Analisi pooled dei dati dei trial randomizzati europei e sviluppo di un modello matematico per le neoplasie cervicali

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo del progetto è di individuare le politiche ottimali di applicazione dello screening con HPV da perseguire attraverso diverse attività.


Le attività in cui si articola il progetto sono le seguenti:

  • condurre analisi pooled dei dati dei quattro studi europei che hanno confrontato lo screening cervicale con citologia con quello con HPV;
  • contribuire a sviluppare un modello matematico della trasmissione dell'infezione da HPV, della progressione a CIN e cancro invasivo e dello screening con citologia e con HPV;
  • utilizzare i trial per definire i parametri del modello e per valutare se le predizioni siano coerenti con quanto osservato;
  • usare il modello per interpretare i risultati delle analisi pooled;
  • proseguire l'aggiornamento del database in termini di follow-up di lungo periodo, nel contesto del progetto RISCC.

Andromeda

Responsabile:
Livia Giordano 

Lo studio si svolge in quell'area di ricerca basata sulla valutazione della presenza o assenza di alcuni biomarcatori (microRNA e SNPs) coinvolti nell'insorgenza di neoplasie, rilevabili tramite un semplice prelievo di sangue.


Lo studio Andromeda, condotto nell'ambito del programma di screening mammografico Prevenzione Serena a Torino e Biella, persegue due obiettivi principali:

  • la stratificazione del rischio (basso/medio/alto) al fine di massimizzare l'impatto dello screening in donne ad alto rischio e il rapporto costi-benefici; la stratificazione verrà fatta considerando diversi criteri di valutazione del rischio, attraverso un modello predittivo validato nella popolazione italiana, la densità mammografica e la valutazione degli stili di vita;
  • la valutazione del valore predittivo, sensibilità e specificità di circa 20 microRNA non codificanti e della loro associazione con le caratteristiche della donna (età, fattori di rischio, stili di vita) del tumore e la presenza di 18 polimorfismi (SNPs) associati al tumore al seno.

Nel 2021 sono state identificate quattro direzioni per il piano di analisi:

  • valutazione dell'impatto dei microRNA come fattori predittivi e prognostici per il tumore della mammella;
  • valutazione dell'impatto dei microRNA nell'evoluzione del tumore della mammella;
  • impatto eventi avversi, situazioni di stress sullo stile di vita e sull'insorgenza del cancro;
  • "dietary and lifestyle" e "risk score" e cancro della mammella.

Tutte queste linee di analisi valuteranno sia degli outcomes settoriali sia degli outcomes "globali" in cui verrà presa in considerazione l'interazione tra i vari fattori di rischio.

In totale, sono state reclutate nello studio 26.393 donne. Al 31/12/2020 (ultimo aggiornamento disponibile), si sono verificati nella coorte 495 casi di tumore mammario (di cui 82,6% invasivi). 

Nel corso del 2022 si è proceduto in accordo al piano di analisi sopra-indicato. I risultati delle analisi biomolecolari sono state inserite in un articolo attualmente in fase di submission.

I risultati relativi all'analisi sull'intera coorte ("dietary and lifestyle score" e “eventi avversi e gestione dello stress”) saranno presentati come presentazione orale al covegno “ICSN - cancer screening: in the present, the future” (Torino, 2023).

Per il 2023, si prevede di procedere con la pubblicazione di due ulteriori articoli scientifici rispetto a quanto previsto dal piano di analisi.

Applicazione dei metodi dell’inferenza causale

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Lo studio si prefigge di applicare ed eventualmente sviluppare i nuovi metodi dell’inferenza causale in studi di popolazione, con particolare riferimento ai directed acyclic graphs, alle analisi di mediazione, al bias di selezione e alla valutazione e controllo del del confondimento.


Il progetto si articola nelle seguenti attività:

  • effetto della selezione al baseline in studi di coorte e rischio di selection bias; sono condotte sia valutazioni di tipo teorico sia esempi empirici nella coorte NINFEA che recluta i partecipanti tramite web;
  • analisi di mediazione in studi di life-course epidemiology;
  • svolgimento di corsi monografici sui metodi dell’inferenza causale;
  • analisi di mediazione in studi in campo oncologico;
  • Metodi per la transportability
  • metodi perla valutazione di confondimento (variabili strumentali, triangulation, ecc.)
  • causal machine learning

A partire dal 2017 le attività contribuiscono al  progetto LifeCycle la rete europea delle coorti di nuovi nati che si focalizza sui temi della life-course epidemiology. Sono in corso i lavori per alcuni tutorial che esemplificano l’applicazione di metodi dell’inferenza causale nell’ambito delle coorti di nuovi nati. Nell'ambito di LifeCycle è stato creato un database di archivio di articoli e materiali rilevanti per l'inferenza causale

A partire dal 2022 le attività contribuiscono al progetto europeo GOLIAT con l'obiettivo di valutare il confondimento sugli studi che analizzano l'associazione tra utilizzo di schermi e salute nei bambini e adolescenti

Applicazione delle linee guida europee sullo screening colorettale nei programmi di screening in Italia, Romania e Slovacchia

Responsabili:
Carlo Senore 
Marco Zappa 

Il progetto persegue l’obiettivo di supportare i referenti dei programmi di screening in Slovacchia e Romania nella definizione di protocolli per la realizzazione di progetti pilota di screening dei tumori colorettali in vista dell’attivazione di un programma nazionale.


Gli interventi previsti sono sia di tipo formativo, organizzati in forma di seminari e corsi di retraining per professionisti coinvolti nell’erogazione delle prestazioni di screening, sia di consulenza per l’analisi organizzativa, la realizzazione del sistema informativo di supporto al programma, la definizione di un piano di monitoraggio.

In Italia, le azioni sono focalizzate alla promozione della collaborazione interdisciplinare tra endoscopisti e anatomopatologi nella fase diagnostico-terapeutica del percorso di screening, all’analisi delle barriere all’attuazione di programmi regionali e all’individuazione di possibili interventi correttivi sulla base delle evidenze disponibili, utilizzando il modello Precede-Proceed e attraverso l’attuazione di studi di valutazione dell’impatto sulla partecipazione di diverse modalità di invito.

Le attività previste dal progetto, così come la sua durata, sono state parzialmente rimodulate a causa dell'emergenza pandemica.

Archivio cancerogeni

Responsabili:
Lorenzo Richiardi 
Enrica Migliore 

Servizio di documentazione altamente qualificato, offre pareri e valutazioni e collabora alla realizzazione di studi eziologici, fornendo assistenza per la valutazione retrospettiva dell’esposizione e mettendo a disposizione di studiosi e ricercatori, oltre che del pubblico, le conoscenze bibliografiche e fattuali sulle esposizioni a cancerogeni.


Tra i principali obiettivi dell’archivio, la cui attività è svolta in maniera continuativa, rientrano:

  • la pubblicazione e la divulgazione di dati italiani sull’esposizione a cancerogeni;
  • la mappatura di professioni e industrie che comportano rischi di cancerogenicità;
  • la raccolta di informazioni utili a valutare l’evoluzione temporale dell’esposizione a cancerogeni professionali e ambientali.

L’archivio, che opera presso il presidio ospedaliero San Vito, partecipa inoltre alla valutazione dell’esposizione in studi di epidemiologia occupazionale e ambientale, collaborando sia allo sviluppo del progetto SYNERGY (analisi combinata di studi caso-controllo sull’interazione tra esposizioni professionali a cancerogeni nell’eziologia del cancro polmonare) sia alla realizzazione del database di esposizioni professionali a cancerogeni EXPOSYN nonché alla costruzione e applicazione della matrice esposizione-professione SYNJEM. Grazie anche all’accesso alle principali fonti informative italiane e internazionali, tra cui il programma delle monografie dell’International Agency for Research on Cancer (IARC), il Report on Carcinogens del National Toxicology Program e le basi dati bibliografiche come Toxline e Medline, le informazioni utili all’identificazione dei cancerogeni e alla stima della prevalenza e intensità delle esposizioni possono essere estratte e utilizzate per rassegne e meta-analisi, in risposta a interrogazioni da parte del pubblico o di amministrazioni pubbliche.

In supporto a programmi e studi specifici, come per esempio SYNERGY, è condotta la raccolta di dati di esposizione a cancerogeni, prodotti da enti di controllo governativi. In tal caso i dati sono registrati in basi di dati di esposizione. Si collabora anche alla classificazione e codifica dei dati di esposizione professionale e ambientale.

Attività di ricovero e mobilità sanitaria nell’area del Piemonte Orientale (Quadrante 2): analisi dei dati SDO

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Il progetto viene svolto in modo coordinato in base alle esigenze scaturite dalle direzioni aziendali interessate.


Gli obiettivi del progetto sono i seguenti:

  • valutazione dei flussi di pazienti intra- ed extra-regione per residenza e tipo di neoplasia;
  • descrizione della frequenza dei ricoveri negli ospedali per tipo di neoplasia e indicatori disponibili sulla Scheda di Dimissione Ospedaliera (SDO);
  • stima dei tassi di prima ospedalizzazione e della prevalenza di malati per tipo di neoplasia, su base residenziale;
  • descrizione delle modalità assistenziali (regime di ricovero, durata dei ricoveri, tipologie di trattamento, ricoveri multipli) da parte degli ospedali di ricovero, per tipo di neoplasia e fase della malattia;
  • produzione di report sull’attività oncologica svolta a livello di quadrante;
  • analisi del trend temporale dei principali fenomeni di ricovero (ospedalizzazione, migrazione).

L’archivio regionale delle SDO ha raggiunto, in particolare dal 2000, un livello tale di completezza (valutato per esempio sul numero di istituti che inviano regolarmente le SDO e sul numero totale di ricoveri) e di qualità dei dati (valutato per esempio sul numero medio di codici di diagnosi e di interventi/procedure per SDO) che ha permesso di condurre diverse analisi inerenti agli obiettivi prefissati. Sono disponibili (di regola a settembre dell’anno successivo) dati relativi ai soggetti residenti in Piemonte che hanno avuto ricoveri in regime ordinario o di day hospital in altre regioni. Inoltre, a partire dall’anno 2000, la scheda di dimissione riporta maggiori informazioni cliniche (6 diagnosi + 6 interventi o procedure) e utilizza per la codifica l’ICD9-CM. Nella maggior parte delle elaborazioni prodotte sono stati impiegati metodi e indicatori standard per descrivere i fenomeni di interesse.

Prosegue in modo continuativo l’analisi dell’andamento dei ricoveri per neoplasia in relazione alle caratteristiche della malattia, della persona e alla residenza.

L’applicazione delle linee guida viene monitorata con l’applicazione degli indicatori proposti dal gruppo linee guida, basandosi in particolare sulle informazioni raccolte con i sistemi di gestione routinaria del paziente oncologico.

Audit clinico della qualità dell’assistenza nella Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta: il trattamento del tumore ovarico

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

L'audit valuta il trattamento erogato alle pazienti con carcinoma dell’ovaio alla diagnosi o alla progressione/recidiva di malattia, prendendo avvio da una precedente esperienza di audit sui tumori ovarici (Studio COROP, 2009).


L'iniziativa si inserisce nell'ambito delle attività, realizzate in collaborazione con la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, finalizzate a migliorare la qualità dell’assistenza dei pazienti oncologici residenti nelle due regioni, attraverso la conduzione di interventi di Audit & Feedback (A&F) ed è parte del progetto Easy-Net.

Gli obiettivi specifici, con riferimento ai centri che prendono in carico la paziente, sono i seguenti:

  • descrizione delle caratteristiche strutturali;
  • descrizione del trattamento effettuato in prima linea e valutazione dell’aderenza alle raccomandazioni esistenti, evidenziando eterogeneità di comportamento;
  • descrizione del trattamento della progressione o recidiva di malattia e valutazione dell’aderenza alle raccomandazioni esistenti, evidenziando eterogeneità di comportamento;
  • identificazione dei fattori clinici che possono avere influenzato la scelta del trattamento;
  • descrizione della sopravvivenza globale e valutazione dei fattori clinici e organizzativi che possono influenzare l’esito.

Lo studio è un audit clinico a livello di popolazione regionale, con una raccolta dati inclusiva di una fase retrospettiva e una prospettica, con periodica rivalutazione e feedback agli operatori coinvolti degli indicatori condivisi. La componente retrospettiva di raccolta dati, strumentale a descrivere gli indicatori di baseline, riguarda i casi incidenti tra le residenti in Piemonte e in Valle d’Aosta, trattati nel primo semestre 2016, in Piemonte. I casi sono identificati centralmente attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO). Ciascun centro può poi aggiungere i propri casi, qualora non identificati dall’algoritmo (falsi negativi). La raccolta prospettica riguarda i casi di tumore ovarico presi in carico da parte dei Gruppi Interdisciplinari Cure (GIC) per i tumori ginecologici della Rete Oncologica (periodo 2017-2020). 

A cadenza semestrale sono trasmessi e condivisi con gli operatori i risultati relativi alla valutazione degli indicatori con il coinvolgimento del Gruppo di studio per i tumori ginecologici. Sulla base delle criticità emerse da tale analisi, sono progettate e implementate azioni correttive a livello o locale o azioni di sistema su iniziativa della Rete Oncologica, qualora le criticità interessino la globalità delle strutture di erogazione regionali.

Periodicamente, in occasione delle riunioni organizzate dalla Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, sono presentate sintesi dei dati, come feedback ai centri dell’attività svolta. E' stato elaborato un report riassuntivo per l’intero periodo a disposizione. 

Inoltre è in corso la messa a punto di un sistema per monitorare l'assistenza attaverso i dati amministrativi, usando i dati dell'audit per la validazione.

Audit & Feedback sui tumori della vescica in Piemonte

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Il progetto è finalizzato a valutare l’efficacia di un intervento di Audit & Feedback nella Regione Piemonte per migliorare appropriatezza ed esiti nella diagnosi e nel trattamento del tumore della vescica, come parte integrante del progetto di rete EASY-NET.


Gli obiettivi principali dell’intervento sono:

  • aumentare l’aderenza della pratica clinica alle principali raccomandazioni selezionate dalle linee guida sull’argomento (miglioramento di processo);
  • migliorare gli esiti clinici, l’equità e la soddisfazione dei pazienti (miglioramento di risultato);
  • ridurre la variabilità tra gli ospedali in termini di accesso alla Rete Oncologica, di procedure e di esiti, in un’ottica di miglioramento dell’equità assistenziale;
  • valutare i miglioramenti ottenuti con A&F attraverso l’analisi dei fattori facilitanti o di ostacolo al cambiamento.

In particolare, l’intervento è centrato su due aspetti principali del percorso assistenziale:

  • l’esecuzione della prima TURB diagnostica;
  • l'adozione del protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) nel trattamento chirurgico (cistectomia) delle forme muscolo-invasive (non metastatiche).

Il progetto coinvolge 25 servizi di Urologia della Regione Piemonte, che hanno partecipato ad una giornata di formazione per condividere le principali raccomandazioni sul percorso diagnostico e sul protocollo ERAS per le cistectomie. 

Attualmente è in corso una raccolta di dati, in parte retrospettiva e in parte prospettica,  effettuata dai centri partecipanti, con cui è alimentata un'area di feedback condivisa che consente di verificare l'aderenza alle principali raccomandazioni.

Banca biologica dei polipi colorettali

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto intende studiare la frequenza di alterazioni molecolari, in particolare quelle genetiche, su lesioni che si collocano in momenti diversi della storia naturale del tumore.


Ulteriori obiettivi del progetto:

  • studiare l'associazione tra alterazioni molecolari diverse e loro interazione;
  • studiare il valore predittivo di tali alterazioni molecolari rispetto a:
    • presenza di lesioni sincrone nello stesso soggetto nel colon prossimale;
    • comparsa di lesioni nello stesso soggetto nel corso del follow-up;

Non sono stati stoccati campioni congelati di sangue o mucosa intestinale, per cui sono solo disponibili attualmente i blocchetti fissati in paraffina dei polipi asportati. Nell'ambito dell'attività svolta dalla Banca biologica dei polipi colorettali, risultano attualmente in corso altri due studi:

  • follow-up dei pazienti con diagnosi di CRC pT1;
  • caratterizzazione di marcatori di progressione degli adenomi.

Il materiale biologico raccolto nel corso degli studi pilota e del programma di screening, sia congelato che fissato, viene stoccato presso il servizio di Anatomia patologica che ha effettuato la diagnosi. È prevista la registrazione in un archivio centralizzato delle seguenti informazioni:

  • codice individuo (linkabile ai dati trial e a dati di anamnesi famigliare);
  • codice del centro;
  • numero referto;
  • codice pezzo entro individuo;
  • codice lesione entro referto;
  • eventuale numero di frammenti (se il polipo è stato frazionato).

I campioni di sangue, ove disponibili, sono codificati secondo il seguente schema:

  • codice individuo (linkabile ai dati trial e ai dati di anamnesi famigliare);
  • numero provette.

Per ogni campione saranno disponibili le informazioni registrate sulla scheda di refertazione del programma SCORE (tipo, dimensioni, sede, grado di displasia, istologia). Il materiale biologico è accessibile solo sulla base di progetti di ricerca adeguatamente documentati, che indichino anche il tipo e la quantità di materiale che verrà distrutto. I progetti verranno valutati da un comitato formato da patologi, gastroenterologi ed epidemiologi, indicati dai centri partecipanti e da referee esterni.

Bio-Banking for Artificial Intelligence - AiBiBank

Responsabile:
Livia Giordano 

Obiettivo del progetto è di sviluppare sistemi informativi innovativi a supporto del processo di decisione clinica e farmacologica nell’ambito della prevenzione e cura delle patologie tumorali, attraverso l’implementazione di tecniche di intelligenza artificiale.


A tal fine, si intende costituire una bio-banca integrata di immagini diagnostiche e dati clinici da sottoporre ad analisi di deep learning. In particolare, il progetto si focalizza sul miglioramento della diagnosi e della terapia del tumore della mammella e della prostata. 

Per quanto riguarda la Senologia, AiBiBank (Bio-Banking for Artificial Intelligence) intende rendere più efficace l’identificazione dei criteri di approfondimento nella diagnosi del tumore della mammella nell’ambito dello screening mammografico, supportando il radiologo nella lettura degli esami al fine di agevolare il riconoscimento delle immagini chiaramente negative (ovvero senza evidenza di lesioni sospette). 

Il progetto mira ad apportare i seguenti vantaggi: 

  • supportare il radiologo nella lettura degli esami di screening mammografico; 
  • ridurre i tempi di refertazione e il carico di lavoro per i radiologi dello screening; 
  • velocizzare l’identificazione delle donne chiaramente negative da inviare al round di screening successivo (1 o 2 anni, a seconda dell’età), così da permettere ai lettori di concentrarsi maggiormente sull’analisi delle immagini sospette; 
  • migliorare l’efficienza del sistema, incrementando il già positivo bilancio rischi-benefici dei programmi di screening.

Il progetto per la sua realizzazione impiegherà dati sia retrospettivi che prospettici. In particolare, saranno utilizzate per la realizzazione della bio-banca le immagini della mammografia di screening e le informazioni cliniche relative agli studi effettuati nei precedenti anni presso l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino (ovvero gli studi Andromeda e PROTEUS - Donna). L'utilizzo dei dati retrospettivi avverrà esclusivamente previa anonimizzazione.

Nel corso dei primi mesi del 2023, è stato presentato alla valutazione del Comitato Etico Interaziendale lo studio retrospettivo dal titolo: “Implementazione e validazione di un Data Lake sullo screening del tumore della Mammella – uno studio retrospettivo su dati già raccolti e anonimizzati nel contesto di precedenti Studi Clinici”. Non appena sarà disponibile il parere favorevole, i dati anonimizzati saranno trasmessi ai partner tecnologici per procedere alla fase di addestramento dell'algoritmo.

Inoltre, nel corso del 2023, proseguirà la discussione multidisciplinare tra i vari professionisti coinvolti per la definizione di un protocollo di studio per la sperimentazione prospettica. Non appena disponibile, lo studio sarà presentato per la valutazione al Comitato Etico Interaziendale.

La creazione della bio-banca avverrà nel rispetto dei requisiti di cyber security, privacy, strutturazione tecnologica del dato, integrazione in piattaforme di sistemi eterogenei e complessi, al fine di garantire percorsi diagnostici più accurati e costo-efficaci. Per poter supportare la molteplicità dei casi d’uso previsti da progetto, l’approccio adottato è ispirato alle più moderne tecnologie per l’integrazione di sistema per permettere la migliore gestione del dato non strutturato.

BIOFIT, per una personalizzazione dello screening colorettale

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto BIOFIT si articola in due diversi studi: un trial randomizzato e uno studio caso-controllo.


Nello specifico:

  1. il trial randomizzato effettua la valutazione di un approccio di screening modulato in base al rischio individuale di neoplasia avanzata, stimato sulla base del livello cumulativo di emoglobina fecale misurato sugli ultimi due esami di screening; 
  2. lo studio caso-controllo, innestato nella coorte dei soggetti reclutati nel trial, mira a determinare il valore predittivo di altri biomarcatori (profili del microbioma, miRNA), utilizzati da soli o in combinazione, tra loro e/o con il livello di emoglobina fecale, per la presenza di neoplasia avanzata nei soggetti esaminati nell'ambito dello screening.

Gli obiettivi di BIOFIT sono i seguenti:

  • valutare l'impatto di un protocollo di screening che preveda percorsi differenziati per sottogruppi della popolazione bersaglio, modulati sul livello di rischio stimato in base al livello di emoglobina misurato a ogni test;
  • valutare il valore predittivo di biomarcatori fecali (diversi dall'emoglobina fecale), da soli o in combinazione, e di score di stili di vita per il rischio di neoplasia.

Nel trial saranno valutati intervalli di screening differenziati in base al livello di rischio determinato con la misura del valore cumulativo di emoglobina negli ultimi due esami. Stratificando le persone aderenti allo screening in base al livello cumulativo di emoglobina fecale saranno individuati tre sottogruppi.

