevenzione Serena dedicato al tumore della mammella, svoltosi a Torino il 3 dicembre.

Lo screening mammografico di Prevenzione Serena, avviato a Torino nel 1992, si è esteso a tutto il territorio regionale a partire dal 1996, articolandosi in nove Dipartimenti interaziendali di screening.

Nel corso del tempo ogni Dipartimento ha individuato i propri punti di riferimento per le eventuali terapie, i cui risultati, come quelli dell'intero percorso che si avvia con lo screening, vengono costantemente monitorati; questo va a favorire la creazione di unità multidisciplinari e specialistiche per il tumore della mammella, i Centri senologici o Breast unit, contribuendo in tal modo al consolidamento strutturale della Rete Oncologica.

In un primo tempo le donne coinvolte, ogni due anni, erano di età compresa tra i 50 e i 69 anni; dal 2006 la popolazione bersaglio si è ampliata, prevedendo la possibilità di aderire spontaneamente anche da parte delle donne di due nuove fasce di età: 45-49 e 70-75.

Alcuni dati. Le mammografie di screening effettuate in Piemonte nel 2013 ammontano a 200mila. Nel 2013 sono stati diagnosticati, a seguito di una mammografia di screening, più di 1100 tumori maligni in donne di età compresa tra i 45 e i 75 anni.

Su 891 carcinomi invasivi, l'80% era di dimensioni pari o inferiori a 2 cm e quasi un terzo di dimensioni pari o inferiori a 1 cm. La quota di tumori di dimensioni superiori a 2 cm è, al di fuori dello screening, di poco superiore al 50%.

La prognosi dei tumori di piccole dimensioni è decisamente favorevole e il trattamento può risultare meno traumatizzante per la donna. In più del 90% di questi casi il trattamento chirurgico è stato conservativo, risparmiando la maggior parte della mammella con esiti estetici generalmente soddisfacenti.
 


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