In Piemonte il programma Prevenzione Serena ha iniziato a utilizzare il test HPV come test primario per lo screening del tumore del collo dell'utero. I dipartimenti piemontesi di screening dei tumori di Torino, Moncalieri, Ivrea e Collegno, hanno già adottato il nuovo test e altri quattro (Novara, Vercelli/Biella, Asti e Alessandria) si apprestano a farlo entro fine anno.

Il passaggio al test HPV, al posto del tradizionale Pap test, come test primario per lo screening del cervicocarcinoma è stato ampiamente illustrato in occasione del workhop "Programma regionale di screening per il cervicocarcinoma Prevenzione Serena", svoltosi a Torino il 3 novembre 2014 e di cui sono disponibili online gli interventi dei relatori.

Il test per la ricerca del DNA di HPV oncogeni serve a rilevare l’eventuale presenza del DNA dei ceppi del virus HPV ad alto rischio per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero; esso permette di ridurre del 60-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto al Pap test.

E' quanto emerso da uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet, che ha valutato su larga scala l’effetto dello screening basato sul test HPV rispetto a quello basato sul Pap test nel prevenire tumori invasivi.

Lo studio, che per la prima volta definisce i protocolli più appropriati per il test, è stato condotto da un’équipe internazionale di ricercatori guidata da Guglielmo Ronco, del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO Piemonte) - Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute di Torino, e si è svolto nell'ambito dei programmi di screening europei, tra cui quello piemontese. Il test HPV, inoltre, è stato recentemente riconosciuto e certificato dalla Food and Drug Administration statunitense.

In Piemonte i test HPV, effettuati dopo l’introduzione routinaria del test stesso come test primario nell’ambito dell’attività di screening, sono stati 12.047: di questi, 686 sono risultati positivi, 10.607 si sono rivelati negativi, mentre 754 sono attualmente in attesa di essere refertati.

Per motivi organizzativi, il passaggio al test HPV avverrà in maniera graduale, nell’arco di cinque anni, coinvolgendo la popolazione femminile residente in Piemonte d'età compresa fra i 30 e i 64 anni. Il programma di screening inviterà sempre meno donne a eseguire il Pap test e sempre più donne a sottoporsi al test HPV, fino a che tutte saranno passate al test HPV. Per ragioni di equità, si utilizzerà un criterio casuale di invito per suddividere coloro che farano il test HPV subito e coloro che lo faranno successivamente.

Il Pap test, tuttavia, non perderà del tutto la propria validità. Nelle donne più giovani in età da screening (25-29 anni) il test HPV rileva molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, con un elevato rischio di esami e trattamenti inutili; pertanto le donne con meno di 30 anni continueranno a sottoporsi al Pap test.

Ogni anno grazie allo screening vengono individuate circa 450 lesioni pre-invasive; nella maggioranza dei casi il trattamento è molto limitato (distruzione o piccola asportazione della lesione, spesso eseguita addirittura a livello ambulatoriale) con conservazione della capacità riproduttiva.

Il programma di screening è in grado di fornire una protezione molto elevata: il rischio di tumore invasivo del collo dell’utero risulta ridotto dell’80% nelle donne aderenti all’invito rispetto alle non aderenti, benché una parte rilevante di queste ultime esegua comunque il test al di fuori di Prevenzione Serena.
 

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