  1. Soggetti ad alto rischio, con un livello cumulativo di emoglobina fecale misurata sugli ultimi due esami >=  µg Hb/gr di feci saranno randomizzati in proporzione 1:1:1 a 3 bracci di studio: 1) colonscopia immediata; 2) ricerca del sangue occulto nelle feci (FIT) a 1 anno; 3) FIT a 2 anni (standard). Nei primi 3 anni i soggetti saranno randomizzati nei 3 bracci; nel quarto anno i soggetti eleggibili saranno randomizzati solo nei bracci 1 e 2.
  2. Soggetti a basso rischio, con emoglobina fecale non rilevabile (o al di sotto del livello rilevabile dal sistema analitico) negli ultimi due esami saranno randomizzati in proporzione 1:2 nei bracci 4) FIT a 2 anni (standard) o 5) FIT a 3 anni.
  3. Soggetti a rischio intermedio, con livello cumulativo di emoglobina fecale negli ultimi due esami compreso tra 4 e 19.9 µg Hb/gr di feci saranno rinviati a periodismo standard (2 anni).

Nello studio caso-controllo sarà chiesto a tutti i soggetti con esito positivo al test di screening e a un campione di soggetti con test negativo di fornire il consenso per un prelievo di sangue e di un campione aggiuntivo di feci e di rispondere a un questionario sullo stile di vita (alimentazione, attività fisica, fumo).

Inoltre, a un campione di soggetti nel gruppo a basso rischio che daranno il loro consenso a fornire campioni biologici aggiuntivi, sarà chiesta la disponibilità a sottoporsi a colonscopia per escludere la presenza di lesioni neoplastiche del colon, non rilevate dal test FIT.

Infine a tutti i soggetti che si sottopongono a test di screening viene chiesto il consenso a donare il leftover delle provette dopo l'esecuzione del test, per la creazione di una biobanca.

Biologia molecolare dei mesoteliomi maligni

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Il progetto si svolge in stretta collaborazione con il Registro Mesoteliomi Maligni del Piemonte e in sinergia con lo studio “Esposizioni ambientali e lavorative ad amianto e rischio di mesotelioma".


Le attività che fanno capo all'iniziativa di ricerca sono le seguenti:

  • analisi dei fattori di rischio genetici (polimorfismi metabolici, attivazione di oncogeni) per lo sviluppo del mesotelioma pleurico e interazione tra fattori genetici ed esposizione all’amianto;
  • analisi dei polimorfismi del DNA repair;
  • analisi genome-wide association study (GWAS), in collaborazione con uno studio gemello condotto in Australia;
  • analisi del rischio di mesotelioma famigliare e sporadico dovuto a specifiche mutazioni genetiche;
  • analisi della sindrome famigliare da BAP1 e CDKN2A;
  • ricerca di altre caratteristiche genetiche che modificano il rischio di mesotelioma maligno.

CCM Screening Prostata: fattibilità di programmi di screening della prostata in Italia

Responsabile:
Carlo Senore 

Obiettivo del progetto è sia di valutare la fattibilità e l'opportunità di attuare programmi organizzati di screening della prostata in Italia, in linea con le raccomandazioni europee, sia di stabilirne l'efficacia nel ridurre l'uso inappropriato del test PSA.


Attività principali del progetto

Valutazione dello screening opportunistico

  • Definire una sessione specifica nelle indagini PASSI e PASSI d'ARGENTO
  • Analizzare i flussi di dati sanitari correnti in alcune Aziende Sanitarie Locali italiane
  • Studiare la diffusione e le caratteristiche dello screening opportunistico nella popolazione maschile italiana

Ricognizione delle iniziative esistenti

  • Mappare le iniziative di riordino dei percorsi di diagnosi precoce del tumore alla prostata
  • Identificare gli studi pilota in corso sullo screening della prostata
  • Promuovere sinergie tra i programmi pilota programmati o in corso

Istituzione dello Stakeholder and User Forum con il coinvolgimento di: oncologi, urologi, autorità sanitarie, esperti di sanità pubblica, cittadini, rappresentanti dei pazienti.

Compiti del Forum:

  • analizzare gli elementi essenziali di un percorso organizzato di screening della prostata;
  • stabilire le domande prioritarie per futuri progetti pilota;
  • definire le raccomandazioni cliniche da sviluppare;
  • stabilire criteri e requisiti per l'attivazione di nuovi studi pilota;
  • sviluppare materiali e strumenti informativi per la popolazione target e per i sanitari;
  • effettuare una revisione delle analisi costi-benefici dei programmi di screening.

Organizzazione di un seminario finale finalizzato alla presentazione e alla discussione dei risultati del progetto.

Centro per i trial clinici e progetto EPICLIN

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Attività di supporto metodologico e operativo alla ricerca clinica no profit a livello aziendale e regionale.


La SSD Epidemiologia Clinica e Valutativa dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino svolge una funzione di promozione di studi indipendenti, con la duplice funzione, da una parte, di riferimento regionale, per la consulenza metodologica sui trial clinici, per il disegno, il coordinamento e l’analisi di studi collaborativi, in particolare nell’ambito delle Reti Oncologica e Onco-ematologica piemontesi; dall’altra, di clinical trial center aziendale e di clinical trial quality team, a supporto dei gruppi di ricerca impegnati in diverse discipline, per gli aspetti epidemiologici, statistici, di metodologia della ricerca clinica e di assicurazione della qualità delle sperimentazioni secondo la Good Clinical Practice (GCP).

La piattaforma informatica EPICLIN garantisce il fondamentale servizio di supporto alla raccolta dei dati in studi multicentrici, alla randomizzazione e al monitoraggio degli studi, attraverso la predisposizione di CRF elettroniche e database accessibili tramite web.

Da quando è stato avviato, nel 2004, il centro ha collaborato alla progettazione e/o alla realizzazione di oltre 230 studi, prevalentemente in campo oncologico ed ematologico, consolidando la collaborazione con il network italiano di ematologi maggiormente attivo nella ricerca sui linfomi, la Fondazione Italiana Linfomi (FIL), e svolgendo un ruolo di coordinamento degli aspetti metodologici e statistici degli studi in corso. 

Per promuovere una maggiore qualità della ricerca clinica è stata svolta un’attività formativa attraverso l’organizzazione di corsi e seminari su argomenti specifici riguardanti la metodologia dei trial, della statistica applicata e della ricerca clinica in generale. L’attività di consulenza sui protocolli avviene attraverso riunioni tra il personale del centro (epidemiologi, statistici e informatici) e i gruppi clinici responsabili dei diversi protocolli.

L’analisi statistica dei dati e la preparazione degli articoli vengono condotte con un elevato livello di interazione con i clinici responsabili degli studi. Per la raccolta e il monitoraggio degli studi multicentrici è stato costituito un team di informatici che gestisce la piattaforma EPICLIN.

Sul piano degli standard di qualità il centro sta completando l’adeguamento del sistema di raccolta dati online rispetto a quanto previsto dalle linee guida GCP e dai requisiti della Food and Drug Administration (FDA).

Codice Europeo contro il Cancro: realizzazione e diffusione della IV edizione

Responsabile:
Paola Armaroli 

Il costante aggiornamento del Codice Europeo contro il Cancro viene svolto da gruppi di lavoro multidisciplinari di professionisti incaricati di raccogliere e analizzare l’evidenza scientifica, supportati da epidemiologi esperti in revisioni sistematiche coordinati dal CPO Piemonte.


Il Codice è un’iniziativa della Commissione Europea, nell’ambito di un progetto coordinato dall’International Agency for Research on Cancer (IARC) e finanziato dal programma dell’Unione Europea (UE) per la salute. La IV edizione si compone di dodici raccomandazioni che la maggior parte delle persone possono facilmente seguire per ridurre il rischio di cancro.

È stato stimato che quasi la metà dei decessi per cancro in Europa potrebbe essere evitata, seguendo le semplici raccomandazioni contenute nel Codice scaturito nell’ottica di un’integrazione tra prevenzione primaria e secondaria.

Gran parte delle raccomandazioni contenute nel Codice riguardano gli stili di vita:

  • evitare l’esposizione al tabacco;
  • mantenere un peso adeguato;
  • seguire una dieta sana;
  • svolgere attività fisica nella vita quotidiana;
  • ridurre l’esposizione a carcinogeni.

Sono raccomandati, inoltre, interventi medici che possono ridurre l’incidenza e/o la mortalità per cancro: la vaccinazione contro l’epatite B e l’HPV, la partecipazione a programmi organizzati di screening per il tumore del colon-retto, della mammella e della cervice uterina. Il Codice, la cui prima versione risale ormai al 1987, è stato pubblicato su pagine web dedicate all’interno del sito IARC. Inoltre, è possibile accedere, per ogni raccomandazione, a spiegazioni e approfondimenti in plan language (sezione: Questions & Answers).

Le raccomandazioni e gli approfondimenti sono stati sviluppati basandosi su rassegne sistematiche dell’evidenza scientifica disponibile; sono disponibili e scaricabili in formato pdf le pubblicazioni scientifiche che descrivono questa evidenza (sezione: Scientific justification). Ogni raccomandazione e i relativi approfondimenti sono disponibili in tutte le lingue dell’UE.

Nella elaborazione del Codice vengono considerati fattori di rischio per i quali sia disponibile un’evidenza sufficiente o convincente di associazione causale con il rischio di cancro. In merito alle raccomandazioni sugli interventi al fine di formulare raccomandazioni basate su un’evidenza aggiornata è stata effettuata una revisione sistematica della letteratura.

Il CPO ha inoltre avuto la responsabilità di guidare il gruppo di lavoro sullo screening, il gruppo di letteratura, e ha partecipato ai lavori del gruppo su nutrizione, allattamento, attività fisica, alcol e tabacco.

Colonscopia virtuale vs sigmoidoscopia come test di screening dei tumori colorettali

Responsabile:
Carlo Senore 

Obiettivo dello studio è di compiere una valutazione comparativa di un protocollo di screening che utilizza la colonscopia virtuale (CTC) rispetto al protocollo standard (sigmoidoscopia).


Tale valutazione avviene in relazione agli elementi che seguono:

  • tasso di partecipazione al primo invito, entro 6 mesi dalla data di invito;
  • tasso di approfondimento diagnostico totale, ovvero la percentuale di soggetti che effettuano una colonscopia in seguito a risultato positivo del test primario;
  • tasso di identificazione (DR) di lesioni avanzate e/o cancro;
  • costi del programma;
  • confronto delle performance diagnostiche di diversi paradigmi di lettura degli esami di CTC in programmi di screening;
  • frequenza di eventi avversi;
  • impatto del modello organizzativo di telediagnosi sui costi;
  • riscontri extra-colici: frequenza, caratteristiche, impatto sui costi di implementazione programma di prevenzione per cancro colorettale (CCR).

Un obiettivo secondario dello studio consiste nella valutazione dell'accettabilità dell'offerta della CTC tra i soggetti non aderenti alla FS (estensione della valutazione che non era stata completata nell'ambito del trial Proteus).

Sono stati pubblicati i risultati del trial che nostrano una sostanziale equivalenza delle due metodiche sia in termini di partecipazione dei soggetti invitati che di proporzione di lesioni diagnosticate. La colonscopia virtuale ha mostrato una elevata sensibilità per le lesioni prossimali.

In base ai risultati dello studio è stato disegnato un progetto satellite che ha l’obiettivo di valutare il valore aggiunto dell’offerta della colonscopia virtuale alle persone che hanno eseguito una sigmoidoscopia di screening con esito negativo da più di 10 anni. 

L’offerta di un test come la colonscopia virtuale che mostra una elevata accuratezza per le lesioni prossimali, che sono più  frequenti nelle fasce di età più anziane, potrebbe infatti garantire un incremento dell’effetto protettivo dello screening. Verrà confrontato l’impatto, in termini di accettabilità e tasso di identificazione di lesioni (distali e prossimali), di una strategia che utilizzi la colonscopia virtuale offerta una sola volta nella vita e di un protocollo che prevede l’offerta del test immunochimica per la ricerca del sangue occulto (FIT) biennale, come previsto in gran parte dei programmi di screening di popolazione.   

Coorti di esposti ad amianto in Piemonte e in Italia

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Il progetto contribuisce all'attività di monitoraggio sull’andamento dell’epidemia di mesotelioma, concentrandosi in ambiti di peculiare interesse, come per esempio tra gli ex dipendenti ETERNIT e le loro mogli, tra gli ex minatori di crisotilo e in altri gruppi di lavoratori esposti ad amianto.


Di recente è emersa l’importanza dello studio di coorti con periodi di osservazione molto lunghi (>40 anni) per valutare l’andamento del rischio di patologia dopo latenze così lunghe e dopo la cessazione dell’esposizione. 

Il progetto si articola nelle seguenti attività:

  • sorveglianza dell’epidemia di mesotelioma maligno nella zona di Casale Monferrato (coorti degli ex-dipendenti ETERNIT e delle coniugi);
  • studio della mortalità degli ex minatori di crisotilo;
  • studio di coorte dell’industria del cemento amianto di Broni (PV);
  • studio pooled dei lavoratori ex-esposti ad amianto in Italia, con uno studio multicentrico in cui includere un ampio numero di coorti italiane, con oltre 50mila esposti, finalizzato a valutare l’andamento del rischio di mesotelioma e altre patologie dopo lunga latenza e dopo la cessazione dell’esposizione.

Tra i principali risultati emersi, gli studi di coorte hanno confermato l’aumento di mortalità per le patologie asbesto correlate, come atteso. Il trend di mortalità per tumori pleurici mostra una flessione dopo latenze lunghe oltre 40 anni, corroborando quindi l’ipotesi di un rallentamento dell’incremento di rischio.

COST Action Medi-caSE

Responsabile:
Livia Giordano 

L'obiettivo generale della COST Action Medi-caSE "Screening e diagnosi precoce dei tumori nei Paesi del Mediterraneo" consiste nel creare e ampliare una rete di collaborazione che riunisca i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e non, coinvolgendo operatori sanitari e decisori politici nel processo di definizione delle priorità in tema di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori, individuando strategie efficaci e sostenibili di possibile applicazione in diversi contesti. 


Una particolare enfasi viene data nel progetto alla formazione riguardo alla prevenzione secondaria dei tumori (attraverso l'organizzazione di corsi di formazione residenziali, eventi formativi in presenza e online), valorizzando la partecipazione multidisciplinare dei vai membri dell'Azione.

Obiettivi di coordinamento della Ricerca:

  • creare una rete congiunta internazionale, riunendo un gruppo multidisciplinare di accademici, ricercatori, epidemiologi, medici, altri professionisti della salute, statistici, e stakeholder, per potenziare la prevenzione del tumore al seno , della cervice uterina e del colon-retto nei paesi del Mediterraneo;
  • intensificare le collaborazioni internazionali per aumentare la conoscenza sulla prevenzione secondaria del cancro nell’area, favorendo la condivisione di competenze;
  • sfruttare il comune background socio-culturale mediterraneo per ideare sinergie e soluzioni congiunte nel controllo del cancro (per l'intera regione o per aree geografiche specifiche);
  • identificare le migliori pratiche per migliorare l'implementazione e la partecipazione alla diagnosi precoce/screening del cancro, proponendole come modelli per contesti simili;
  • individuare barriere e facilitatori alla prevenzione del cancro, considerando i diversi contesti e ricercando soluzioni comuni da esplorare e diffondere;
  • valutare la sostenibilità e il rapporto costo-efficacia di diverse politiche di prevenzione del cancro in contesti selezionati, indagando i fattori che possono influenzarne la fattibilità per informare i decisori politici e gli stakeholder locali; 
  • condividere periodicamente i risultati tra le parti coinvolte (ad es. accademici, ricercatori, professionisti della salute, il pubblico generale, stakeholder e imprese);
  • supportare l'integrazione dei risultati basati su evidenze degli screening del cancro nelle politiche sanitarie locali.

Obiettivi di potenziamento delle capacità di ciascun Paese:

  • offrire opportunità di formazione ed educazione multidisciplinare sulla prevenzione del cancro per i professionisti della salute locali, i responsabili di programma e dei dati, gli stakeholder e i decisori politici, attraverso l'implementazione di Training Sessions, missioni scientifiche a breve termine (STMS) e altre opportunità educative;
  • discutere e formulare strategie comuni per aumentare la consapevolezza sulla prevenzione del cancro e la partecipazione agli screening nella popolazione generale, con particolare attenzione ai gruppi vulnerabili;
  • promuovere il coinvolgimento e le opportunità di carriera per i giovani professionisti, specialmente in contesti svantaggiati, favorendo la loro partecipazione e le competenze di leadership nei nuovi gruppi di ricerca;
  • promuovere l'equilibrio di genere in tutte le azioni di potenziamento delle capacità, mirando ad avere almeno il 50% di partecipanti donne in ciascuna attività;
  • incoraggiare una rappresentanza geografica bilanciata all'interno della Rete e delle sue attività; l'obiettivo dell'Azione COST, a lungo termine, è includere rappresentanti di tutti i Paesi del Mediterraneo: in particolare, in tutte le attività sarà garantita la partecipazione di almeno il 50% di partecipanti provenienti da ITC (Inclusiveness Target Countries);
  • coinvolgere i principali gruppi di advocacy e le associazioni di cittadini per sostenere e guidare l'attenzione sulle questioni legate all'immigrazione tra i Paesi del Mediterraneo, rendendo gli aspetti culturali e sociali dei Paesi di origine un fattore cruciale per l'integrazione riuscita di queste popolazioni nei nuovi contesti di vita;
  • rendere disponibili road-map adattate ai diversi Paesi per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi di prevenzione del cancro.

I Paesi attualmente inclusi nel progetto sono: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Cipro, Croazia, Georgia, Grecia, Israele, Italia, Giordania, Libano, Malta, Montenegro, Portogallo, Romania, Serbia, Slovenia, Spagna e Turchia. Ulteriori partecipanti potranno essere coinvolti nelle attività della rete durante lo svolgimento del progetto (come parte integrante dello stesso).

Determinanti genetici e ambientali del tumore della vescica

Responsabile:
Carlotta Sacerdote 

Obiettivo primario dello studio è indagare il ruolo di fattori di rischio genetici, epigenetici  e ambientali (dieta, fumo passivo ecc.) nella eziogenesi del tumore della vescica, analizzando le relazioni geni-ambiente.


Il progetto intende identificare le relazioni fra specifici geni o pathways (geni del riparo del DNA etc) o modulazioni epigenetiche (microRNA etc) e fattori di rischio (professionali, fumo ecc.)  nella eziogenesi e nella prognosi del tumore della vescica.

Ulteriore obiettivo è la ricerca di marcatori diagnostici in plasma e urine in grado di rilevare la presenza di un tumore e monitorarlo durante la terapia e nel corso del follow-up con una metodica non invasiva. 

Dimensioni delle lesioni precancerose trovate con test HPV e con citologia

Responsabile:
Paola Armaroli 

Lo studio intende valutare se lo screening basato sul test HPV permetta di individuare lesioni precancerose di dimensioni inferiori rispetto a quelle individuate dallo screening citologico.


Il progetto si delinea, in estrema sintesi, come segue:

  • studio nested entro il progetto pilota e la fase iniziale di implementazione routinaria dello screening con HPV a Torino; durante entrambe le fasi le donne sono state invitate casualmente per screening basato su citologia o sul test HPV;
  • le donne trattate per CIN2 o 3 presso le colposcopie di riferimento di Torino e appartenenti ai due gruppi sono state individuate e la dimensione lineare della lesione, riportata routinariamente dal patologo, associata con il braccio e, entro il braccio HPV, con il motivo di invio in colposcopia; la sensibilità relativa del test HPV vs citologia è stata calcolata mediante applicazione di una modifica del teorema di Bayes che tiene conto dell'assegnazione randomizzata ai bracci.

DISCERN-Torino

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Lo studio europeo DISCERN studia le cause e i fattori di rischio per tre tumori a eziologia poco conosciuta: tumore del colon-retto, tumore del rene, tumore del pancreas, per contribuire a far luce sui meccanismi che determinano l’avvio del processo di cancerogenesi.


Per raggiungere questo obbiettivo, lo studio, finanziato dall'Unione Europea nell'ambito della Missione sul cancro, ha dato vita a un consorzio multinazionale di venti istituzioni, tra cui l’Università degli Studi di Torino, sotto il coordinamento dell'International Agency for Research on Cancer (IARC).

I tumori del colon-retto, del rene e del pancreas sono responsabili di circa un quinto dei 2.7 milioni di nuovi casi di cancro e di un quarto delle 1.26 milioni di morti per tumore nell’Unione Europea nel 2020. A causa di cambiamenti demografici, come per esempio l’invecchiamento e l’aumento della popolazione e modifiche temporali nella prevalenza e nei fattori di rischio, si prevede un incremento del carico di malattia del 47% nei prossimi 20 anni.

DISCERN-Torino si focalizza, in particolare, sulle cause e i fattori di rischio del tumore del colon-retto.

Gli studi epidemiologici finora condotti hanno avuto la tendenza a concentrarsi su esposizioni a livello individuale che possono essere misurate mediante un questionario o misurazioni antropometriche. I recenti sviluppi nei campi dell'esposomica, della proteomica e dell'epidemiologia genomica, tuttavia, stanno consentendo lo studio di una gamma più ampia di esposizioni; questi nuovi approcci, oltre a far luce sui diversi meccanismi biologici che contribuiscono all'insorgenza e alla progressione del tumore, possono anche identificare potenziali biomarcatori di rischio, utili a una diagnosi precoce e una migliore gestione del paziente.

DISCERN-Torino si occupa di indagare questi aspetti nella sede del colon-retto, reclutando pazienti diagnosticati sia in età giovane adulta (<55 anni) sia con età superiore ai 55 anni. I casi sono identificati tra i pazienti diagnosticati con tumore al colon-retto operati presso i reparti dell'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, dotata di due reparti di chirurgia che trattano tale patologia – SC Chirurgia Generale 1 U e SC Chirurgia Generale d’Urgenza e PS – che si occupano rispettivamente di circa il 75% e il 25% dei pazienti con tumore del colon-retto. Entrambi i reparti sono inclusi nello studio ed entrambi inviano il materiale operatorio allo stesso reparto di Patologia: SC Anatomia e Istologia Patologica 2 U, anch'esso coinvolto nel progetto occupandosi del trattamento dei tessuti. Il coordinamento di DISCERN-Torino è a cura della SC Epidemiologia dei tumori, che si occupa inoltre della rilevazione e intervista dei pazienti.

Ai pazienti partecipanti allo studio si somministra un questionario e viene prelevato sia un campione di sangue sia del materiale operatorio durante la normale routine. Il follow-up si effettua tramite banche dati clinici e anagrafici.

 

EASY-NET - Audit & Feedback nell’assistenza oncologica regionale

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

L'obiettivo generale del progetto è di valutare l’efficacia di diverse strategie di interventi di Audit & Feedback (A&F) nel miglioramento della qualità e dell’equità dell’assistenza oncologica in Regione Piemonte.


