Lo studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology ha messo a confronto due diverse modalità di organizzazione del programma di sorveglianza post trattamento nel carcinoma del corpo dell'utero.

Poiché il carcinoma del corpo dell’utero è caratterizzato da un’alta incidenza e da una buona sopravvivenza, il programma di sorveglianza o follow-up si traduce in un complesso di procedure dal forte impatto economico e sociale, sulla base dell’ipotesi, mai dimostrata, che a un’anticipazione del riconoscimento di una recidiva consegua un miglioramento della sopravvivenza.

Alla luce di tali considerazioni, nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta è stato disegnato, nel 2008, uno studio sperimentale, denominato TOTEM, per confrontare due modalità organizzative di follow-up (uno “intensivo” e uno “minimalista”) nelle pazienti trattate per questo tipo di tumore, con diversa frequenza e tipologia di esami da eseguire nel corso dei 5 anni dopo l’intervento.

L’iniziativa è scaturita dalla stretta collaborazione tra l’Unità di Ginecologia Oncologica dell’Università degli Studi di Torino, la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, che ha fornito il supporto economico, e la SSD Epidemiologia Clinica - CPO Piemonte dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, che ha contribuito sul piano metodologico e statistico al disegno, alla raccolta dati (sulla piattaforma EPICLIN) e all’analisi finale.

Lo studio ha coinvolto 39 Istituzioni italiane e 3 Istituti francesi e ha concluso l’arruolamento delle pazienti nel luglio 2018 con un totale di 1847 donne che hanno accettato di partecipare a questa ricerca regolarmente approvata dai Comitati Etici dei centri partecipanti.

I risultati finali sono stati molto netti e hanno dimostrato che non vi è alcuna utilità nell’effettuare esami sistematici in assenza di sintomatologia clinica: la sopravvivenza a 5 anni nelle donne seguite con un follow-up intensivo è stata del 90.6%, contro il 91.9% di quelle seguite con un regime minimalista. Per esempio, nell’arco dei 5 anni considerati, le donne seguite con uno schema minimalista hanno ridotto il numero di TC da eseguire da 2 a 0 se a basso rischio, e da 5 a 2 se ad alto rischio.

L’articolo che riporta tali risultati finali è appena stato pubblicato sulla rivista ufficiale dell’Associazione Americana di Oncologia Medica, il Journal of Clinical Oncology. Questo importante studio, unico trial randomizzato che ha confrontato diversi schemi di follow-up sulla sopravvivenza di donne operate per tumore dell’endometrio, è un esempio incoraggiante della capacità di collaborazione tra strutture pubbliche nel condurre studi pragmatici, indipendenti, a basso costo e con rilevanti impatti sulla pratica clinica, limitando il numero di esami inutili da effettuare durante il follow-up, con conseguente riduzione di stress e di esposizione a radiazioni per le pazienti e di contenimento dei costi per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Lo studio TOTEM, che ribadisce il concetto che “doing more does not mean doing better” (fare di più non significa fare meglio) sostenuto a livello nazionale e internazionale dai movimenti Choosing Wisely e Slow Medicine, è dedicato alla memoria di Alessandro Liberati, per il suo incoraggiamento e il contributo all’ideazione dello studio e per lo straordinario impegno profuso nel diffondere la cultura della Evidence Based Medicine nel mondo della ricerca e nell'ambito del SSN.
 


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