Gli obiettivi specifici dell'iniziativa di ricerca sono i seguenti:

  1. valutare l’impatto della formazione sugli audit locali e della misurazione e diffusione di indicatori di struttura, processo ed esito basati sui dati correnti nel migliorare l’accesso, l’appropriatezza dei percorsi assistenziali e degli outcome per i principali tumori (approccio standard di Audit & Feedback, S-A&F);
  2. sviluppare un sistema di A&F basato sulla raccolta di informazioni cliniche e organizzative con appositi database su tumori selezionati e sulla elaborazione periodica (ogni 4 mesi) di report con indicatori e commenti/suggerimenti sulle azioni opportune a livello locale (approccio intensivo di Audit & Feedback, I-A&F);
  3. analizzare i fattori di ostacolo e le opportunità di cambiamento anche attraverso focus group di area che coinvolgano figure chiave responsabili dei percorsi assistenziali e tramite interviste a un campione di pazienti.

Per raggiungere gli obiettivi progettuali sono state avviate le seguenti attività:

  • audit clinico sulla qualità del trattamento del tumore ovarico nella Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta;
  • studio controllato randomizzato a cluster - stepped wedge - sull’implementazione del protocollo ERAS  (Enhanced Recovery After Surgery) nella gestione perioperatoria di pazienti con tumore colorettale e delle pazienti sottoposte a isterectomia per patologia ginecologica benigna o per neoplasie del collo-corpo dell’utero in Regione Piemonte;
  • audit di popolazione del percorso assistenziale del tumore alla vescica nella Regione Piemonte (in corso).

Inoltre, a seguito dell’emergenza causata dall’epidemia da COVID-19, è stato organizzato nel 2020 il monitoraggio della casistica con accesso all’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

L’obiettivo 1 è valutato analizzando il trend temporale di alcuni indicatori di accesso dei pazienti alle strutture della rete, di appropriatezza e di esito, misurabili attraverso l’uso integrato dei dati correnti. Il risultato fornisce una stima dell’efficacia degli interventi diffusi di formazione sul metodo dell’audit clinico e sul sistema di indicatori basati sui dati correnti restituiti annualmente alle strutture della Rete.

L’obiettivo 2 prevede un confronto tra l’approccio standard, basato su audit clinici locali e dati forniti con periodicità annuale verso un approccio intensivo, basato sulla diffusione di database clinici per tumori selezionati, con un disegno randomizzato a cluster, stepped-wedge, che utilizza come cluster le 6 aree della Rete, e sulla elaborazione e diffusione di indicatori con periodicità quadrimestrale.

L’obiettivo 3 si basa sull’analisi dei fattori che potrebbero rappresentare degli ostacoli o delle opportunità al miglioramento, attraverso: a) l’analisi statistica dei risultati disponibili, b) l’organizzazione di focus group, coinvolgendo le figure con responsabilità nei percorsi assistenziali dei tumori selezionati, c) interviste su un campione rappresentativo dei pazienti registrati nei database clinici.

EBM e Qualità in assistenza ospedaliera

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

L'attività di epidemiologia clinica svolge un ruolo fondamentale nella formazione, diffusione e applicazione critica dei metodi della Evidence-Based Medicine (EBM), in ambito aziendale, regionale e nazionale.


A partire fin dal 1998, attraverso il coordinamento di un gruppo di lavoro aziendale, multidisciplinare e multiprofessionale, vengono svolte in modo continuativo le seguenti attività:

  • la promozione della conoscenza dei metodi EBM;
  • la rilevazione di problemi assistenziali a elevata priorità meritevoli di interventi specifici;
  • la gestione di progetti di intervento con gruppi di lavoro dedicati che hanno prodotto revisioni critiche delle migliori evidenze disponibili e documenti aziendali (ad es. linee guida).

Dal 2016 la SSD Epidemiologia Clinica e Valutativa dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino partecipa alla Commissione Terapeutica Oncologica sui farmaci della Regione Piemonte, in particolare per la valutazione dei nuovi farmaci per i quali sia richiesto un parere per un uso appropriato attraverso la ricerca e l’analisi critica delle evidenze, il confronto con clinici esperti e la valutazione dell’impatto sul budget regionale. La SSD ha coordinato un gruppo di lavoro sull’EBM impegnato in diverse attività, tra cui:

  • la formazione dei medici e di altre figure professionali sui temi dell’EBM e della clinical governance;
  • la ricerca e la valutazione critica di letteratura su argomenti selezionati (su richieste specifiche sia interne all’Azienda sia provenienti dalla Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta);
  • la produzione e l’aggiornamento di linee guida cliniche;
  • il supporto metodologico ai gruppi di lavoro impegnati nell’elaborazione di linee guida e documenti di indirizzo per il miglioramento dell'efficacia e sicurezza a livello aziendale;
  • la partecipazione a progetti aziendali di miglioramento della qualità dell’assistenza;
  • il coordinamento di studi di clinical audit, spesso mirati su argomenti oggetto di linee guida aziendali;
  • la partecipazione, come referenti aziendali, a progetti di ricerca/intervento di tipo nazionale, all’interno di sperimentazioni finanziate dal Ministero della Salute;
  • la collaborazione con la Commissione aziendale di HTA per la valutazione di nuove tecnologie e device di cui si richiede l’acquisto.

Inoltre, nell’ambito delle attività di EBM, la SSD ha svolto un ruolo di supporto per altri gruppi di lavoro aziendali e regionali nella revisione della letteratura, nella valutazione di rapporti di Health Technology Assessment (HTA) e nella conduzione di studi di clinical audit aziendali.  Nel biennio 2020-21 l’attività svolta ha previsto sia la progettazione e la conduzione di un audit sui pazienti COVID-19 ricoverati presso l’Ospedale Molinette, sia la partecipazione a gruppi di lavoro per la definizione dei protocolli di diagnosi sierologica per i dipendenti e di aggiornamento delle linee guida sul trattamento dei pazienti ricoverati per COVID-19.

Ecografia toracica nei pazienti con dispnea nel Dipartimento di Emergenza

Responsabile:
Emanuele Pivetta 

Valutare l’accuratezza dell’approccio integrato nell’identificazione dell’eziologia cardiogena tra i pazienti dispnoici che accedono al Pronto Soccorso.


L’obiettivo principale dello studio è la valutazione dell’accuratezza dell’approccio integrato, basato su valutazione clinica ed ecografia toracica, nell’identificazione dell’eziologia cardiogena tra i pazienti che si presentano in Pronto Soccorso con dispnea acuta.

In una seconda fase, il progetto verifica se l’accuratezza diagnostica dell’approccio integrato sia superiore a quella dell’approccio standard (clinica, radiografia del torace e dosaggio Nt-proBNP). Durante questa successiva fase dello studio si valuta anche la variabilità della metodica ecografica, dovuta a variabili tecniche, su una sotto-coorte di pazienti valutati in Pronto Soccorso per dispnea acuta.

Alla luce della pandemia da SARS-CoV-2, le medesime valutazioni sono state ripetute per valutare l’accuratezza diagnostica nella diagnostica differenziale di polmonite da COVID-19.

Nella successiva fase del progetto, gli ulteriori obiettivi sono:

  • la valutazione dei costi dell’ecografia polmonare e dell’approccio basato su radiografia del torace e dosaggio del Nt-proBNP tra i pazienti dispnoici nel Dipartimento di Emergenza;
  • la valutazione della capacità diagnostica e prognostica dell’ecografia polmonare e dei microRNA nei pazienti che si presentano con edema polmonare acuto;
  • la fattibilità del monitoraggio, dopo esacerbazione, mediante ecografia polmonare eseguita dai pazienti stessi e l’impatto dell’uso dell’ecografia polmonare sulla degenza in Pronto Soccorso;
  • la fattibilità del monitoraggio, in corso di infezione da SARS-CoV-2, mediante ecografia polmonare eseguita dai pazienti stessi e seguiti in remoto dal personale sanitario.

La prima parte dello studio prevedeva una coorte prospettica, in sette ospedali piemontesi. La seconda parte dello studio si è basata su un trial randomizzato e controllato presso l'Ospedale Molinette dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e l’AOU Careggi di Firenze.  La sotto-coorte per la valutazione della variabilità dell’ecografia polmonare ha arruolato 50 pazienti presentatisi con dispnea acuta presso il Pronto Soccorso Molinette dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. Risultati della sotto coorte sulla variabilità dell’ecografia polmonare sono stati presentati al congresso nazionale SIMEU 2018. I costi degli approcci integrati con radiografia del torace e dosaggio dell’Nt-proBNP e con ecografia toracica verranno stimati sui dati raccolti per il trial. Sugli stessi dati verrà valutato l’impatto dell’uso dell’ecografia polmonare sulla degenza in Pronto Soccorso. Una nuova coorte di soggetti ricoverati per scompenso cardiaco è stata arruolata per la valutazione della fattibilità del monitoraggio della congestione polmonare per mezzo dell’ecografia eseguita dagli stessi pazienti al momento della dimissione.

Anche l’obiettivo riguardante la diagnosi di polmonite da COVID-19 è stato perseguito con un approccio di coorte prospettica.

Effetti del cambiamento climatico sulla trasmissione di malattie infettive

Responsabile:
Giovenale Moirano 

La relazione tra eventi meteorologici e climatici e malattie infettive trasmesse da vettori biologici rappresenta il principale campo di indagine dello studio che si concentra, in particolare, sull’infezione da Virus West Nile e la Leishmaniosi Viscerale.


Tra gli obiettivi ulteriori del progetto, una speciale attenzione viene dedicata allo studio della distribuzione spazio-temporale dei casi umani di malattia in relazione a fattori climatici e ambientali.

I casi di malattia vengono ottenuti dai sistemi di sorveglianza a livello sia regionale sia nazionale, mentre informazioni climatiche e meteorologiche (temperatura e precipitazioni) sono ottenute in seguito ad analisi di dati registrati da centraline meteorologiche al suolo o da database a elevata definizione spazio-temporali accessibili tramite servizi online.

I disegni di studio che vengono applicati sono studi di epidemiologia spaziale e ambientale. Per studiare la relazione temporale a breve termine tra fattori meteorologici e incidenza della malattia si applicano studi case-crossover o di time series, mentre per valutare la relazione tra fattori climatici nel lungo periodo si ricorre a studi ecologici su base spazio-temporale.

Sono stati condotti studi epidemiologici per studiare la trasmissione del Virus West Nile in Italia, un patogeno trasmesso da un vettore biologico (Zanzare del genere Culex): 
 

  • studio descrittivo per identificare il pattern spazio-temporale della trasmissione da Virus West Nile in Italia identificando 4 cluster spazio-temporali: il più importante cluster è stato identificato nelle provincie italiane che si trovano nel bacino del fiume Po, suggerendo che queste aree presentino delle condizioni climatiche e ambientali idonee per la trasmissione del Virus.
  • studio case-crossover per valutare l’associazione a breve termine tra parametri meteo-climatici e l’incidenza di infezioni da Virus West Nile in Pianura Padana: è stata osservata un’associazione tra la temperatura atmosferica e l’incidenza di infezione nelle 5 settimane successive;
  • studio epidemiologico della distribuzione spaziale dei casi umani di Leishmaniosi Viscerale. Lo studio ha valutato le aree a rischio di trasmissione della Leishmaniosi viscerale in Piemonte, integrando dati meteorologici, ambientali, entomologici ed epidemiologici. E' stato osservato che alcune aree del Piemonte (Basso Piemonte Astigiano e Alessandrino) sono caratterizzate da una trasmissione attiva della Leishmaniosi Viscerale presentando condizioni ambientali idonee allo sviluppo del flebotomo vettore e riscontrando sia casi di leishmaniosi caninca che leishmaniosi viscerale umana.

EPoS II e III

Responsabile:
Carlo Senore 

Lo studio EPoS si articola in un trial randomizzato e in uno studio osservazionale.


Nello specifico, lo studio prevede le seguenti attività:

  • un trial randomizzato di valutazione dell'incidenza cumulativa di cancro colorettale (CRC) in soggetti inseriti in due diversi protocolli di sorveglianza endoscopica a seguito dell'asportazione di adenomi a rischio intermedio o elevato, secondo le linee guida europee;
  • uno studio osservazionale su soggetti inseriti in un programma di sorveglianza endoscopica a seguito del riscontro di polipi serrati.

L'endpoint primario di EPoS II e III è l'incidenza di cancro del colon-retto lungo un periodo di dieci anni.

Sono inoltre valutati i seguenti endpoint secondari:

  • costo-efficacia delle diverse strategie;
  • incidenza di adenomi e polipi serrati (compresi i sottotipi) durante il follow-up;
  • eventi avversi maggiori (perforazioni, emorragie) in colonscopie di sorveglianza;
  • confronto della performance diagnostica di colonscopia e test immunochimico fecale (FIT) nella sorveglianza.

Esecuzione della biopsia in colposcopia e rischio di carcinoma invasivo

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo del progetto è di studiare la capacità della colposcopia, con e senza biopsia, di stratificare le donne rispetto al rischio di sviluppare in futuro un carcinoma invasivo.


Per conseguire tale obiettivo si effettua il linkage del registro computerizzato degli esami citologici, delle colposcopie e delle biopsie del programma di screening torinese con i dati del Registro Tumori Piemonte.

Inoltre si esegue il calcolo dell'incidenza di cancro invasivo:

  • a partire dalla prima colposcopia (inclusa) in donne che hanno avuto la prima colposcopia senza biopsia o colposcopia con biopsia negativa rispetto a: (i) donne con citologia sempre normale e (ii) donne inviate in colposcopia per citologia normale che non l'hanno eseguita;
  • a partire da 6 mesi dopo la prima colposcopia nelle donne che hanno fatto prima colposcopia con biopsia rispetto a quelle che hanno fatto prima colposcopia senza biopsia, standardizzando per motivo di invio (citologia HSIL vs meno grave).

Esposizioni ambientali e lavorative ad amianto e rischio di mesotelioma

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Studio caso-controllo sulla relazione tra esposizione ad amianto e mesotelioma maligno della pleura, con particolare riguardo alle esposizioni lavorative atipiche, a quelle non lavorative e all’approfondimento sulla distribuzione spaziale del rischio di malattia intorno a fonti di esposizione ambientale.


La valutazione del rischio legato all’esposizione ambientale ad amianto viene effettuata tenendo conto dell’esposizione sia domestica sia lavorativa. I dati di base sono prodotti da una serie di studi caso-controllo condotti nelle aree piemontesi a più elevata incidenza di mesotelioma (ad es. Casale Monferrato, provincia torinese).

I casi sono rilevati in collaborazione con il Registro Mesoteliomi Maligni (RMM), i controlli provengono dagli archivi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con appaiamento per età e sesso.

I dati di base per la valutazione sono forniti dalle storie lavorative e abitative dei casi e dei controlli. Ogni circostanza di esposizione, lavorativa o extra-lavorativa, è associata a un indicatore quantitativo, permettendo il calcolo dell’esposizione cumulativa e di altri indici, quali durata e intensità media. La stima del rischio di mesotelioma viene condotta con metodi di analisi multivariata, consentendo il controllo per l’effetto di confondenti.

EU-TOPIA

Responsabile:
Carlo Senore 

Obiettivo di EU-TOPIA è di valutare e quantificare sistematicamente i danni e i benefici dei programmi di screening per il cancro al seno, alla cervice e al colon-retto in tutti i Paesi europei, identificando inoltre gli approcci per migliorare il loro impatto in termini di salute e di equità.


L’attività iniziale consiste nel monitoraggio degli indicatori di qualità (di processo e di esito) dei programmi di screening, per stimare il loro impatto atteso e il rapporto costo-efficacia. Le stime vengono derivate utilizzando modelli di simulazione, costruiti applicando assunzioni e parametri validati sulla base di una revisione della letteratura e del consenso di esperti, per ciascuna area europea (Nord, Est, Sud, Ovest), e su dati specifici per Paese.

Vengono inoltre analizzate le barriere che ostacolano l'implementazione dei programmi e il raggiungimento dei livelli di qualità attesi. Sulla base dei risultati dei modelli di costo-efficacia e dell'analisi delle barriere si definiscono piani di intervento per il miglioramento della performance dei programmi che potranno prevedere azioni per estendere o ridurre il programma, per adottare un diverso protocollo di screening, per modificare la gestione di fasi specifiche del processo di screening, per cui sia stato evidenziato un livello di qualità insufficiente.

Per favorire l'utilizzo di questo tipo di approccio alla pianificazione delle attività di screening da parte dei decisori politici e dei professionisti coinvolti nello screening, è previsto lo sviluppo di tre piattaforme web che consentano di:

  • attuare il monitoraggio degli indicatori di performance, con l'opportunità di condurre analisi comparative entro e tra stati/programmi e di trend temporali;
  • testare l'impatto atteso di interventi di modifica dei protocolli di screening, o delle modalità organizzative dei programmi sul rapporto costo-benefici e sull'equità dell'offerta dei programmi di screening;
  • analizzare le barriere all'implementazione dei programmi e l'impatto di possibili azioni di cambiamento.

Il CPO, oltre a collaborare con gli altri work package (WP), è responsabile del WP3 - Monitoring.

EUTOPIA-East

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto EU-TOPIA-EAST mira a implementare programmi di screening efficaci per il cancro del colon-retto, della mammella e della cervice uterina in Europa orientale, con l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze nella cura del cancro e migliorare i risultati di salute attraverso il monitoraggio, la valutazione e la diffusione di buone pratiche


In Europa orientale, il cancro del colon retto, della mammella e della cervice uterina rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica, causando 155.000 morti ogni anno nei paesi a medio reddito di questa regione. Nonostante i progressi nella diagnosi precoce e nel trattamento di questi tumori, l'Europa orientale continua a registrare tassi di mortalità significativamente più alti rispetto all'Europa occidentale, evidenziando una persistente disuguaglianza nella cura del cancro.

In questo contesto, nasce il progetto EU-TOPIA-EAST, che si basa sui risultati del precedente progetto EU-TOPIA finanziato da Horizon 2020. L'obiettivo principale è implementare programmi di screening efficaci per il cancro del colon-retto, della mammella e della cervice uterina in tre paesi pilota dell'Europa orientale: Georgia, Romania e Montenegro.

Il progetto non si limita all'implementazione, ma prevede anche un attento monitoraggio e valutazione degli interventi, utilizzando indicatori chiave e modelli decisionali sofisticati per prevedere i benefici, i danni e il rapporto costo-efficacia a lungo termine. Inoltre, EU-TOPIA-EAST mira a diffondere le buone pratiche di implementazione ad altri paesi dell'Europa orientale e del Mediterraneo, organizzando workshop interattivi e tavole rotonde per i responsabili politici e i coordinatori dei programmi di screening.

I risultati attesi del progetto prevedono una riduzione delle disuguaglianze nel carico di patologia legata al cancro, una diminuzione delle morti per cancro, una riduzione dei casi sovradiagnosticati, un miglioramento della qualità della vita e programmi di screening più costo-efficaci.

Fattori ambientali e suscettibilità genetica nell’eziologia dei tumori del capo-collo

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Il principale obiettivo dello studio è di testare l’ipotesi che le rilevanti differenze nell’incidenza dei tumori del tratto aero-digestivo superiore (UADT) in Europa siano dovute a uno o più di specifici fattori.


I fattori presi in considerazione sono i seguenti:

  • differenti pattern di consumo di alcol e di tipo di bevanda alcolica;
  • differente suscettibilità genetica al metabolismo dell’alcol;
  • differente suscettibilità genetica al metabolismo del tabacco o a danno del DNA;
  • interazione tra elevato consumo di alcol e altri fattori legati a stili di vita e abitudini alimentari, specialmente basso consumo di frutta e verdura e consumo di tabacco.

Ulteriori obiettivi dello studio sono:

  • studiare se i pattern specifici e i fattori eziologici conosciuti siano importanti, includendo tipi specifici di consumo di alcol (ad es. superalcolici, birra, vino) e pattern di consumo alcolico (consumo molto elevato 1/2 volte alla settimana vs un consumo regolare moderato);
  • studiare altri pattern nutrizionali incluso l’effetto protettivo di frutta e verdura fresche, rischi associati al consumo di pesce, carne e verdure salate affumicate;
  • studiare l’interazione tra elevato consumo di alcol e altri fattori dietetici o stili di vita, specialmente basso consumo di frutta e verdura e consumo di tabacco;
  • studiare il ruolo della suscettibilità genetica al metabolismo dell’alcol e del tabacco e del danno del DNA nello spiegare le differenze internazionali, così come il rischio individuale per i tumori UADT;
  • fornire un sufficiente numero di casi per permettere un’analisi per sottogruppi di specifici soggetti, includendo differenti categorie di età e di sesso, considerando i fattori di rischio che hanno un effetto più importante in soggetti sotto i 55 anni di età; infatti, i tumori UADT sono particolarmente elevati in questo gruppo e risultano da molti anni in aumento in Europa;
  • combinare le informazioni sulle esposizioni a stili di vita e fattori nutrizionali su suscettibilità genetica e biomarker per il riparo del DNA, valutare come queste variabili possano essere usate a livello dell’individuo per identificare gruppi ad alto rischio per lo sviluppo dei tumori UADT;
  • fornire tutti i risultati separatamente per i sottotipi UADT e per tipo istologico.

La coorte contribuisce al consorzio internazionale INHANCE

Formazione per i professionisti sanitari della Regione Piemonte

Responsabile:
Livia Giordano 

Obiettivo primario di questo programma di formazione è il coordinamento e l’organizzazione del percorso didattico teorico e pratico prevalentemente rivolto agli operatori inseriti nei programmi di screening mammografico, citologico e/o colorettale nell'ambito della Regione Piemonte, ma, più in generale, anche ad altri professionisti coinvolti nella Sanità piemontese.


Il CPO Piemonte, provider sulla piattaforma dell’Educazione Continua in Medicina (ECM) della Regione Piemonte, ha sviluppato tale programmazione attraverso l’organizzazione, l’accreditamento e la gestione di eventi formativi ad hoc.

I percorsi formativi per lo screening prevedono corsi di base, specialistici e pratici. La frequenza ai primi è propedeutica a tutti per acquisire un inquadramento teorico sui principi e sull’organizzazione dello screening, mentre i corsi specialistici e pratici puntano a fornire specifiche competenze professionali e strumenti per il controllo di qualità.

All’interno di questa attività formativa vengono allestiti anche workshop giornalieri monotematici di aggiornamento, che consentono un approfondimento e una discussione tra gli operatori degli screening oncologici. I temi sono scelti, su indicazione dei partecipanti ai corsi precedenti, per approfondire alcune problematiche di maggior interesse e fornire un aggiornamento continuo su tematiche nuove.

Nell’ambito di questa programmazione formativa, il CPO è stato anche di supporto all’accreditamento ECM per alcuni eventi formativi inerenti a progetti specifici di Formazione Interattiva Multidisciplinare (FIM) e formazioni extra screening.

La programmazione dell'attività 2023 è stata effettuata in collaborazione con i referenti dei progetti di screening della Regione Piemonte: D. Billotta, A. Castella, B. Francese, L. Giordano, V. Grammatico, M. Maconi, L. Orione, G. Pretti, M. Vettorello.

 

Frequenza e infettività di HCV-RNA nei linfociti di soggetti con patologie non correlate a HCV

Responsabile:
Laura De Marco 

Lo studio intende fare luce sull'infezione occulta da virus dell’epatite C che implica la presenza di HCV-RNA nei linfociti periferici e nelle cellule epatiche, e l’assenza di anticorpi contro il virus e di RNA virale nel siero.


Nei linfociti del sangue periferico dei pazienti con infezione cosiddetta da HCV occulta è stata descritta replicazione di HCV. Sebbene questi pazienti non siano sierologicamente positivi al virus, potrebbero essere potenzialmente infettivi.

Studi preliminari condotti presso il Laboratorio di Epidemiologia Molecolare del CeRMS di Torino hanno evidenziato su un campione di 276 soggetti italiani sani, negativi per sierologia e viremia, una frequenza pari circa al 3% di HCV-RNA nei linfociti. Tale condizione è riconducibile al quadro descritto come infezione da HCV occulta.

Nonostante HCV sia ormai riconosciuto come agente causale del tumore del fegato, al momento i meccanismi della carcinogenesi virale non sono noti. Studi sulla frequenza di HCV occulta e sulla potenziale infettività virale di linfociti positivi a HCV-RNA potranno fornire indizi rilevanti sui meccanismi patogenetici e sull’opportunità di avviare successivi studi su più ampia scala volti a stimare il rischio di cancerogenesi epatica.

 

Gli obiettivi principali del progetto sono:

  • selezionare soggetti con HCV occulta all’interno di una popolazione priva di patologie epatiche clinicamente evidenziabili o di patologie HCV correlate;
  • valutare l’infettività virale di HCV in pazienti con HCV occulta, cioè valutare il potere infettivo di linfociti positivi a HCV-RNA;
  • valutare nei linfociti di questi soggetti la presenza di uno o più genotipi HCV prevalenti;
  • valutare presenza di HCV occulta nei soggetti con epatiti croniche criptogeniche in collaborazione con la SC Gastroenterologia dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

HEADSpAcE

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Studio prospettico internazionale dedicato ai tumori della testa e del collo volto a indagare i marcatori predittivi e prognostici nonché il percorso diagnostico del paziente anche al fine di ottenere informazioni sui determinanti del ritardo diagnostico.


Lo studio, coordinato dall'International Agency for Research on Cancer (IARC), si focalizza in particolare sui marcatori predittivi della prognosi e della risposta al trattamento, caratterizzando dal punto di vista genetico ed epigenetico e valutando la presenza o assenza dell’infezione da Papilloma virus umano (HPV), diversi campioni biologici quali sangue, saliva, tessuto tumorale e non tumorale adiacente al tumore.

Ulteriore obiettivo dello studio  è lo sviluppo di strumenti diagnostici più accurati per la caratterizzazione clinica dei tumori del capo-collo HPV positivi. Per raggiungere tali obiettivi, HEADSpAcE richiede di reclutare una coorte di pazienti in diversi Paesi dell’Europa, tra cui l’Italia, e del Sud America che contribuiscono con dati personali, clinici e campioni biologici.

Tra i risultati attesi: i) la prevenzione attraverso la diagnosi precoce; ii) il miglioramento della cura e la riduzione delle morbidità correlate al trattamento tramite identificazione di determinanti specifici della prognosi; iii) la caratterizzazione e il miglioramento della diagnosi e della prognosi dei tumori del capo e del collo HPV positivi; iv) lo sviluppo di raccomandazioni e linee guida da introdurre nella Sanità pubblica.

Impatto del COVID-19 nel setting delle cure primarie in Piemonte

Responsabili:
Gianluigi Ferrante 
Cristiano Piccinelli 

Obiettivo dello studio di popolazione è di valutare la risposta del territorio, in particolare da parte dei Medici di Medicina Generale (MMG), nella gestione dei pazienti affetti da COVID-19.


Lo studio, in particolare, intende indagare quali sintomi meglio predicono l’esito del tampone al fine di ottimizzare le risorse disponibili e di rendere più efficiente il ruolo del MMG nell’identificare possibili pazienti COVID.

Si tratta di uno studio di coorte a cui hanno aderito 63 MMG piemontesi coinvolti nella fase di triage telefonico durante il periodo compreso tra marzo e giugno 2020. La coorte comprende tutti gli assistiti che hanno contattato il proprio MMG riportando segni e sintomi potenzialmente riferibili a un’infezione da SARS-CoV-2 paucisintomatica.

Per ogni paziente reclutato sono state raccolte in un database le informazioni relative a caratteristiche demografiche, antropometriche e anamnestiche, sintomi riportati e loro variazione nel periodo in studio, esecuzione ed esito tampone, prescrizioni preventive (ad es. quarantena, isolamento fiduciario), terapie somministrate ed esiti di salute (guarigione, ricovero, decesso).

Per condurre le analisi nella popolazione che ha effettuato un tampone è stata studiata l’associazione tra le caratteristiche e i sintomi degli assistiti con l’esito del tampone, attraverso analisi univariate e multivariate, aggiustate per tutte le caratteristiche e sintomi considerati.

Impatto della restrizione calorica e dell’attività fisica adattata in pazienti con cancro della mammella in fase preoperatoria (fase II)

Responsabile:
Mano Maria Piera 

Dai dati della letteratura emerge l’impatto della restrizione calorica sulla riduzione del rischio di recidiva e sull’aumento di efficacia delle terapie adiuvanti, specialmente in pazienti trattati per tumori del colon e della mammella anche se vi sono evidenze di efficacia meno forti per tutte le patologie oncologiche.


L’attivazione del cambiamento metabolico, ottenuto attraverso una restrizione calorica importante, accompagnata da un programma di attività motoria, è efficace e misurabile in tempi brevi, ma non esistono studi mirati sul cambiamento della biologia tumorale in pazienti con patologia non ancora trattata.

Obiettivo generale del progetto è la valutazione dell’efficacia della restrizione alimentare e dell'attività motoria nel modificare:

  • l’aggressività biologica della lesione:
  • la dimensione della lesione; la risposta patologica sarà valutata mediante la diminuzione della cellularità (a favore della fibrosi) rispetto alla core biopsy iniziale e sulla base della RM;
  • il tasso di pazienti che hanno subito un trattamento meno invasivo grazie al downstaging: % mastectomie evitate, % mastectomie skin sparing vs nipple sparing, % dissezioni ascellari evitate;
  • la variazione dell’espressione dei fattori prognostici (prevalentemente sull’indice proliferativo, Ki 67 e mitosi e sulla variazione della componente infiammatoria intratumorale, TILs), mediante il confronto tra l’esame isto-patologico condotto sul campione biologico da agobiopsia (t0) e quello effettuato sul campione chirurgico (t2);
  • l’indice di rischio metabolico:
    • mediante la valutazione delle modificazioni di parametri antropometrici nel corso dello studio (peso corporeo, BMI, rapporto circonferenza addominale / statura (WHtR);
    • mediante la valutazione e monitoraggio di parametri biochimico-clinici indicativi dello stato di salute e della compliance allo studio: esame emocromocitometrico, glicemia, insulinemia, colesterolo totale e HDL, trigliceridi, colesterolo LDL (calcolato con formula di Friedewald), acido urico, proteine totali, albumina, transferrina, PCR, IGF1 e IGF-BP;
  • la composizione del microbiota intestinale;
  • la qualità di vita (QoL) valutata tramite questionari validati.


Nella fase II dello studio sono state reclutate le pazienti con diagnosi dimostrata (RM e agobiopsia) di tumore invasivo unifocale della mammella, sia palpabile che non palpabile, nell’ambito del programma di screening mammografico Prevenzione Serena.

Impatto dello screening su incidenza e mortalità per tumore della mammella

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo dello studio è la valutazione dell'effetto della storia di screening mammografico sull'incidenza e sulla mortalità per tumore della mammella.


Lo screening mammografico è stato introdotto in Piemonte, e specificatamente nella città di Torino, nel 1992 attraverso una fase pilota (1992-1998), durante la quale è stato invitato un campione di donne di età 50-69 anni, dando priorità alle più anziane.

Attualmente lo screening è offerto alle donne 50-69enni attraverso una lettera di invito, a intervallo biennale. Dal 2006 lo screening viene proposto anche nella fascia d'età 45-49 anni: le donne ricevono una lettera informativa quando compiono 45 anni; se si presentano allo screening, sono invitate annualmente fino all'età di 49 anni. Sempre dal 2006 le donne di 70 anni possono continuare a essere sottoposte a screening ogni due anni fino all'età di 75 anni, se lo desiderano.

L'obiettivo di questo studio è di valutare l'effetto della storia di screening (numero di esami precedenti negativi o positivi, intervalli tra round, approfondimenti) sull'incidenza e sulla mortalità per tumore della mammella, aggiustando per differenti fattori di rischio.

Per fare ciò si mettono in campo le seguenti attività:

  • realizzazione di un'unica base dati derivante dal linkage di database contenenti differenti informazioni (popolazione residente dalla base dati dell'anagrafe comunale; dati di incidenza e mortalità causa specifica dalla base dati del Registro Tumori Torino; dati della storia di screening dalla base dati del CSI Piemonte; dati sulla mortalità generale dalla base dati dell'ISTAT, dati relativi al trattamento delle lesioni dalla base dati SQTM);
  • analisi preliminari per il controllo e la validazione della base dati, attraverso la stima di SIR e SMR stratificati per diverse storie di screening.

Successivamente si procederà alla costruzione e validazione dei modelli di analisi multivariata e alla calibrazione dei modelli di rischio, e dunque alla pubblicazione e diffusione dei risultati.

Incidenza, sopravvivenza e prevalenza dei tumori nella popolazione piemontese

Responsabili:
Lorenzo Richiardi 
Enrica Migliore 

La registrazione dei casi di tumore e la produzione degli indicatori di prevalenza, incidenza e sopravvivenza è l'attività principale del Registro Tumori Piemonte (RTP), accreditato presso l’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTum), e viene svolta in maniera continuativa, garantendo la fonte di dati alla base di ogni altro progetto del RTP.


La registrazione dei tumori si basa sulla raccolta sistematica ed esaustiva di dati provenienti da molteplici fonti che originano dai sistemi informativi esistenti: pazienti dimessi nella Regione e fuori Regione (SDO), strutture di anatomia patologica, registri di mortalità, archivio delle prestazioni ambulatoriali.

Gli archivi che si ricavano attingendo alle diverse fonti vengono sottoposti a record linkage per unificare le informazioni relative ai singoli pazienti e, quindi, per individuare i casi di neoplasia. Il controllo anagrafico dei casi individuati, e quindi la verifica della loro appartenenza alla popolazione in esame, viene effettuato attraverso l'anagrafe regionale degli assistiti. I casi individuati vengono poi revisionati e certificati da parte di operatori esperti e supervisionati da personale medico; nei casi più complessi si effettua la consultazione della cartella clinica.

Le informazioni raccolte e le regole di registrazione sono quelle determinate dalle convenzioni internazionali dei Registri Tumori. La codifica nosografica avviene tramite l'uso della CIM-O, III edizione. Gli indicatori di completezza e di qualità sono regolarmente calcolati secondo le norme internazionali.

Per la città di Torino, in cui i primi casi risalgono al 1985, viene effettuato un aggiornamento periodico delle informazioni sull'esistenza in vita dei casi incidenti in maniera da poter valutare anche l’andamento temporale dei tassi di sopravvivenza. Per gli ultimi anni è disponibile un primo quadro di tale indicatore anche per l’Area Metropolitana. In merito alla sopravvivenza, il Registro Tumori effettua una collaborazione con gli studi EUROCARE, ITACARE, ITAPREVAL e IMPATTO e invia periodicamente i dati aggiornati, alimentando la banca dati AIRTum.

Obiettivo del RTP è anche quello di disporre di indicatori di prevalenza della patologia tumorale a fini di valutazione generale di impatto e di programmazione sanitaria. In Europa, come si può vedere dai dati finora pubblicati da IARC, IACR e dal Progetto Europreval, la variabilità della prevalenza è maggiore di quelle dell'incidenza e della sopravvivenza. Ciò è dovuto al fatto che la prevalenza è determinata dalle altre due grandezze, ma ancor più dalla struttura per età della popolazione e dalla mortalità generale. Pertanto è importante disporre di misure di prevalenza luogo e tempo specifiche.

Il RTP dispone oggi di dati per la città di Torino che permettono di calcolare per tutte le sedi tumorali la prevalenza a 20 anni dalla diagnosi; per molte sedi tumorali, e in particolare per quelle a maggiore letalità, ciò esaurisce il totale della prevalenza. 

Da un punto di vista operativo, la misura della prevalenza richiede la completa verifica di esistenza in vita di tutta la coorte dei casi registrati presenti nell'archivio a una determinata data. Le procedure sono quindi largamente comuni a quelle per la determinazione della sopravvivenza.

Il RTP contribuisce con i suoi dati alle statistiche nazionali di incidenza e di sopravvivenza, partecipando alle monografie annuali “I numeri del cancro” e a quelle periodiche su incidenza e sopravvivenza dei pazienti oncologici. Inoltre, a livello internazionale, il RTP contribuisce alle monografie dell’International Agency for Cancer Research (IARC), “Cancer Incidence in Five Continents (CI5)” che presentano dati confrontabili sull'incidenza del cancro per tutti i paesi del mondo per i quali sono stati resi disponibili dati di alta qualità dai registri tumori di popolazione.

Le analisi di incidenza, sopravvivenza e prevalenza sono pubblicate e periodicamente aggiornate sul sito web del CPO Piemonte, nella sezione Dati - Registro tumori.

Joint Action EUCanScreen

Responsabile:
Livia Giordano 

L'obiettivo generale della Joint Action EUCanScreen è garantire un’attuazione sostenibile di programmi di screening oncologici di alta qualità per il tumore alla mammella, alla cervice uterina e al colon-retto, nonché l’implementazione di programmi di screening recentemente raccomandati per i tumori al polmone, alla prostata e del tratto gastrico.


Per EUCanScreen sono stati definiti sette obiettivi specifici: 

  1. garantire la piena attuazione di programmi di screening basati su prove di efficacia, economicamente sostenibili e di alta qualità per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon-retto;
  2. preparare l'attuazione di programmi di screening per i tumori del polmone, della prostata e del tratto gastrico, anch'essi basati su evidenze, economicamente sostenibili e di alta qualità;
  3. assicurare una governance e una sostenibilità adeguate per tali programmi;
  4. migliorare la qualità, la tempestività e la comparabilità della raccolta dati e del monitoraggio degli screening;
  5. garantire l’accesso equo ai programmi di screening per tutti i cittadini europei idonei, riducendo così le disuguaglianze nella partecipazione alla prevenzione oncologica;
  6. rafforzare le competenze in ambito di screening oncologico;
  7. promuovere la collaborazione e l’armonizzazione con altri progetti correlati finanziati dall’Unione Europea (UE).

Il piano di lavoro di EUCanScreen, che intende contribuire a ridurre il carico del cancro e a promuovere l'equità in tutta l'UE, è stato elaborato basandosi sui risultati di precedenti e attuali iniziative dell'UE in materia di screening, ed è strutturato in 11 Gruppi di Lavoro strettamente interconnessi.

Il consorzio comprende sia programmi di screening consolidati sia programmi che necessitano di miglioramenti sostanziali. In totale, nel consorzio sono rappresentati 29 Paesi partner, inclusi 25 Stati membri dell'UE, Ucraina, Moldavia, Norvegia e Islanda. Il progetto sarà coordinato dall'Università della Lettonia e coinvolgerà altre 28 autorità competenti, 59 partner affiliati e 10 partner associati.

Tra i centri partecipanti (leader dei Gruppi di Lavoro) si segnalano:

  • Latvijas Universitāte (Coordinatore)
  • Onkološki inštitut Ljubljana - Domov
  • Cancer Society of Finland
  • Oslo universitetssykehus
  • Institut Catala d'Oncologia
  • Korányi National Institute of Pulmonology
  • Erasmus universitair Medish Centrum Rotterdam
  • The Oncology Institute "Prof. Dr. Ion Chiricuţă" Cluj-Napoca

 

Joint Action PreventNCD

Responsabili:
Livia Giordano 
Carlo Senore 

La Joint Action PreventNCD è volta a sostenere strategie e politiche progettate per ridurre il carico dei tumori e delle altre malattie croniche non trasmissibili, i loro fattori di rischio comuni a livello sia personale che sociale, definendo metodi per valutarne l'efficacia a livello europeo.


Il cancro e altre malattie non trasmissibili (MNT) costituiscono più di 2/3 del carico di malattia in Europa. A livello di popolazione, esistono variazioni sostanziali in base allo stato socio-economico, all'area geografica, all'età, alla disabilità, al genere e ai gruppi etnici. Gran parte di questo carico di malattia è prevenibile.

L'obiettivo della Joint Action (JA) sulla prevenzione del cancro e MNT - Azione sui Determinanti di Salute è sostenere strategie e politiche progettate per ridurre il carico del cancro e MNT, i loro fattori di rischio comuni sia a livello personale che sociale, e definire metodi per valutare la loro efficacia in tutta Europa. La JA PreventNCD è suddivisa in dieci Work Packages (WP), ciascuno con obiettivi specifici da raggiungere.

La SSD Epidemiologia e Screening dell'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino è una delle Affiliated Entities collegate all'Istituto Superiore di Sanità (Competent Authority) nella JA PreventionNCD ed è coinvolta nei WP 8 e 10.

WP 8: Visualizzazione dei dati e modelli predittivi

Obiettivo: identificare modalità di visualizzazione dei dati agli stakeholder, anche attraverso l'impiego di modelli predittivi.

Attività previste:

  • identificare, descrivere e armonizzare metodologie e fonti di dati per il monitoraggio dei determinanti di salute, fattori di rischio e loro impatto sulle Malattie Non Trasmissibili (MNT);
  • impiegare strumenti di simulazione per la visualizzazione e interrogazione di dati derivanti da modelli predittivi;
  • supportare la scelta delle strategie di prevenzione più costo-efficaci.

WP 10: Stratificazione del rischio personalizzato

Obiettivo: implementare la stratificazione del rischio personalizzato nella prevenzione del cancro e di altre malattie croniche non trasmissibili.
 

Attività previste: intervento motivazionale rivolto alle donne risultate a rischio alto o molto alto per carcinoma mammario nel trial MyPeBS e nello specifico:

  • colloquio a distanza per reclutamento e somministrazione questionari su alimentazione e attività fisica

  • webinar interattivo su stili di vita

  • intervento a distanza di counselling breve personalizzato in base alle abitudini individuali

  • somministrazione questionari post-intervento

 

 

Laboratorio della Prevenzione: uno strumento a supporto delle scelte

Responsabili:
Cristiano Piccinelli 
Carlo Senore 

L'iniziativa intende sperimentare e validare un metodo in grado di indirizzare le risorse e le competenze disponibili verso la realizzazione di piani di intervento per la prevenzione che siano sostenibili e realizzabili.


Esiste un’ampia letteratura che documenta l’impatto di diverse tipologie di interventi di prevenzione volti a modificare gli stili di vita, che negli ultimi anni sono stati oggetto di numerosi studi di valutazione di efficacia. L’efficacia rappresenta però una condizione necessaria, ma non sufficiente per supportare l’adozione e l’implementazione di un intervento preventivo. 

Un approccio esplicito alla selezione delle priorità di intervento e all’allocazione delle risorse dovrebbe quindi basarsi su un confronto tra diverse opzioni, che integri la valutazione della dimensione del beneficio di salute atteso con quella del suo impatto in termini di equità e con le preferenze, i valori e gli interessi dei diversi portatori di interesse coinvolti. 

Il Piano Nazionale della Prevenzione raccomanda ad esempio l’utilizzo di strategie supportate da prove scientifiche di efficacia, ma non propone protocolli o procedure esplicite per la definizione di priorità nell’allocazione delle risorse. In assenza di un quadro di riferimento, le politiche di intervento appaiono spesso orientate sulla base di criteri impliciti e non condivisi. 

La Regione Piemonte ha istituito il Laboratorio della Prevenzione, tra le azioni di governance del Piano Regionale di Prevenzione 2013-2018, con l’obiettivo di orientare gli interventi di prevenzione delle malattie croniche, sulla base delle prove di efficacia e del loro impatto organizzativo ed economico. Nel 2018 è stato finanziato come progetto CCM coinvolgendo oltre al Piemonte (capofila con il CPO), Lazio, Sicilia e Toscana (progetto concluso ad agosto 2021). 

Il Laboratorio della Prevenzione si pone come strumento inedito per la scelta di priorità di interventi di prevenzione, sulla base di un approccio esplicito, che si propone di integrare diverse dimensioni: efficacia, costo, sostenibilità, fattibilità, equità, benefici attesi e rientro dell’investimento (RoI). 

L’approccio del Laboratorio si sviluppa principalmente nelle seguenti fasi.

  • Analisi del profilo di salute della popolazione per orientare la scelta della priorità di intervento sulla base delle stime del carico di disabilità per diverse patologie croniche e della frazione attribuibile a fattori di rischio prevenibili, misurati su una metrica comparabile (in questo caso viene utilizzato il DALY = Disability Ajusted Life Year).  
  • Selezione di interventi per il contrasto dei fattori di rischio prevenibili, sulla base di una valutazione delle prove a supporto della loro efficacia. Per ciascuno degli interventi selezionati la valutazione di efficacia è integrata con una analisi del suo potenziale impatto sulla salute e sull’equità, della fattibilità, sostenibilità e trasferibilità, delle barriere all’implementazione, e da una stima dei costi di attuazione nel contesto italiano.
  • Costruzione di scenari per una valutazione comparativa di impatto di salute e di rientro dell’investimento di diversi interventi attraverso il Simulatore, interfaccia di un modello predittivo, utilizzabile online.
  • Consultazione degli stakeholder per trarre indicazioni operative nei processi decisionali e nella programmazione delle attività, condotta utilizzando un approccio Delphi.

Il modello predittivo sviluppato dal Laboratorio della Prevenzione, nell’ambito di un progetto CCM, permette di ottenere le informazioni necessarie per condurre valutazioni comparative dei benefici costi e rischi di diversi scenari di intervento, misurati su una metrica comparabile tra le diverse opzioni (DALYs e loro valore economico), tenendo conto anche dell’orizzonte temporale entro cui si realizza l’investimento e si raggiungono i benefici attesi. 

Il già citato Simulatore permette di stimare i DALYs evitabili nel tempo grazie all’implementazione di alcuni interventi per la cessazione del fumo di tabacco o per la promozione dell’attività fisica, selezionati in base alla loro efficacia. Gli interventi possono essere simulati singolarmente per ciascun fattore di rischio, oppure combinando interventi diversi per entrambi i fattori di rischio, e le simulazioni possono essere effettuate sia sulla popolazione italiana che sulla popolazione delle diverse regioni. 

Il Simulatore fornisce inoltre stime di costo (investimento iniziale) necessario per l’implementazione degli interventi sulla popolazione selezionata come target e di rientro dell’investimento nel tempo (fino a 20 anni). 

L’implementazione di strategie multi-componente, che integrino misure regolatorie nazionali e regionali e interventi locali, focalizzandosi sui problemi di salute individuati come prioritari, avrebbe un impatto rilevante in termini di carico di malattia evitabile. Contrariamente a quanto spesso viene affermato, il risparmio di risorse determinato dalla riduzione del carico di malattia garantirebbe un ritorno in tempi brevi (dell’ordine di 3-5 anni) dell’investimento effettuato.

La prevenzione dei tumori nella popolazione straniera a Torino

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto intende esaminare la letteratura scientifica sulle minoranze etniche e gli screening oncologici, con particolare attenzione ad aspetti e strategie di comunicazione utilizzate con tali sottogruppi della popolazione.


Oltre a questo, l'iniziativa persegue i seguenti obiettivi: 

  • analizzare le principali barriere alla partecipazione delle donne straniere ai programmi di screening, in particolare difficoltà linguistico-culturali, percezione della salute e della prevenzione, approccio e aspettative nei confronti dei servizi socio-sanitari;
  • definire possibili strategie e strumenti informativi per migliorare la conoscenza delle donne immigrate e aumentare la loro partecipazione ai programmi di screening;
  • realizzare e divulgare materiale informativo multilingue sugli screening dei tumori femminili di Prevenzione Serena;
  • attivare una rete di sinergie con i servizi socio-sanitari che si occupano di immigrazione, i mediatori dei principali centri/associazioni interculturali del territorio, la Regione Piemonte e l'Osservatorio sull'immigrazione in Piemonte al fine di integrare i diversi percorsi sanitari e ottenere una riduzione delle disuguaglianze nell'accesso allo screening in questi soggetti a maggiore rischio.

Proseguono attualmente le attività di prelievo per lo screening cervicale nei centri implementati presso l'Associazione Camminare Insieme e il Sermig-Arsenale della pace di Torino e le prenotazioni delle mammografie per le donne afferenti a Camminare Insieme che sono effettuate presso la Senologia dell'Ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino. Dal 2022 la collaborazione con Camminare Insieme è stata estesa anche allo screening colorettale, con la distribuzione dei FIT alle persone in età 50-69 anni interessate afferenti all'Associazione. Si effettua inoltre il monitoraggio annuale e la valutazione degli outcomes in collaborazione con i responsabili e gli operatori dei vari centri.

Lo screening per il cancro nell'Unione Europea: survey congiunta CPO-IARC

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto, in base ai principi stabiliti in ambito europeo, partecipa a un'azione comune volta a implementare e ottimizzare i programmi di screening per i carcinomi della mammella, del collo dell'utero e del colon-retto, prescrivendo l'adozione di controlli di qualità a tutti i livelli, dallo screening alla terapia dei casi identificati.


A maggio 2019 è stata avviata l'attività del portale CanScreen5, da parte dell'International Agency for Research on Cancer (IARC), nel cui steering committee e nell'advisory board figura il CPO Piemonte.

Il compito di produrre il "Second report on the implementation of the Council Recommendation on cancer screening in the European Union" è stato assegnato alla IARC e al CPO Piemonte. A differenza del primo report, il secondo non si baserà soltanto su un questionario relativo all'organizzazione dei programmi, ma anche sulla raccolta dei dati necessari a calcolare indicatori di copertura della popolazione e di performance.

È in via di finalizzazione il protocollo del progetto per la realizzazione del terzo report sullo screening nell'Unione Europea e di una rete per il monitoraggio sistematico e continuativo dell'attività dei programmi di screening.

Marcatori di diagnosi e prognosi per il tumore della prostata

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Obiettivo del progetto è identificare marcatori di diagnosi e prognosi per il tumore della prostata, in particolare per differenziare al momento della diagnosi i tumori aggressivi da quelli indolenti e capire, in caso di biopsia negativa, la probabilità di diagnosi di tumore della prostata a una successiva biopsia.


Il progetto, avviato nel 2006 e finanziato in fasi successive dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, riunisce diverse coorti di pazienti diagnosticati con tumore della prostata presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, articolandosi, nel corso del tempo, in cinque differenti studi.

  • Il primo studio coinvolge due coorti, ciascuna di 250 pazienti diagnosticati presso l’Anatomia patologica dell’Ospedale Molinette di Torino e seguiti nel tempo per mortalità causa-specifica. Sui campioni di tessuto fissato e incluso in paraffina dei pazienti selezionati sono eseguite analisi in PCR per la valutazione dello stato di metilazione dei geni selezionati in associazione con la mortalità prostata specifica. Su un sottogruppo di pazienti, per cui era disponibile sufficiente materiale bioptico, si studia anche il pattern di metilazione e l'ipometilazione globale sul tessuto prostatico non-tumorale per valutarne sia la correlazione con il tessuto tumorale sia l’associazione con la sopravvivenza.
  • Il secondo studio comprende pazienti dell’Anatomia patologica dell'Ospedale Molinette che abbiano ricevuto due prelievi di tessuto prostatico a una distanza di almeno 3 mesi di tempo tra il 1993 e il 2003. Sono arruolati nello studio 150 soggetti con un prelievo negativo seguito da uno positivo per tumore (casi) e 150 pazienti con due prelievi negativi (controlli). E’ stato estratto il DNA dal tessuto fissato e incluso in paraffina della prima biopsia negativa per tutti i casi e i controlli. Lo stato di metilazione è valutato con la tecnica del pirosequenziamento, mentre la metilazione dei geni candidati è valutata in associazione con la diagnosi di tumore in una seconda biopsia.
  • Il terzo studio valuta se la metilazione del DNA nel tessuto prostatico normale cambi nel tempo e con l’età e se tale cambiamento possa essere utilizzato come marcatore di diagnosi e prognosi. Lo studio prevede: (i) uno studio caso-controllo su pazienti con due biopsie negative e una terza biopsia positiva (casi) e pazienti con tre biopsie negative per tumore (controlli); (ii) uno studio di coorte su pazienti con due prelievi di prostata positivi per tumore.
  • Il quarto studio, di tipo collaborativo e di ampie dimensioni, è innestato nei registri clinici svedesi per valutare marcatori prognostici molecolari e morfologici. Questo studio prevede (i) PROMORT I, la raccolta di un campione di tessuto e informazioni cliniche per 700 pazienti con tumore della prostata a rischio basso o intermedio che siano deceduti a causa del tumore e 700 controlli che, invece, siano ancora vivi o morti per altre cause, (ii) PROMORT II, la revisione patologica ed il follow-up di 500 pazienti morti per tumore della prostata e 500 pazienti con tumore della prostata non letale.
  • Il quinto studio prevede il reclutamento di 900 pazienti che hanno ricevuto diagnosi di tumore della prostata presso l’Anatomia Patologica della Città della Salute e della Scienza di Torino tra il 2008 e il 2013. Lo studio “Turin Prostate Cancer Prognostication (TPCP)” coinvolge un team multidisciplinare proveniente da diversi centri di ricerca e rappresenta una preziosa risorsa per l'aggiornamento dei modelli prognostici esistenti per il tumore alla prostata in una coorte italiana. L'obiettivo è quello di fornire indicazioni più precise per le decisioni cliniche nella gestione dei pazienti affetti da tumore alla prostata. Inoltre, lo studio consentirà lo sviluppo e la validazione di nuovi modelli che includano nuovi marcatori istopatologici, digitali e molecolari. Questi marcatori saranno ottenuti tramite l'estrazione dei vetrini digitalizzati utilizzando un sistema di microscopia virtuale e la valutazione di nuovi marcatori istopatologici da parte di uropatologi. Sarà anche esaminato lo stato di metilazione di geni candidati (GSTP1, APC, PITX2, ABHD9, Chr3-EST, GPR7 e LINE-1) come potenziali marcatori prognostici nel tessuto tumorale.

Marker biologici per la gestione delle donne HPV positive

Responsabile:
Paola Armaroli 

L’obiettivo cardine del progetto è di valutare il ruolo di diversi marker molecolari tra donne HPV positive nell'individuare tra esse quelle portatrici di lesioni di alto grado, e nel predire, tra le medesime, la persistenza dell'infezione e il successivo sviluppo di lesioni di alto grado.


Nell'ambito dello studio randomizzato multicentrico NTCC si è costituita una banca biologica basata sul materiale residuo dopo l'effettuazione dei test di screening e, in alcuni centri, su ulteriori prelievi (sangue, cellule cervicali e muco) eseguiti nel corso delle colposcopie.

La banca biologica viene utilizzata per lo studio di indicatori molecolari della presenza di lesioni di alto grado, di futuro sviluppo delle stesse e di persistenza dell'infezione, utilizzando un disegno caso-controllo nested.

Un altro studio multicentrico (NTCC2) prevede che nei progetti pilota di screening a tutte le donne HPV positive insieme alla citologia siano eseguiti il test per la ricerca di mRNA degli oncogeni virali E6 ed E7 e l'immunoistochimica combinata per p16 e Ki67.

Un ulteriore studio ha poi indagato il valore come marker per il triage delle donne HPV positive e come marker della capacità di persistenza e progressione delle lesioni intraepiteliali di: (i) metilazione di geni umani, (ii) metilazione di geni virali e (iii) microRNA.

A tal fine nelle banche biologiche di NTCC e NTCC2 sono studiate: (a) l'associazione trasversale e longitudinale con la presenza di CIN di alto grado, (b) l'associazione con la persistenza dell'infezione, (c) l'associazione con l'età delle CIN di alto grado.

Monitoraggio degli accessi con diagnosi di COVID-19 all’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Nel contesto dell'emergenza sanitaria causata dall’epidemia da COVID-19, i sistemi di monitoraggio e di audit clinico di coorti di pazienti ricoverati possono fornire indicazioni utili per valutare il ruolo dei fattori prognostici e dei trattamenti sugli esiti. 


Il progetto si propone di registrare tutti i pazienti con infezione da SARS-CoV-2 che abbiano avuto un accesso, seguito o meno da ricovero, in uno dei presidi dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, tramite un’applicazione sviluppata sulla piattaforma EPICLIN da parte della SSD Epidemiologia Clinica e Valutativa.

Tale monitoraggio, incluso nel progetto EASY-NET come esempio di adattamento dell'Audit&Feedback anche alle emergenze sanitarie, risponde a due scopi principali:

  • descrittivi: della frequenza di nuove diagnosi, accessi in PS, ricoveri e invii a domicilio o ad altre strutture, caratteristiche cliniche ed epidemiologiche all’ingresso, percorso intra-ospedaliero, modalità di trattamento, incidenza di complicanze, esito;
  • analitici: con stima del significato prognostico delle caratteristiche anagrafiche e cliniche, delle condizioni e fattori di rischio individuali, delle terapie precedenti e di quelle intra-ospedaliere sulla evoluzione della gravità clinica, sulla necessità e tipologia di supporto ventilatorio, sulla durata del ricovero, sulla guarigione, sulla mortalità, sulla riammissione in ospedale e sulla sopravvivenza a 6 mesi dalla diagnosi.

Da marzo 2020 sono stati monitorati più di 5000 accessi per SARS-CoV-2 al presidio Molinette. Sono state condotte diverse  analisi approfondite sui dati relativi ai pazienti alle prime fasi pandemiche e analisi comparative tra i diversi picchi di contagio. Sulla piattaforma EPICLIN, in un’area con accesso riservato al personale indicato dalla Direzione Aziendale, sono disponibili informazioni sintetiche aggiornate su base quotidiana sui pazienti ricoverati, attraverso tabelle e grafici di rapida consultazione. Con cadenza periodica è prodotto un report per la Direzione Aziendale con elaborazioni più approfondite e brevi commenti.

Monitoraggio di indicatori di qualità diagnostico-terapeutica del carcinoma mammario

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto intende assicurare un trattamento adeguato relativo ai casi di cancro della mammella identificati in fase di screening.


Ulteriori obiettivi dello studio sono:

  • sperimentare un sistema di assicurazione di qualità basato sul monitoraggio degli indicatori di processo e validare per quanto possibile i medesimi;
  • valutare la qualità del trattamento rispetto a determinanti quali il volume di casi per chirurgo e istituzione, l’identificazione allo screening o clinica ecc. e in relazione allo stadio e agli indicatori prognostici.

Si effettua la raccolta annuale dei dati per la survey del Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico (GISMa) su diagnosi e trattamento, coinvolgendo i centri di riferimento regionali per lo screening in numerose Regioni e la valutazione dell’attività dei programmi di screening e dei Centri di senologia ad essi collegati presentati poi in occasione dei workshop annuali del programma piemontese di screening mammografico e, a livello nazionale, con le survey su diagnosi e trattamento delle lesioni screen-detected promosse dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS).

Prosegue, inoltre, la collaborazione con Senonetwork per quanto riguarda il Data Centre delle Unità italiane aderenti e con la European Society of breast cancer specialists (EUSOMA) per l’attività di certificazione delle Breast Unit a livello europeo.  

MyPeBS - My Personal Breast cancer Screening

Responsabile:
Livia Giordano 

MyPeBS è un trial clinico internazionale randomizzato, controllato e multicentrico che mette a confronto uno screening mammografico personalizzato, stratificato sul rischio, con lo standard attuale, in donne di età compresa tra i 40 e i 70 anni.


Il progetto ha ricevuto un finanziamento da parte della Commissione Europea nell'ambito del bando Horizon 2020.

La sperimentazione riguarda l'estensione a tutta la popolazione dello screening basato sul rischio, in cui le donne sono invitate a effettuare esami programmati secondo il rischio personale di sviluppare un carcinoma mammario proiettato sui 5 anni. Un punteggio individuale di rischio è calcolato sulla base di:

  • storia ormonale e riproduttiva;
  • storia famigliare;
  • densità mammografica;
  • presenza di polimorfismi genetici associati al rischio di carcinoma mammario.

Il campione è rappresentato da 85mila donne partecipanti allo screening mammografico in alcune aree di Belgio, Francia, Israele, Italia, Regno Unito e Spagna. Le partecipanti sono randomizzate in due bracci:

  • braccio di controllo: protocollo di screening corrente nel centro di reclutamento;
  • braccio sperimentale: è richiesto un campione di saliva per la genotipizzazione e viene somministrato un questionario sulla storia personale/famigliare; è inoltre rilevata la densità mammografica; in base ai dati forniti è calcolato il punteggio di rischio individuale, comunicato alla partecipante insieme al protocollo di screening personalizzato, nel corso di un colloquio dedicato.

I punteggi di rischio sono suddivisi in 4 livelli corrispondenti a differenti protocolli di screening, validi per i 4 anni di follow-up:

  • rischio basso (<1% ): mammografia dopo 4 anni;
  • rischio medio (1≤ <1,67%): mammografia ogni 2 anni + ecografia ogni 2 anni in caso di seno denso;
  • rischio alto (1,67%≤ <6%): mammografia ogni anno + ecografia ogni anno in caso di seno denso;
  • rischio molto alto (≥6%): mammografia e risonanza magnetica ogni anno (quest'ultima fino ai 60 anni di età).

Il CPO è responsabile del Workpackage "Comunicazione e disseminazione", inoltre coordina il trial presso il Centro di Riferimento Regionale (CRR) per lo screening mammografico dell'ospedale San Giovanni Antica Sede di Torino. Il centro torinese ha reclutato 4.587 partecipanti (2.266 nel braccio sperimentale e 2.321 nel braccio controllo),  collocandosi in seconda posizione tra i top recruiters del consorzio. Il follow up è in corso.

OMEGA-NET

Responsabile:
Milena Maule 

Obiettivo dell'iniziativa è di creare una rete internazionale volta a ottimizzare e integrare le coorti occupazionali, industriali e di popolazione a livello europeo, fornendo una base di evidenze scientifiche sia per l’identificazione di rischi e benefici per la salute relativi all’occupazione sia per promuovere efficaci strategie di prevenzione.


La Cost Action OMEGA-NET, attraverso la collaborazione fra le coorti, intende migliorare la produzione scientifica degli studi individuali e agevolare studi congiunti, puntando a influenzare le politiche sanitarie tramite:

  • un’infrastruttura di rete per una collaborazione efficace, la condivisione dei dati e il trasferimento di strumenti e competenze;
  • il coinvolgimento di una vasta gamma di coorti, gruppi di ricerca e stakeholders in tutta Europa;
  • il sostegno alla formazione di ricercatori a inizio carriera;
  • l’utilizzo più ampio e più efficiente delle coorti esistenti;
  • il miglioramento degli approcci metodologici nella raccolta e nell’armonizzazione dei dati.

Grazie a OMEGA-NET si effettua l’inventario di numerose coorti europee ed extra-europee (occupazionali, industriali e di popolazione con informazioni sull’occupazione) attraverso lo sviluppo di un catalogo online, valutando nuove tecnologie per la condivisione dei dati.

Si verifica, inoltre, la comparabilità delle informazioni sugli esiti sanitari tra le coorti, sviluppando protocolli per l’armonizzazione delle informazioni su esposizioni professionali, esiti sanitari e potenziali confondenti.

Gli strumenti di valutazione dell’esposizione professionale esistenti, compresi i database di esposizione e le JEM, vengono riuniti per costituire una risorsa aperta per la valutazione dell’esposizione professionale. Vengono proposti “position papers” e protocolli per l’ulteriore raccolta di dati sull’esposizione professionale e informazioni sanitarie nelle coorti esistenti, in particolare su: invecchiamento sano e partecipazione al lavoro; orario di lavoro; pattern di occupazione fra i giovani, in particolare fra le madri lavoratrici; malattie della pelle di origine occupazionale; determinanti psicosociali della salute mentale legati al lavoro; lavoro precario.

Il progetto, che coinvolge 29 Paesi in tutto il mondo, si articola nelle seguenti attività:

  • conduzione di corsi di formazione nell’ambito dell’epidemiologia occupazionale e della valutazione dell’esposizione;
  • conferimento di borse di studio per studenti di dottorato e giovani ricercatori provenienti da Paesi compresi fra gli “Inclusiveness Target Countries” (ITC): Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Croazia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Montenegro, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Repubblica di Serbia e Turchia;
  • finanziamento di missioni brevi (da 5 a 90 giorni) per ricercatori dei Paesi membri della Cost Action finalizzate a favorire la collaborazione e condividere nuove tecniche e infrastrutture.

PillCam Colon2 in un contesto di screening

Responsabile:
Carlo Senore 

Obiettivo dello studio è di valutare sensibilità, specificità, valore predittivo negativo e positivo della videocapsula di II generazione (PillCam Colon2) confrontata con la colonscopia tradizionale.


Questi parametri sono valutati, per le diagnosi di adenoma avanzato e cancro del colon-retto, in un gruppo di soggetti con test del sangue occulto fecale (FIT) positivo, utilizzando due diversi cut-off per l'invio in colonscopia; almeno 1 lesione ≥ 6 mm , o almeno 1 lesione ≥ 10 mm.

Ulteriori obiettivi del progetto prevedono l’attenta valutazione:

  • dell'accuratezza della metodica per sede delle lesioni;
  • della fattibilità di un approccio che preveda la lettura del video in modalità rapida (quick view - compressione 20%) nell'intervallo tra l'espulsione della capsula e l'avvio della colonscopia;
  • dell'accuratezza della modalità di lettura quick view (confrontata con la lettura del filmato completo) e di una strategia di lettura che preveda l'interruzione dell'analisi dei filmati nel momento in cui venga identificata una lesione per cui si ponga l'indicazione alla colonscopia.

La capsula, che viene inghiottita dal paziente, dispone di due telecamere ciascuna con angolo di visione di 172° e regola la frequenza di registrazione delle immagini in funzione della peristalsi. L'esame viene eseguito in ospedale dove i soggetti sono monitorati dopo l'ingestione della capsula. La lettura degli esami viene effettuata in ciascun centro da gastroenterologi esperti, appositamente formati. La colonscopia si esegue nella stessa giornata, a meno che il paziente non richieda di poterla effettuare il mattino successivo. La popolazione bersaglio è costituita da persone di età compresa tra 50 e 69 anni inviate in colonscopia a seguito di un risultato positivo al FIT di screening, che non presentino controindicazioni all'ingestione della videocapsula.

Prevenzione secondaria dei tumori femminili nel Cantone di Zenica-Doboj

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto si svolge nell'ambito della consolidata collaborazione tra l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta con il Cantone di Zenica-Doboj, in Bosnia ed Erzegovina. 


L'iniziativa scaturisce dalla stipula dell'"Accordo di gemellaggio tra l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e l'Ospedale cantonale di Zenica-Doboj (Bosnia ed Erzegovina), per la prosecuzione della cooperazione e collaborazione scientifica e tecnologica nell'area della prevenzione e degli interventi di diagnosi e cura, nell'ambito del protocollo di cooperazione e partenariato tra la Regione Piemonte e il cantone di Zenica-Doboj" (DGR n. 1107 del 31/10/2017).

Si intende procedere con l’implementazione delle attività previste dal progetto "Dalla consapevolezza alla cura: le donne protagoniste del diritto alla salute in Bosnia ed Erzegovina" e nello specifico:

  • sensibilizzare le donne sui percorsi di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e migliorare la sopravvivenza per patologie tumorali nella popolazione femminile in Bosnia ed Erzegovina;
  • diffondere la cultura della prevenzione oncologica nella popolazione femminile nei Cantoni di Tuzla, Mostar, Sarajevo, Zenica;
  • attivare un progetto pilota di screening del tumore della mammella in un cantone (Zenica) e utilizzarlo come caso studio per la realizzazione in altri cantoni (Tuzla, Mostar, Sarajevo);
  • monitorare ed eventualmente riprendere l'attività di screening della cervice uterina precedentemente avviata;
  • attivare una rete di stakeholder locali per la sensibilizzazione agli stili di vita sani e alla prevenzione delle patologie tumorali;
  • aumentare la capacità di presa in carico delle patologie riscontrate tramite il programma di screening attraverso un modello di messa in rete delle strutture di terapia oncologica per il trattamento delle patologie tumorali femminili (attivazione Centro Accoglienza e Servizi, Breast Unit).

Si propone, infine, un progetto pilota di screening della patologia con più alta incidenza (il tumore alla mammella) nel Cantone di Zenica. Poiché l'attività di screening risulta complessa, costosa e di non immediato utilizzo, si è preferito procedere con la realizzazione dello screening in un solo Cantone perché possa essere realizzata in tal modo un'esperienza pilota. In tal modo, anche gli altri Cantoni potranno beneficiare di questa sperimentazione e approntare studi di fattibilità che incrocino l'esperienza che si realizzerà grazie a questo progetto con l'analisi delle loro risorse/carenze per sviluppare anch'essi dei programmi di screening del tumore alla mammella.

Tutto questo permetterà al Ministero federale di valutare l'impatto delle attività di screening e di promuovere uno standard comune di realizzazione di tali procedure, consentendo a ciascun Cantone di programmare correttamente lo sviluppo di programmi di prevenzione secondaria. È stato costituito un gruppo di lavoro con i professionisti dello screening attivi presso l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino per redigere, in collaborazione con un analogo gruppo bosniaco, un protocollo di attivazione del progetto.

Negli ultimi anni, il CPO ha mantenuto la stretta collaborazione con il Cantone di Zenica-Doboj per l'attivazione del progetto. Tuttavia, a causa della pandemia da COVID-19, non è stato possibile condurre le missioni previste in Bosnia Erzegovina per la formazione dei professionisti dello screening. Pertanto, sono stati effettuati una serie di incontri a distanza su molteplici aspetti della gestione dello screening del tumore della mammella. In particolare, gli esperti italiani hanno assistito i colleghi bosniaci per quanto riguarda la gestione dei programmi di screening (organizzazione, obiettivi, standard e gestione del database), il controllo di qualità del processo di screening e la verifica della correttezza della lettura della mammografia.

Progetto BEEP

Responsabile:
Enrica Migliore 

Obiettivo generale del progetto “Big data in Epidemiologia ambiEntale e occuPazionale” (BEEP) è di stimare gli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico e acustico e delle variabili meteo-climatiche sulla salute della popolazione italiana.


I principali focus di BEEP sono:

  • i rischi di ospedalizzazione e mortalità nei residenti delle principali aree metropolitane italiane;
  • i rischi di infortuni in popolazioni di lavoratori in relazione a fattori di rischio ambientale e rischi di incidente in itinere in relazione alla mobilità della popolazione e agli eventi climatici.

Sono stati predisposti i dataset di mortalità a livello regionale e per il comune di Torino. Sono state eseguite le analisi dei dati per la valutazione degli effetti degli inquinanti atmosferici e della temperatura dell’aria sulla mortalità giornaliera (per cause naturali e cardio-respiratorie nelle cinque Regioni che partecipano al progetto, anche in relazione al livello di urbanizzazione dell’area).

Un ulteriore progetto nazionale, finanziato attraverso bando INAIL, ha indagato gli effetti sanitari acuti e cronici dell’inquinamento atmosferico nella popolazione italiana, su tutto il territorio nazionale.

La realizzazione dell’attività relativa alla stima degli effetti sulla salute dell’inquinamento nell’area urbana di Torino si è avvalsa della collaborazione con il Servizio Sovrazonale di Epidemiologia (SEPI) - ASL TO3, responsabile dello Studio Longitudinale Torinese (SLT).

Progetto BUMPER

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto BUMPER ha l’obiettivo di sostenere e migliorare la progettazione, lo sviluppo e la promozione di una app dell'Unione Europea per la prevenzione del cancro, al fine di organizzarne la diffusione futura su larga scala. 


Gli obiettivi generali sono: 1) interfacciarsi con l'azienda che progetterà e costruirà l'app; 2) impegnarsi con i potenziali utenti finali per ottenere informazioni sull'adozione e il mantenimento dell'app; 3) formare i promotori della salute in materia di alfabetizzazione sanitaria digitale al fine di utilizzare e diffondere l'app; 4) sperimentare misure per promuovere l'app in gruppi specifici in diversi Paesi; 5) sviluppare un piano di diffusione globale per la promozione dell'app. 

Il progetto comprende sei work-packages (WP): WP1 - Gestione e coordinamento del progetto; WP2 - Valutazione dell'azione; WP3 - Validazione del contenuto dell'app dell'Unione Europea per la prevenzione del cancro; WP4 - Affrontare l'alfabetizzazione sanitaria attraverso il coinvolgimento degli utenti finali dell'app; WP5 - Formazione e sviluppo di capacità per la fruizione dell'app europea; WP6 - Test dell'app dell'Unione Europea  per la prevenzione del cancro. 

La SSD Epidemiologia e Screening svolge un ruolo chiave nel progetto BUMPER, essendo leader di uno dei work-packages principali (WP3) e garantisce un dialogo continuo con l'organizzazione che si occuperà della realizzazione dell’app. Inoltre, il WP3 collabora strettamente con l'azione della International Agency for Research on Cancer (IARC) per aggiornare le raccomandazioni del Codice. Questa continua collaborazione garantirà l'accordo sui criteri per la scelta delle raccomandazioni specifiche dell'ECAC che devono essere trattate dall’app e l’aggiornamento costante ai partner del progetto BUMPER circa la revisione del Codice. Dopo il rilascio della versione beta dell'app, la SSD supporterà gli altri partner per i test pilota. La versione finale dello strumento sarà convalidata (in coerenza con l'aggiornamento dell'ECAC) e sarà tradotta e diffusa tra i Paesi europei.

Gli altri partner del progetto sono: Babeş-Bolyai University, Association of Slovenian Cancer Societies, Cancer Society of Finland, Foundation for the Promotion of Health and Biomedical Research of the Valencian Community, German Cancer Research Center, Hungarian League Against Cancer, French National Cancer Institute, International Agency for Research on Cancer, Leibniz Institute for Prevention Research and Epidemiology, Portuguese League Against Cancer, The Cyprus Association of Cancer Patients & Friends, Catholic University of Louvain.

Progetto DWH

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto intende agevolare l'applicazione delle "European Quality Assurance Guidelines in Mammography Screening", rendendo disponibile ai programmi di screening europei un tracciato di dati individuali standard e un applicativo informatico in grado di calcolare gli indicatori europei per la valutazione dello screening.*Ulteriori obiettivi del progetto sono i seguenti:

  • effettuare una prima analisi collaborativa degli indicatori basata su dati individuali;
  • realizzare il prototipo del cruscotto del Data warehouse (DWH) ed effettuare da parte delle regioni pilota il primo caricamento dei dati, con calcolo degli indicatori e relativo feedback.

Materiali & metodi:

  • definizione degli algoritmi e delle variabili necessari per il calcolo degli indicatori europei e di quelli della rete italiana di programmi di screening del Gruppo Italiano Screening Mammografico (GISMa);
  • analisi sperimentale dei dati raccolti, nel rispetto della legge sulla tutela della privacy dei dati individuali, su un tracciato record comune da 7 programmi di screening europei;
  • realizzazione dell'applicativo informatico;
  • feedback e discussione dei dati tra partecipanti e con esperti dell'EUREF.

Progetto FIM

Responsabile:
Mano Maria Piera 

Il progetto sostiene la formazione interattiva multidisciplinare e, in particolare, l'aggiornamento permanente delle unità di senologia al fine di uniformare i percorsi diagnostico-terapeutici e migliorare la qualità delle cure delle pazienti oncologiche.


Il progetto FIM si articola nelle seguenti attività: 

  • promozione e diffusione delle linee guida;
  • costituzione di Gruppi Interdisciplinare Cure (GIC) con adeguato livello di formazione;
  • monitoraggio degli indicatori di qualità attraverso la diffusione capillare di un archivio oncologico unificato (SQTM).

Il programma di formazione viene attuato mediante il modello tutoriale, già sperimentato nel "Progetto di formazione pratica sulla tecnica del linfonodo sentinella" e nel Master di Senologia di II livello, che prevede la formazione attraverso la discussione multidisciplinare "tutorata" mediante site-visit di casi clinici durante tutto il percorso diagnostico-terapeutico.

Progetto FUCSAM

Responsabili:
Livia Giordano 
Carlo Senore 

Lo studio si rivolge alle pazienti e ai pazienti con diagnosi di tumore della mammella o del colon-retto che, al termine dei trattamenti terapeutici specifici, affrontino il follow-up come occasione di miglioramento del proprio stile di vita.


Lo studio "Follow-up oncologico e stili di vita per pazienti con pregresso tumore della mammella e del colon-retto" (FUCSAM) si propone di verificare la fattibilità di un intervento di counseling qualificato sullo stile di vita, da compiersi in occasione delle visite di follow-up oncologico.

Lo studio FUCSAM ha dimostrato il miglioramento di alcuni parametri metabolici nei pazienti invitati a partecipare a programmi sul cambiamento degli stili di vita (dieta e attività fisica). In particolare, la riduzione di girovita, indice di massa corporea, trigliceridi e glicemia sono coerenti con gli obiettivi dello studio e risultano incoraggianti sia a breve sia a lungo termine. Tuttavia le analisi con un follow-up più prolungato (12-18 mesi o oltre) sono più complesse a causa dell'alto tasso di drop-out.

Tali risultati, nel complesso, giustificano l'inserimento nel percorso di follow-up oncologico di un intervento sullo stile di vita, rendendo inoltre rilevante la necessità di motivare le persone nel lungo periodo, quando i cambiamenti sembrano essere più difficili da mantenere.

Progetto MOBI-Kids

Responsabile:
Milena Maule 

Obiettivo generale del progetto è di valutare l’effetto cancerogeno dell’esposizione a radiofrequenze (RF) da telefoni cellulari e altre sorgenti sul sistema nervoso centrale dei giovani di età compresa tra i 10 e i 24 anni.


MOBI-Kids è uno studio multicentrico internazionale che coinvolge 16 Paesi europei ed extraeuropei (Australia, Austria, Canada, Francia, Germania, Grecia, India, Israele, Italia, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Spagna, Taiwan, Paesi Bassi) per esaminare le potenziali associazioni tra l'uso di dispositivi di comunicazione e altri fattori ambientali e il rischio di tumori cerebrali. Lo studio è in parte finanziato dall'Unione Europea.

Il reclutamento nello studio si è concluso nel 2016. MOBI-Kids ha rilevato i casi di tumore cerebrale in una fascia di età compresa tra i 10 e i 24 anni in tutti i principali reparti ospedalieri e il reperimento di due controlli per ciascun caso, selezionati tra soggetti operati per sospetta appendicite, appaiati individualmente a ciascun caso per età, sesso e area di residenza. Tramite questionario si sono raccolte informazioni su variabili demografiche, storia dettagliata di utilizzo del telefono cellulare (telefonate, messaggistica e traffico dati) e di altri dispositivi wireless e sull’esposizione ad altre importanti fonti di campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF) o RF nell’ambiente.

È stata inoltre raccolta la storia occupazionale e residenziale dei soggetti e domande su altri potenziali confondenti o fattori di rischio. L’informazione sulle modalità e quantità di utilizzo del cellulare è validata con dati oggettivi ottenuti dai gestori delle utenze di telefonia. Le esposizioni ambientali di tipo residenziale sono valutate grazie alla georeferenziazione degli indirizzi.

Progetto MyFIT - PNRR

Responsabili:
Livia Giordano 
Carlo Senore 

Il progetto MyFIT - PNRR mira a innovare lo screening del tumore del colon-retto attraverso un approccio personalizzato basato sul rischio individuale, combinando studi sperimentali e ancillari per migliorare l'efficacia della prevenzione e ottimizzare le risorse sanitarie.


Il progetto MyFIT - PNRR è finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) 2023 e mira a innovare l'approccio allo screening del tumore del colon-retto. Questo tipo di screening, basato sul test immunochimico per la ricerca del sangue occulto fecale (FIT), è attualmente un intervento costo-efficace ma presenta alcune limitazioni in termini di sensibilità.

Esistono evidenze che suggeriscono come vari fattori, tra cui sovrappeso, sedentarietà, dieta e storia familiare, possano influenzare il rischio di sviluppare un tumore colorettale. Inoltre, studi recenti hanno dimostrato che le concentrazioni di emoglobina fecale nei round di screening precedenti sono altamente predittive del rischio futuro di neoplasia avanzata.

L'obiettivo principale del progetto è valutare l'impatto di un protocollo di screening personalizzato basato sul rischio individuale. Il progetto si articola in due studi sperimentali principali e due studi ancillari.

Il primo studio sperimentale confronterà lo screening standard con un protocollo personalizzato che utilizza i livelli cumulativi di emoglobina fecale degli ultimi due FIT per stratificare i partecipanti in gruppi di rischio. Questo permetterà di modulare lo screening in base al rischio individuale, offrendo ad esempio una colonscopia immediata ai soggetti ad alto rischio e intervalli di screening più lunghi per quelli a basso rischio.

Il secondo studio sperimentale si concentrerà sull'accettabilità e l'impatto sulla partecipazione di una strategia basata sul rischio che richiede la raccolta di dati sul profilo di rischio individuale. Questo aspetto è cruciale per valutare la fattibilità dell'implementazione di tali protocolli su larga scala.

Gli studi ancillari completeranno il progetto valutando i costi, l'impatto organizzativo e l'accettabilità dello screening modulato sul rischio. Inoltre, verrà costituita una biobanca per futuri studi caso-controllo e per lo sviluppo di modelli predittivi, che potranno integrare informazioni cliniche, demografiche e sugli stili di vita con dati biologici.

Questo progetto innovativo si propone di gettare le basi per un approccio più personalizzato e efficiente allo screening del tumore colorettale, con l'obiettivo finale di migliorare la prevenzione e la diagnosi precoce, ottimizzando al contempo le risorse sanitarie disponibili.

Progetto NINFEA

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Lo studio indaga in un'ottica life-course i fattori di rischio (stili di vita, malattie, esposizioni ambientali, esposizioni a farmaci ecc.), ma anche i fattori protettivi, per i principali problemi di salute del bambino, dalla prima infanzia all’adolescenza e, in prospettiva, dell’adulto.


Il progetto NINFEA (Nascita e INFanzia: gli Effetti dell'Ambiente) ha reclutato, tra il 2005 e il 2016, 7.500 donne in gravidanza che hanno compilato un primo questionario online al momento del reclutamento e successivi questionari di follow-up ai 6 e 18 mesi del bambino e al compimento dei 4, 7, 10, 13 e 16 anni dei figli. Sono stati inoltre somministrati tra il 2020 e il 2021 questionari sul COVID-19: un questionario anonimo durante il primo lockdown, al fine di studiare la prevalenza di sintomi influenzali nel nucleo famigliare oltre alla percezione della conoscenza generale sull’epidemia in corso e le principali fonti informative, e un nuovo questionario di follow-up volto a indagare le ricadute sanitarie e socioeconomiche della pandemia sulle famiglie della coorte.

Oltre alla compilazione dei questionari è stata anche chiesta, ai 6 mesi del bambino, la donazione di un campione di saliva, di mamma e bambino, utilizzando il kit Oragene recapitato direttamente a domicilio.

La sezione dei Dati, attivata nel 2016 sul sito web, è la prima esperienza sistematica di condivisione pubblica di statistiche descrittive, in forma aggregata, sulle caratteristiche di esposizione o esito delle mamme e dei loro figli che partecipano allo studio.

Per agevolare il coinvolgimento dei ragazzi è disponibile una pagina web dedicata, NINFEAteen, il cui obiettivo è di presentare il progetto ai più giovani. L'attività di comunicazione si avvale dei principali canali social (Facebook, YouTube, Instagram, X) oltre che di una newsletter periodica NINFEAnews.

La coorte partecipa e ha preso parte a studi europei  (CHICOS, LifeCycle, ATHLETE, GOLIAT) e consorzi internazionali (I4C, PACE).
Il progetto NINFEA partecipa al Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) - M6 E.1 salute, ambiente, biodiversità e clima. 

Progetto RIAS

Responsabili:
Lorenzo Richiardi 
Enrica Migliore 

La Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS) supporta il Ministero della Salute secondo le indicazioni scaturite dal Piano Nazionale di Prevenzione (PNP), proseguendo e consolidando l’esperienza maturata sui temi dell’epidemiologia ambientale con il progetto EpiAmbnet.


Obiettivi principali del progetto, finanziato dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM), sono:

  • sviluppo di sinergie tra strutture sanitarie e strutture del sistema nazionale per la protezione ambientale;
  • implementazione di una piattaforma collaborativa per consentire la condivisione di competenze e per promuovere e armonizzare su territorio nazionale gli interventi di sorveglianza ambientale e sanitaria;
  • elaborazione di un piano di comunicazione per raggiungere efficacemente i soggetti del SSN e SNPA;
  • organizzazione di tavoli tecnico-scientifici su temi prioritari, con periodici incontri a livello nazionale;
  • realizzazione di corsi online/offline su ambiente e salute, valutazione del rischio, tossicologia ambientale, epidemiologia ambientale, valutazione di impatto ambientale e sanitario e comunicazione del rischio.

Il progetto fa capo al Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio (DepLazio) e coinvolge 13 Regioni italiane. Il CPO Piemonte, in collaborazione con il DepLazio, coordina le attività di formazione.

Progetto SCORE

Responsabile:
Carlo Senore 

Obiettivo dello studio è di valutare l'efficacia di un protocollo di screening sigmoidoscopico per la prevenzione del cancro colorettale, definendo inoltre la durata dell'effetto protettivo e l'intervallo di età ottimale per l'offerta del test.


Lo studio consiste in un trial randomizzato su un gruppo di volontari disponibili a un invito allo screening con rettosigmoidoscopia flessibile (FS) (una sola volta nella vita tra 55 e 64 anni). I volontari eleggibili sono stati randomizzati in proporzione 1:1 a screening con FS o al gruppo di controllo (nessun contatto).

Le dimensioni previste sono: 19mila soggetti per ciascun gruppo; 13mila sigmoidoscopie effettuate, assumendo un'adesione variabile tra il 65 e il 70%.

Criteri di invio in colonscopia: riscontro di almeno un polipo di diametro >5mm, o di almeno un polipo con componente villosa >20% o displasia di alto grado, di diametro <6mm, o di 3 adenomi tubulari con displasia di basso grado di diametro <6mm, o di un cancro.

Follow-up per incidenza e mortalità per tutti i soggetti reclutati nello studio, tramite record linkage con gli archivi dei registri tumori di popolazione e con i registri regionali di mortalità.   

Sono state incluse nell’analisi 34272 persone e 9911 delle 17136 persone inserite nel gruppo di intervento hanno eseguito l’esame (sigmoidoscopia). I risultati del follow-up di incidenza (a 15 anni) e di mortalità (a 18 anni) confermano l'importante effetto protettivo di un singolo test con una riduzione di incidenza pari al 33% e di mortalità pari al 39% tra le persone aderenti allo screening.     

Progetto SCORE2

Responsabile:
Carlo Senore 

L'obiettivo principale dello studio consiste nella stima della compliance e della copertura raggiungibili attraverso diverse modalità di screening.


Ulteriori obiettivi del progetto SCORE2 sono:

  • la valutazione comparativa sia dell'accettabilità delle diverse strategie sia dei determinanti e degli ostacoli all'adesione;
  • la valutazione comparativa del tasso di identificazione diagnostica (primo passaggio e follow-up) e confronto dell'impatto delle diverse strategie su incidenza e mortalità per cancro colorettale (CCR).

La stima dei costi delle diverse alternative avviene in base alle seguenti attività:

  • misurazione dell'impatto sui pazienti esaminati delle diverse strategie in termini di interventi chirurgici, complicanze dei test endoscopici, impatto psicologico ecc.;
  • valutazione del costo marginale per la diagnosi di un caso di cancro addizionale, prevedendo di offrire il test per la ricerca del sangue occulto fecale (periodicità biennale) ai soggetti con reperto sigmoidoscopico negativo.

Lo studio randomizzato su 4 gruppi condotto su un campione della popolazione generale eleggibile per lo screening intende raccogliere i seguenti dati:

  • questionari rivolti ai pazienti aderenti all'invito per acquisire informazioni su vari aspetti della procedura di screening (dolore associato all'esecuzione del test, difficoltà a seguire le indicazioni, problemi in fase di preparazione, barriere logistiche, tempo richiesto per le diverse fasi della procedura);
  • detection rate (DR) per: polipi, adenomi >= 10mm, lesioni avanzate, adenomi cancerizzati, CCR in stadio A (Dukes) o più avanzato, suddivisi per sede; derivata dai dati raccolti routinariamente nell'archivio dei programmi di screening (il data base dello studio ha coperto i primi due passaggi di screening e successivamente tutti gli assistiti eleggibili sono stati inseriti nei programmi di popolazione);
  • incidenza di cancro nel corso del follow-up tramite record linkage con i registri tumori;
  • follow-up di mortalità tramite record linkage con i registri regionali di mortalità;
  • utilizzo di endoscopie al di fuori del protocollo e monitoraggio delle complicanze maggiori (sanguinamento o perforazione intestinale) tramite record linkage con gli archivi delle prestazioni ambulatoriali e delle Schede di dimissione ospedaliera (SDO).

Progetto SCORE3

Responsabile:
Carlo Senore 

L'obiettivo principale di SCORE3 consiste nella stima comparativa della compliance e della copertura ottenibili con colonscopia rispetto a test immunochimico fecale (FIT) e sigmoidoscopia.


Si tratta di uno studio randomizzato su un campione di popolazione, uomini e donne di età compresa tra 55 e 64 anni. I soggetti sono stati randomizzati (1:1:1; 6000 persone per braccio) in 3 bracci (FIT biennale, sigmoidoscopia una sola volta nella vita; colonscopia una sola volta nella vita).

Ulteriori obiettivi del progetto sono i seguenti:

  • valutazione dell'accettabilità delle diverse strategie in un contesto di screening e misura dell'impatto sui pazienti esaminati delle diverse strategie in termini di interventi chirurgici, complicanze dei test endoscopici, ansia ecc.
  • valutazione della performance dei test e valutazione comparativa del tasso di identificazione diagnostica (DR per lesioni prossimali; in particolare, rispetto ai gruppi allocati all'endoscopia, stima della proporzione di lesioni avanzate non individuabili adottando il protocollo FS);
  • confronto di incidenza e mortalità per le diverse modalità di screening.

Il follow-up di incidenza e mortalità si basa su record linkage dell'archivio dello studio con i registri tumori e di mortalità di popolazione. I dati relativi all'esito dei test di screening verranno derivati dagli archivi dei programmi regionali che hanno preso in carico i soggetti reclutati dopo il primo round.

Progetto SEEMPLY

Responsabile:
Milena Maule 

Obiettivo del progetto SEEMPLY è di esaminare l'uso dei dispositivi di comunicazione in relazione a esiti fisici e mentali, come comportamento, sviluppo cognitivo, salute mentale, rendimento scolastico e indice di massa corporea (BMI) in una popolazione di bambini/e volontari/e tra i 10 e i 16 anni.


In particolare, SEEMPLY (ScrEen-time Exposure and Mental and PhysicaL outcomes in the Young) intende:

  • validare i dati raccolti attraverso i questionari della coorte di nascita italiana NINFEA anche in collaborazione con la coorte Piccolipiù;
  • acquisire nuove informazioni per valutare l'associazione tra esposizione a RF-EMF e uso problematico del cellulare.

Le recenti evoluzioni nel campo delle tecnologie di comunicazione hanno portato a un uso sempre più diffuso dei dispositivi mobili, soprattutto tra bambini e adolescenti.

Sebbene questi strumenti abbiano un grande potenziale educativo e di socializzazione, il loro utilizzo comporta anche l'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF-EMF), un aumento del tempo trascorso davanti agli schermi e all'esposizione alla luce blu, oltre a vari svantaggi, come la riduzione dell'attività fisica, l'accesso a contenuti inappropriati, riduzione del tempo dedicato alla lettura e alle relazioni interpersonali dirette.

Gli eventuali effetti negativi di queste esposizioni possono risultare particolarmente rischiosi per i giovani, in quanto sono più esposti e si trovano in una delicata fase di sviluppo.

Progetto SMART

Responsabile:
Livia Giordano 

L’obiettivo generale del progetto è di aumentare la prevalenza di comportamenti salutari nella popolazione aderente ai programmi di screening cervicale e mammografico.


Ulteriori obiettivi di SMART sono i seguenti:

  • mappare la distribuzione dei fattori di rischio comportamentali nella popolazione invitata allo screening nelle regioni partner;
  • intercettare e mettere in rete le risorse territoriali che offrono interventi per la promozione di stili di vita sani sulla base delle raccomandazioni scientifiche;
  • coinvolgere e formare sugli obiettivi del progetto tutti gli operatori dello screening, i Medici di Medicina Generale (MMG) e gli operatori attivi presso servizi/associazioni della rete;
  • mettere a disposizione della popolazione invitata strategie innovative, personalizzate e di documentata efficacia con l’obiettivo di incentivarne i comportamenti salutari;
  • valutare l’efficacia e il gradimento degli interventi proposti, anche sotto il profilo dell’equità; stratificazione dei risultati in base ai due percorsi (web e sportello SMART), agli esiti del test di screening e alle caratteristiche socio-demografiche delle partecipanti.

I materiali e i metodi utilizzati sono sintetizzati come segue:

  • creazione di un questionario di rilevazione del profilo di rischio;
  • organizzazione di incontri con i responsabili dei servizi territoriali che offrono interventi per la promozione di stili di vita sani;
  • preparazione del materiale di formazione degli operatori di screening e dei MMG sui territori coinvolti;
  • allestimento dei locali in cui si effettua lo screening attraverso una strategia messaggistica basata sulla nudge theory;
  • creazione di un portale web e di un’applicazione mobile (app) per supportare le donne nel cambiamento dello stile di vita;
  • creazione di uno sportello informativo e di counselling sugli stili di vita;
  • attivazione di un numero verde per informazioni sul progetto e assistenza tecnica per l’utilizzo del web e della app;
  • creazione di percorsi di counselling offerto da operatori formati e indirizzamento verso percorsi personalizzati di miglioramento dello stile di vita presso i servizi territoriali della rete;
  • analisi dei dati delle donne che scaricano e utilizzano l’app, i percorsi intrapresi e il link di queste donne con i database dello screening.

L'esperienza di questo progetto sarà utile sia per una possibile prossima estensione dell'App a livello italiano, sia per il progetto BUMPER che potrà beneficiare dei risultati di questa App sia a livello di raccomandazioni sugli stili di vita salutari  per la prevenzione dei tumori che per la struttura e la funzionalità dell'App nell'interfaccia con gli utenti. 

Progetto START

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Lo scopo del progetto è di fornire un'adeguata informazione ai pazienti con diagnosi di tumore localizzato della prostata a basso rischio per facilitare la scelta del percorso terapeutico, tra Sorveglianza Attiva e trattamenti radicali, valutandone e confrontandone gli esiti.


Il carcinoma della prostata è diventato il tumore maschile a più alta incidenza in molti Paesi occidentali, ma un’elevata proporzione di tumori diagnosticati con il PSA come test di screening è costituita da forme localizzate a basso rischio di progressione. Per questi tumori uno stretto monitoraggio, la cosiddetta Sorveglianza Attiva (SA), potrebbe consentire di evitare, o ritardare, la necessità di interventi radicali associati a notevoli rischi di complicanze.

Il progetto “Sorveglianza attiva o trattamento radicale alla diagnosi per tumore della prostata a basso rischio” (START), avviato nel 2015, ha come obiettivo di sanità pubblica quello di favorire una diffusione controllata della SA in Piemonte e in Valle d’Aosta per ridurre l’effetto del sovra-trattamento e come obiettivo di ricerca una valutazione comparata tra i pazienti che scelgono la SA o un trattamento radicale (prostatectomia o radioterapia) in termini di qualità di vita e di costi. Si prevede, inoltre, il coinvolgimento di tutte le strutture regionali di urologia e radioterapia.

START è uno studio di coorte osservazionale, prospettico, su base di popolazione, di pazienti arruolati alla diagnosi di tumore localizzato della prostata a basso rischio che vengono adeguatamente informati sulle opzioni terapeutiche disponibili e aiutati a compiere una scelta consapevole che tenga anche conto il più possibile delle loro preferenze.

Indipendentemente dal percorso terapeutico, i pazienti vengono seguiti con un follow-up prestabilito. Sono raccolte informazioni alla diagnosi e durante il follow-up. Sono previsti confronti interni allo studio (tra coorti definite in base al trattamento scelto) e confronti del solo gruppo SA con analoghe esperienze di SA documentate in letteratura. Inoltre, sono analizzate le caratteristiche del paziente e dello specialista associate alla scelta della SA.

I principali endpoint valutati e i risultati attesi saranno la percentuale di pazienti che restano in SA a due anni dalla diagnosi, l’incidenza cumulativa di progressioni biochimiche nei pazienti in SA, la qualità di vita nel corso del follow-up, i costi sanitari durante i primi anni dalla diagnosi.

I primi risultati dello studio sono stati sottoposti a pubblicazione su rivista scientifica.

Programma di screening per il tumore polmonare integrato con la cessazione del fumo

Responsabile:
Carlo Senore 

Il progetto pilota di un programma di screening per  il tumore polmonare integrato con la cessazione del fumo ha una durata biennale.


Il progetto si articola nelle seguenti attività: 

  • stabilire i criteri di accesso allo screening per soggetti a rischio e modalità di identificazione della popolazione target;
  • tracciare i modelli di reclutamento e la quantificazione del rischio;
  • integrare il percorso di reclutamento dello screening con le risorse di prevenzione primaria presenti sul territorio;
  • fissare dei criteri di qualità tecnico-professionale e organizzativa delle strutture che potranno erogare lo screening;
  • delineare il percorso e la qualità dei protocolli diagnostici;
  • curare il sistema informativo, la gestione delle immagini, la qualità e la performance dell'imaging;
  • valutare l'analisi organizzativa, i costi e il budget impact.

Ad oggi sono stati predisposti i materiali informativi per i pazienti ed è stato definito il questionario di arruolamento. Si è inoltre realizzato il sito web www.liberodalfumo.it dedicato in particolare ai fumatori, per motivarli/supportarli a smettere di fumare.

È stato definito il protocollo di arruolamento, che a Torino prevede il coinvolgimento dei medici di medicina generale (mmg) e dei centri anti-fumo, che è stato avviato a settembre 2021. A ottobre 2022 è partito il reclutamento tramite gli ambulatori dei mmg coinvolti; ad aprile 2023 sono stati reclutati 168 assistiti di cui 156 hanno effettuato l'esame TC spirale.

A gennaio 2023 sono stati avviati i corsi di terapia di gruppo rivolti ai fumatori motivati a smettere di fumare (38 fumatori inviati ai percorsi di cessazione).

Programma regionale di screening Prevenzione Serena

Responsabile:
Carlo Senore 

Il CPO Piemonte svolge un ruolo di supporto e consolidamento dell’attività di prevenzione secondaria offerta alla popolazione piemontese grazie al programma Prevenzione Serena.


Le procedure di screening adottate nel programma Prevenzione Serena sono le seguenti:

  • la mammografia bilaterale per lo screening del tumore della mammella è l'esame di I livello ed è offerta alle donne tra 50 e 69 anni ogni due anni e, su richiesta, alle donne tra 45 e 49 anni; l'esame di II livello consiste nell'ecografia mammaria ed eventuale prelievo per biopsia;
  • il Pap test/test HPV (human papilloma virus) per lo screening cervicale è l'esame di I livello: il Pap test viene proposto alle donne tra 25 e 29 anni ogni 3 anni, mentre il test HPV alle donne tra 30 e 64 anni ogni 5 anni; l'esame di II livello prevede la colposcopia ed eventuale prelievo per biopsia;
  • il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (FIT) per lo screening dei tumori del colon-retto è l'esame di I livello offerto a tutte le persone di età compresa tra 50 e 74 anni; l'esame di II livello prevede la colonscopia ed eventuale prelievo per biopsia.

Obiettivi dell'attività svolta dal CPO a supporto del programma regionale di screening sono i seguenti:

  • realizzazione di un data-warehouse per la valutazione degli indicatori di qualità e di attività dei programmi di screening, anche in collaborazione con il CSI Piemonte che cura il sistema informativo e informatico, gestionale e valutativo;
  • formazione del personale sanitario;
  • sviluppo del sistema informativo regionale e locale nonché delle attività di audit e promozione della qualità;
  • sensibilizzazione della popolazione bersaglio degli screening.

Nel 2020, a causa dell’emergenza pandemica, l’attività di screening aveva subìto una temporanea sospensione, con graduale riavvio dal mese di giugno. Durante la fase di sospensione dell’attività sono stati comunque garantiti gli esami di approfondimento per le persone con test di screening positivo, gli esami di controllo per le persone in follow-up e i controlli per sintomi. Per ciascuno dei tre programmi di screening, gruppi di lavoro del coordinamento regionale hanno definito le procedure da adottare per la ripresa in sicurezza dell’attività di I e II livello. L’adozione necessaria delle misure di sanificazione e distanziamento ha determinato un allungamento dei tempi dedicati a ciascun esame; inoltre, alcune unità operative sono state chiuse, per l’impossibilità di garantire il distanziamento in sala d’attesa o di assicurare percorsi COVID-free. Si stima che la riduzione di attività registrata nel 2020 abbia determinato la mancata diagnosi di circa 500 casi di tumore della mammella, 100 casi di tumore del colon-retto e 10 casi di tumore della cervice uterina.

Proteus Donna

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivi del progetto sono la realizzazione di uno studio sperimentale randomizzato sull'utilizzo della tomosintesi (DBT) nello screening del tumore della mammella e la lettura a distanza delle mammografie digitali 


Obiettivo del RCT è quello di confrontare in modo prospettico l'impatto sui cancro intervallo della DBT con quello della mammografia digitale (DM). Il disegno dello studio consente di confrontare la DBT con la DM in merito alla presenza eventuale di sovradiagnosi o anticipazione diagnostica, e a indicatori di performance radiologici.

Il progetto ha previsto anche l'attivazione di un progetto di screening del cancro della mammella, effettuato con la mammografia digitale e la gestione informatizzata del flusso di prevenzione nei Dipartimenti Interaziendali di Prevenzione Secondaria dei Tumori di Asti, Biella-Vercelli e Torino.


 

Qualità di vita dei lungo-sopravviventi dopo tumore infantile

Responsabile:
Milena Maule 

Lo studio intende fornire informazioni sugli effetti a lungo termine della patologia tumorale e delle terapie nonché sulla qualità di vita delle persone adulte guarite da una neoplasia insorta prima del compimento del diciannovesimo anno di vita.

A partire dai dati del Registro Tumori Infantili del Piemonte sono state condotte diverse analisi per indagare i vari aspetti che concorrono alla definizione di qualità di vita dell'individuo, quali scolarità, impiego, fertilità, sviluppo di patologie a lungo termine (compresi secondi tumori).

Sono inoltre in corso collaborazioni internazionali per valutare gli effetti a distanza delle cure e della malattia dei lungo-sopravviventi a tumore.

Quality assurance dei programmi regionali di screening mammografico

Responsabile:
Carlo Senore 

Lo studio effettua il monitoraggio e la valutazione corrente di progetti di promozione della qualità nei programmi regionali di screening mammograficoattraverso il supporto allo sviluppo di un sistema di statistiche correnti.


In collaborazione con il Registro Tumori Piemonte (RTP), viene effettuato il linkage del file dei casi incidenti di tumore della mammella con quello relativo alla storia di screening e con i dati su diagnosi e terapia dei casi screen-detected per la valutazione di efficacia del programma di screening e l’identificazione dei casi intervallo.

Vengono svolte, inoltre, le seguenti attività:

  • identificazione e valutazione dei casi intervallo tramite le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO);
  • formazione e aggiornamento in ambito di senologia diagnostica per immagini da parte del Centro di Riferimento Regionale (CRR) per la qualità nello screening mammografico;
  • analisi a cadenza annuale dei dati correnti di valutazione del programma di Torino in base agli indicatori definiti e deliberati in ambito regionale.

A livello dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) vengono effettuate con regolarità pubblicazioni multicentriche dei dati. Il gruppo regionale costituito ad hoc, coordinato dal CPO, che opera in collegamento con la Commissione Oncologica Regionale e il progetto di Rete su finanziamento regionale, ha proseguito lo studio di fattibilità sulla realizzazione di una rete di Breast Unit per la diagnosi e il trattamento del carcinoma della mammella in Piemonte.

Prosegue, su base regionale e con periodicità regolare, la valutazione dei casi intervallo.

È in corso l’analisi dell’impatto del programma di Torino sulla mortalità per carcinoma della mammella. È stato inoltre prodotto il report di dati aggregati sullo screening piemontese che documenta inviti, test, richiami e diagnosi istologica delle lesioni mammarie, consentendo il calcolo dei principali indicatori e il confronto interdipartimentale (fonti dei dati CSI e SQTM); tale report viene annualmente distribuito ai coordinatori dei Dipartimenti di screening.

Registrazione della mortalità tumorale nella Regione Piemonte

Responsabili:
Lorenzo Richiardi 
Enrica Migliore 

L'attività di registrazione della mortalità tumorale risponde a esigenze informative, generalmente in termini di follow-up dei pazienti, da parte di clinici e operatori della prevenzione.


Attraverso l'acquisizione di copia della scheda ISTAT di decesso (o equivalente trascrizione) per tutti i decessi avvenuti nei comuni della Regione Piemonte e in residenti piemontesi deceduti fuori Regione si svolgono le seguenti attività:

  • follow-up di mortalità dei casi incidenti;
  • epidemiologia descrittiva della mortalità tumorale nella Regione;
  • service di end point per la mortalità ad altri studi interni ed esterni al CPO Piemonte.


L'archivio, da alcuni anni, è utilizzato come strumento di case finding e di follow-up. Per ragioni di omogeneità con i dati pubblicati in sede nazionale e dalle altre regioni è invece cessato l'utilizzo come base per le elaborazioni statistiche descrittive della mortalità tumorale che sono state realizzate a partire dai file ISTAT. Tuttavia, dopo l'introduzione dell'ICD 10 e di sistemi automatici di codificazione, il sistema dell'ISTAT ha subito un grave rallentamento. La conseguenza di tali decisioni, per il Registro Tumori Piemonte, è che il suo archivio di mortalità deve poter essere utilizzabile come base per statistiche descrittive.

L'attività, avviata nel 1985, prevede che nel mese di gennaio venga completato il processo relativo agli invii dell'anno precedente. Entro il primo semestre di ogni anno si completa l'acquisizione dei casi dell'anno precedente che hanno richiesto una procedura di sollecito per il loro ottenimento; entro la fine di ogni anno vengono acquisiti i dati relativi ai decessi fuori Regione.

L'archivio è alimentato da un flusso postale proveniente da Comuni e Aziende Sanitarie Locali per quanto riguarda i Comuni diversi da quello di Torino. Per quest'ultimo viene codificata la mortalità generale ed è acquisito direttamente un file informatizzato dai dati codificati, nell'ambito delle funzioni vicarie al Servizio di Igiene Pubblica che il Registro Tumori ha acquisito.

L'acquisizione dei dati per i residenti deceduti fuori Regione avviene per corrispondenza postale con tutti i Comuni d'Italia.

Registro Mesoteliomi Maligni del Piemonte

Responsabile:
Enrica Migliore 

Il Registro Mesoteliomi Maligni del Piemonte studia l’incidenza del mesotelioma maligno e definisce l’esposizione ad amianto dei casi, attraverso la raccolta e valutazione dei dati relativi all’esposizione ad amianto.


L'attività del Registro Mesoteliomi Maligni (RMM) persegue i seguenti obiettivi: 

  • fornire i dati richiesti dal Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM), costituito presso l’INAIL ai sensi del D.Lgs. 81/2008, essendo il RMM del Piemonte il centro operativo regionale del ReNaM;
  • valutare la sopravvivenza dei casi, la sua relazione con le loro caratteristiche e descrivere le modalità di assistenza e trattamento;
  • contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Piano Regionale per la Prevenzione (PRP), azione 6.2.2. (coordinare i sistemi di registrazione di tumori ad alta frazione eziologica e attivare un sistema orientato all’emersione dei tumori a bassa/media frazione eziologica).

L’attività del RMM si svolge in modo continuativo attraverso la raccolta delle segnalazioni, completata dalla successione di ulteriori fasi di ricerca attiva di seguito elencate.

  1. Rilevazione dei casi con diagnosi istologica o citologica presso i reparti di chirurgia toracica, di pneumologia e i servizi di Anatomia patologica del Piemonte. La ricerca ordinariamente ha cadenza settimanale e coinvolge gli ospedali dove sono concentrate risorse specializzate nella diagnosi e nel trattamento del mesotelioma. In tutti gli ospedali della Regione viene effettuata una rilevazione supplementare annuale attraverso gli archivi dei servizi di Anatomia patologica.
  2. Identificazione dei casi di mesotelioma non documentati da un esame isto- o citologico, sulla base dell’archivio delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) e delle certificazioni di morte. Sono selezionati dagli archivi SDO e, in parte, dall’archivio delle cause di morte i casi con codice diagnosi corrispondenti alle neoplasie primitive della pleura e del peritoneo o ai mesoteliomi. Per i casi non già noti al Registro viene richiesta e valutata la documentazione clinica.

Registro Tumori Infantili del Piemonte

Responsabile:
Milena Maule 

Il Registro Tumori Infantili (RTI) del Piemonte svolge la propria attività in modo continuativo fin dagli anni Sessanta, dedicandosi alla sorveglianza epidemiologica della frequenza dei tumori infantili e della loro prognosi.


I casi di tumore incidenti in soggetti di età compresa tra 0 e 19 anni residenti in Piemonte vengono rilevati a cadenza biennale. La rilevazione dei casi fino a 15 anni è iniziata nel 1965 ed è stata estesa ai 19 anni nel 2000, a fronte di un progressivo spostamento del limite superiore dell'età di ricovero in strutture pediatriche per malattie più frequenti nel bambino e nel giovane adulto, come, nello specifico, i tumori pediatrici.

I principali obiettivi del RTI sono i seguenti:

  • la sorveglianza sull'incidenza di tumore infantile in Piemonte;
  • l'analisi dei trend temporali e spaziali dell'incidenza;
  • lo studio della sopravvivenza;
  • lo studio della frequenza di secondi tumori;
  • lo studio della mortalità per causa dei lungo-sopravviventi.

l Registro partecipa agli studi nazionali e internazionali EUROCARE e ACCIS (banca dati IARC sui tumori infantili) sull'epidemiologia descrittiva e sulla sopravvivenza dei tumori infantili. Il RTI partecipa, inoltre, a un gruppo di lavoro europeo denominato PanCareSurFup per lo studio degli effetti a lungo termine dei trattamenti del tumore pediatrico e BENCHISTA per lo studio di sopravvivenza tumorale per stadio.

Rete per la Prevenzione

Responsabili:
Livia Giordano 
Cristiano Piccinelli 

La Rete per la Prevenzione sancisce l’alleanza tra Enti e associazioni del Terzo settore che svolgono la propria attività nell’ambito della prevenzione oncologica.


All’interno della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta è stata costituita (2016) la Commissione “Prevenzione primaria/screening/terziaria” che ha favorito la costituzione della Rete per la Prevenzione piemontese, avvenuta nel 2017. 

L’iniziativa, promossa dalla Rete Oncologica e coordinata dal CPO Piemonte, rappresenta un’opportunità per offrire a tutti i partner coinvolti un adeguato sostegno nel promuovere programmi e interventi di prevenzione per mettere in atto quanto raccomandato dal Codice Europeo contro il Cancro.

Tra i partner figurano molte associazioni di volontariato attive in ambito oncologico, tutte le sedi provinciali della Lega per la Lotta contro i Tumori (LILT), il Centro di documentazione per la promozione della salute del Piemonte (Dors), Federfarma Piemonte, gli Ordini dei Medici e l’Ordine Provinciale dei Farmacisti, alcuni Comuni e la European Cancer Leagues (ECL), organizzazione che riunisce associazioni locali e nazionali attive nella lotta ai tumori.

Nel corso del 2020 è stata realizzata una graphic novel (disponibile sul sito web della Rete Oncologica) dedicata al Codice Europeo contro il Cancro destinata alla diffusione di alcuni principi del Codice tra gli studenti di diverse scuole secondarie di primo grado piemontesi; il progetto, co-finanziato dalla Rete Oncologica e da Pfizer, prevede la collaborazione delle LILT provinciali del Piemonte, per le attività di coinvolgimento degli istituti scolastici e per le attività di presentazione nelle scuole.

Le iniziative finora svolte in Piemonte hanno ruotato intorno a una campagna di comunicazione, con immagine coordinata, lanciata nel 2018, attraverso la quale si svolge un'estesa azione informativa contro il cancro e che mira a favorire la diffusione di attività e iniziative di prevenzione che si rifacciano alle raccomandazioni contenute nel Codice Europeo contro il Cancro, e quindi basate su evidenze scientifiche. Prodotto di punta di tale campagna era la scatoletta di “Prevenill”, del tutto simile a quella di un qualsiasi farmaco, al cui interno non vi sono medicine, ma semplici regole che, se applicate tutte, dovrebbero portare a evitare circa il 50% dei casi di tumore. Alcuni materiali della campagna e parte dlela documentazione del progetto sono disponibili sul sito: http://www.reteoncologica.it/codice-europeo-contro-il-cancro. 

Rhapsody

Responsabile:
Eva Pagano 

Il progetto intende definire una nuova tassonomia molecolare del diabete di tipo 2, per supportare la stratificazione dei pazienti, un ottimale design di sperimentazione clinica e l’adozione di strategie innovative di prevenzione e trattamento.


Obiettivo specifico del work-package (WP) di cui è partner il CPO Piemonte è di definire un modello per la valutazione dell’impatto di nuovi interventi sanitari o sistemi di classificazione del rischio di patologia sui costi e gli esiti sanitari dal momento dell’insorgenza del diabete e del pre-diabete sull’intero orizzonte temporale di vita dei pazienti.

Il progetto Rhapsody, avviato nel 2016, prevede il coinvolgimento di un consorzio pubblico-privato finanziato dall’Innovative Medicines Initiative (IMI) e dalla European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA), cui partecipano numerose istituzioni accademiche internazionali e industrie farmaceutiche.

Per il raggiungimento dell’obiettivo del WP sono previste le seguenti attività:

  • revisione della letteratura relativa ai modelli decisionali per la valutazione delle ricadute economiche e sanitarie legate alla diagnosi della condizione pre-diabetica;
  • validazione con dati europei (tra cui i dati di una coorte di Casale Monferrato, in Piemonte) della capacità predittiva dei modelli decisionali per la patologia diabetica, inglese (UKPDS Outcome Model) e olandese (MICADO Model);
  • definizione di un modello previsionale per il pre-diabete e sua integrazione con i modelli già definiti e precedentemente validati, per il diabete;
  • validazione del modello predittivo relativo al pre-diabete;
  • utilizzo dei modelli validati per valutazioni di “early health technology assessment” sui biomarkers innovativi identificati dagli altri WP del progetto;
  • collaborazione con gli altri partecipanti al progetto, i rappresentanti dei pazienti e i decisori in ambito sanitario nella valutazione dei risultati del progetto e loro potenzialità di applicazione empirica.

Attraverso i dati della coorte di Casale Monferrato è stata effettuata la validazione dei modelli UKPDS e MICADO su mortalità, infarto, scompenso, altre patologie cardiovascolari e ictus a 5/10/15 anni. Sono stati stimati i pesi relativi di qualità percepita dal paziente per la condizione pre-diabete, tramite l’analisi dei dati dello studio ADDITION-PRO. Sono in corso le valutazioni di “early” HTA dell’uso di biomarkers prognostici in relazione a sottogruppi di pazienti a diverso livello di rischio di sviluppo della patologia diabetica. Finalizzati a tali valutazioni, sono stati stimati i costi assistenziali dei pazienti diabetici nella Regione Piemonte nell’anno 2019.

Ruolo degli stili di vita nella disregolazione dei biomarcatori coinvolti nella cancerogenesi

Responsabile:
Carlo Senore 

Lo studio punta a identificare identificare specifiche signature di miRNA in campioni di plasma/feci come biomarcatori di rischio di neoplasia avanzata del colon-retto (adenomi avanzati/tumore del colon-retto), tra soggetti FIT+ (come test di triage).


Un limite del test immunichimico fecale (FIT), più noto come ricerca del sangue occulto nelle feci, utilizzato come test primario di screening, è rappresentato da alti tassi di falsi positivi, che determinano un numero elevato di colonscopie. Inoltre, i protocolli di screening attualmente adottati si basano esclusivamente sull'età, ignorando altri fattori di rischio.

Lo studio persegue i seguenti ulteriori obiettivi:

  • investigare l'associazione di profili di microbioma con il rischio di neoplasia avanzata;
  • esplorare la modulazione da parte di fattori legati allo stile di vita (dieta e altri fattori di rischio) del rischio di neoplasia avanzata associato con profili di biomarcatori, e identificare pattern di rischio (profili di miRNA, fattori legati allo stile di vita, livelli di emoglobina al baseline) tra soggetti con FIT-.

Screening con HPV nelle donne più giovani e screening nelle donne vaccinate: studio Consensus

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo dello studio è di valutare se nelle donne con meno di trent'anni lo screening con HPV secondo un protocollo meno aggressivo permetta di evitare l'eccesso di sovradiagnosi osservato con i protocolli standard.


Si intende, inoltre, determinare il metodo più efficiente per sottoporre a screening cervicale le donne vaccinate per HPV 16/18, in particolare riguardo all'intervallo tra round di screening.

L’attività svolta porterà a costruire un sistema di valutazione e monitoraggio che permetta l'integrazione di programmi di prevenzione primaria (vaccini) con quelli di prevenzione secondaria (screening) come previsto dalla Consensus Conference e di definire quale sia il migliore test di screening (test HPV o Pap test) e l'intervallo ottimale fra test, per le ragazze vaccinate contro l'HPV e per quelle non vaccinate.

Screening stratificato sul rischio per il tumore del collo dell’utero

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo principale del progetto è quello sviluppare e valutare programmi di screening basati sul rischio per il cancro cervicale e fornire strumenti di implementazione open source.


Ulteriori obiettivi dell'iniziativa sono dati dallo sviluppo di:

  • profili di rischio per donne non vaccinate in base alla loro storia di screening;
  • profili di rischio di cancro cervicale in coorti di nascita vaccinate contro l'HPV in contesti con vaccinazione e copertura di screening variabili;
  • profili di rischio per il cancro cervicale in relazione ad altri fattori e sviluppare profili di rischio per danni correlati allo screening;
  • algoritmi di screening basati sul rischio basati sulla storia di screening, sullo stato vaccinale (sia a livello individuale che a livello di popolazione) e su fattori di rischio derivati dal paziente;
  • applicazioni open source di e-health e m-health per supportare l'implementazione di screening basati sul rischio in programmi real life.

Partecipano al progetto 11 partner europei. La SSD Epidemiologia Screening dell'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino contribuisce, nello specifico:

  • all'obiettivo 1: profili di rischio di cancro e di lesioni precancerose verranno sviluppati sulla base dei risultati di più round di screening consecutivi, analizzando i dati congiunti dei trial su test HPV condotti nei Paesi Bassi (POBASCAM 44mila donne), in Italia (studio NTCC, 94mila donne), Svezia (studio Swedescreen, 12.500 donne), per un totale di circa 150mila donne e > 300 CIN3 e casi di cancro. Questo database verrà aggiornato al 2019 permettendo di raggiungere un follow-up totale fino a 20 anni;
  • all'obiettivo 2: attraverso il linkage tra i dati dei registri di screening con lo stato di vaccinazione (Italia, Svezia, Paesi Bassi e Slovenia). Questi dati forniscono informazioni sugli effetti diretti della vaccinazione sui vaccinati e sugli effetti indiretti sui non vaccinati. In Italia, partecipiamo alla realizzazione di questo obiettivo attraverso lo studio Consensus.

Dai risultati di questi studi è possibile sviluppare precisi profili specifici per età per il rischio CIN3 e danni correlati allo screening in base allo stato della vaccinazione individuale o alla copertura della vaccinazione. Il progetto è iniziato nel gennaio 2020, per una durata di 60 mesi.

Service per la valutazione di processo e di impatto del programma regionale di screening Prevenzione Serena

Responsabile:
Livia Giordano 

Obiettivo del progetto è di creare un servizio che operi a livello regionale e svolga una funzione di supporto agli operatori dei Dipartimenti di screening piemontesi nel processo di monitoraggio e raccolta dati necessari per valutare la qualità e l'impatto del processo di screening.


Il Service ha inoltre lo scopo di promuovere l'interazione con e tra le Unità Valutative e Organizzative dello Screening (UVOS) di ciascun Dipartimento e di fornire supporto metodologico e organizzativo per l'ottimizzazione della raccolta dei dati clinici dei casi identificati allo screening e dei cancri intervallo.

Le attività si svolgono in modo continuativo. Prosegue dunque l'attività di ricerca e di registrazione dei dati clinici per i casi identificati allo screening (cartelle cliniche), per lo screening mammografico e per quello colorettale, così come l'attività di linkage per la ricerca dei casi intervallo. Per lo screening cervicale è proseguita la registrazione dei referti istologici a livello regionale. Continua, inoltre, l'aggiornamento degli operatori di tutti i programmi di screening coinvolti nel progetto attraverso contatti capillari e incontri formativi.

Il Service svolge le seguenti funzioni: 

  • linkage tra Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) relative a casi di tumore alla mammella identificati allo screening (codici ICD-9-CM.13) e i casi registrati sulla Scheda computerizzata per il controllo della qualità del trattamento del carcinoma mammario (SQTM);
  • reperimento delle cartelle cliniche delle donne screenate nel Dipartimento di residenza, ma trattate in un altro Dipartimento o fuori regione; inoltre, il Service raccoglie i dati per la ricerca dei casi intervallo;
  • per lo screening del cervicocarcinoma rende disponibile, all'interno dell'applicativo di gestione dello screening, una sezione dedicata agli approfondimenti diagnostici, ove registrare i dati dei trattamenti terapeutici (escissione con strumenti a radiofrequenze, conizzazione a lama fredda, conizzazione laser, isterectomia);
  • dal 2015 effettua la ricerca delle cartelle cliniche relative allo screening colorettale.

Studi epidemiologici su SARS-CoV-2

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Il progetto intende valutare le caratteristiche associate alla severità clinica e alla mortalità in coorti di pazienti affetti da COVID-19, basandosi in particolare sull’analisi di coorti di soggetti affetti da COVID-19.


L'attività si articola come segue:

  • uno studio multicentrico internazionale in pazienti oncologici;
  • una coorte di pazienti ospedalizzati.

Studi ERAS Piemonte - EASY-NET

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

L'applicazione del protocollo “Enhanced Recovery After Surgery” (ERAS) è diffusa nella rete di ospedali della regione Piemonte per la chirurgia dei tumori colorettali e le isterectomie con il supporto di un approccio di Audit & Feedback.


Le crescenti e consolidate evidenze internazionali hanno spinto molti centri a orientarsi verso l'implementazione di ERAS. Tuttavia, poiché tale adesione è avvenuta su base spontanea e in modo  disomogeneo, la Regione Piemonte ha supportato l’avvio di uno studio sperimentale per la valutazione dell’efficacia di tale approccio e per la sua diffusione a livello regionale.

A tal fine sono stati disegnati due studi clinici controllati randomizzati a cluster, con la tecnica stepped-wedge, per la valutazione dell’applicazione di ERAS rispettivamente ai pazienti con tumore colorettale e alle pazienti sottoposte a isterectomia per patologia ginecologica benigna o per neoplasie dell’utero.

Obiettivi dello studio erano i seguenti:

  • ottimizzare la gestione perioperatoria utilizzando procedure basate sull’evidenza scientifica;
  • favorire un migliore recupero dell’autonomia nel post-operatorio;
  • favorire una diminuzione dei tempi di ricovero;
  • aumentare il livello di soddisfazione dei pazienti in merito alle cure ricevute;
  • ridurre l’incidenza di complicanze, riammissioni ospedaliere e costi.

Al termine dello studio tutti i centri hanno adottato il protocollo, rendendo possibile effettuare una valutazione rigorosa dell’efficacia dell’intervento come programma di miglioramento della qualità assistenziale. Entrambi i protocolli fanno parte del più ampio progetto nazionale EASY-NET (Ministero della Salute NET-2016-02364191) finalizzato alla valutazione dell’efficacia degli strumenti di Audit & Feedback (A&F) in oncologia. Ad arruolamento chiuso risultano partecipanti 2343 pazienti nel protocollo della chirurgia ginecologica e 2980 in quello della chirurgia colorettale. In entrambi gli studi la numerosità del campione risulta inferiore all’atteso a causa dell’effetto della riduzione dell’attività chirurgica dovuta all’epidemia da COVID-19, con un effetto più marcato per il protocollo della ginecologia.

Ciascun protocollo prevedeva l’arruolamento graduale dei centri regionali riconosciuti a trattare le due tipologie di interventi, con un periodo iniziale di mantenimento dello “standard of care” e un successivo passaggio, in base al momento di randomizzazione, all’adozione del protocollo ERAS.

Sono stati effettuati dei corsi di formazione del personale per supportare il centro nella riorganizzazione necessaria per dare applicazione al protocollo. A ciascun centro è richiesta l’identificazione di un Team ERAS, come referente delle attività progettuali.

La raccolta dei dati necessari alla valutazione è stata effettuata da ciascun centro per tutta la durata dello studio, indipendentemente dal momento della randomizzazione. La partecipazione al progetto da parte di ciascun centro avviene attraverso il monitoraggio continuativo degli arruolamenti e delle dimissioni registrate sulla piattaforma EPICLIN.

Come attività di feedback, alcuni indicatori selezionati vengono resi noti ai soli centri che hanno iniziato l’applicazione del protocollo ERAS, attraverso l’area di caricamento dati, con visualizzazione grafica e tabellare, in modo continuativo.

Studio EPIC

Responsabile:
Carlotta Sacerdote 

EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) è uno studio multicentrico, avviato nel 1993, che si basa sulla partecipazione delle coorti reclutate in nove Paesi europei, coinvolgendo un totale di circa 400mila partecipanti adulti sani.


Lo studio che ha reclutato 40mila soggetti in Italia (Torino, Varese, Firenze, Napoli e Ragusa) di cui 10.600 a Torino, è stato disegnato per indagare i rapporti tra l'alimentazione e l'insorgenza dei tumori.  Nel corso del tempo il campo di indagine si è però ampliato fino a includere le interazioni tra geni e diversi fattori di rischio ambientale nello sviluppo di patologie croniche come tumori, ma anche malattie cerebro e cardiovascolari, diabete, malattie neurologiche, malattie infiammatorie dell’intestino e autoimmuni.

Lo studio EPIC Torino effettua un follow-up periodico di tutta la coorte con metodi comuni alle altre coorti EPIC dei centri italiani ed europei e conserva in una banca biologica  delle aliquote di sangue dei soggetti arruolati per analisi biomolecolari.

Studio EPSAM

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Lo studio EPSAM (Esposizioni Post-natali e SAlute Maschile) si pone l’obiettivo di identificare le cause genetiche e ambientali oltre che valutare la salute a lungo termine dei pazienti affetti da tumore del testicolo.

Lo studio EPSAM, in particolare, intende indagare:

  • i fattori di rischio post-natali che agiscono durante la pubertà/adolescenza (13-19 anni);
  • i fattori di rischio genetici, studiando geni candidati e partecipando al Testicular Cancer Consortium (TECAC) coordinato dal National Cancer Institute americano e dalla University of Pennsylvania.

Nel 2010 (fase 1) sono stati reclutati i casi di tumore del testicolo diagnosticati nella popolazione della Provincia di Torino tra il 1997 e il 2008. Nel 2021 (fase 2) è stato esteso il reclutamento dei casi residenti nella Provincia di Torino diagnosticati tra il 2010 e il 2021 e seguiti presso l'AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.  Lo studio partecipa al consorto internazionale TECAC

Studio europeo sui tumori rari

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

L'obiettivo primario dello studio è quello di identificare i fattori di rischio per i tumori rari a eziologia ignota, con particolare riferimento ai fattori occupazionali.


La raccolta dei dati è terminata nel 1998 (circa 2mila casi e 4mila controlli). Sono stati validati i dati raccolti e sono stati pubblicati ad oggi sedici articoli (altri articoli sono in corso di stesura). Proseguono le analisi dei dati e la pubblicazione di ulteriori risultati.

Tutti i casi incidenti di sette sedi tumorali (melanoma dell’occhio, micosi fungoide, osso, mammella maschile, vie biliari maschili, timo) e un gruppo di controlli sono stati identificati in uno studio caso-controllo di popolazione che si svolge in nove Paesi europei al quale prendono parte tre centri italiani.

Il centro di Torino funge da coordinamento per l’Italia e fornisce il Principal investigator europeo per il tumore dell’osso.

Studio GEM, fase 2

Responsabile:
Stefano Rosso 

GEM nasce dalla collaborazione italiana a uno studio multicentrico (USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda) sulla relazione tra geni, fenotipo ed esposizione alla radiazione solare nella eziologia del melanoma cutaneo. 


Alcuni tipi di geni (geni regolatori del ciclo cellulare, geni implicati nella regolazione pigmentaria e geni implicati nella riparazione del DNA) si considera che svolgano un ruolo nella genesi del melanoma cutaneo. Poiché tali geni sono a bassa penetranza, si ipotizza che le loro varianti e mutazioni a elevato rischio si ritrovino nei soggetti ad “alta intensità” di malattia, cioè in quei soggetti che sviluppano lesioni melanocitarie multiple.

Per testare questa ipotesi è stato introdotto un nuovo disegno di studio caso-controllo, dove i casi sono soggetti con melanoma primitivo multiplo e i controlli soggetti con un solo melanoma primitivo.

Nella fase 2 dello studio GEM si calcola la sopravvivenza dei soggetti reclutati in precedenza, analizzandola in rapporto alle variabili genetiche disponibili. Lo studio è concluso e sono in corso analisi e pubblicazioni.

Studio MISS

Responsabile:
Livia Giordano 

Obiettivo dello studio è quello di determinare quale sia il migliore intervallo di screening mammografico per le donne di 45-49 anni e per le donne di 70-74 anni.


Il razionale dello studio parte dalla considerazione che, secondo le linee guida europee del 2006, l'età bersaglio dello screening mammografico è 50-69 anni. Per le donne di 40-49 anni l'efficacia è minore e meno certa. Per quelle di 70 anni compiuti, la preoccupazione più importante è quella della sovradiagnosi.

Recentemente, sono state pubblicate le nuove linee guida europee, sviluppate nel quadro della European Commission Initiative on Breast Cancer. Sia pure con prudenza, esse raccomandano lo screening sia per le donne di 45-49 anni sia per quelle di 70-74 anni con un intervallo di 2 o 3 anni nel primo caso e di 3 anni nel secondo.

La qualità delle evidenze su cui queste raccomandazioni si basano è definita molto bassa: in particolare, per le donne di 45-49 anni, le nuove linee guida europee indicano la necessità di uno sforzo di ricerca, basato su studi comparativi, sull'efficacia di diversi intervalli di screening.

È quindi stato disegnato questo progetto di ricerca che comprende:

  • uno studio randomizzato controllato, prospettico, per determinare l'intervallo di screening ottimale per le donne di 45-49 anni, con e senza elevata densità mammografica;
  • uno studio osservazionale retrospettivo, con lo stesso scopo, sulle donne di 70-74 anni;
  • una ricerca qualitativa volta a capire come un'eventuale allungamento dell'intervallo tra i test di screening possa essere percepito e identificare i modi migliori per comunicare questi cambiamenti alla popolazione, soprattutto quando il nuovo intervento è meno frequente di quello già in atto.

Il CPO coordina la ricerca qualitativa. È stata effettuata una revisione (non sistematica) della letteratura riguardante la comunicazione nel campo della prevenzione secondaria del tumore della mammella, in particolare per quanto riguarda la comunicazione rispetto a concetti chiave come la sovra-diagnosi e la deintensificazione delle attività di screening. Sulla base di tali informazioni è stato sviluppato il materiale informativo del progetto, discusso tra gli operatori attraverso un focus group online e che sarà finalizzato attraverso un pre-test con le donne invitate allo screening mammografico.

Il reclutamento dello studio nei centri piemontesi coinvolti (Torino, ASL TO3, Alessandria) è iniziato nel 2023 e precisamente a gennaio a Torino, a febbraio nella TO3 e ad aprile ad Alessandria. Il reclutamento è di tipo attivo a Torino e telefonico per l'ASL di Alessandria e TO3, ed è terminato il 31 ottobre 2024.
 

Studio multicentrico italiano sui linfomi non Hodgkin

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Obiettivo principale del progetto, inserito nell’ambito del Genome-wide association study (GWAS), è l’analisi dei fattori di rischio esterni per il linfoma e dell’interazione con caratteristiche genetiche.


Si tratta di uno studio epidemiologico caso-controllo ospedaliero, con casi affetti dai linfomi identificati precedentemente e reclutati in ambito ospedaliero e con un campione di controlli scelti tra i ricoverati per altre patologie. Casi e controlli sono appaiati per età, sesso e per area geografica di residenza.

Nello studio sono considerati come casi i soggetti residenti nelle aree di interesse, con diagnosi di linfoma non Hodgkin, mieloma multiplo, leucemia linfatica cronica, secondo le indicazioni dello studio collaborativo incidenti nel periodo d’indagine.

Lo studio prevede l’effettuazione di analisi genetiche relative a:

  • ricerca di polimorfismi noti che potrebbero aumentare il rischio di sviluppare un linfoma o un mieloma, in associazione con esposizione a singole sostanze chimiche;
  • ricerca di polimorfismi non ancora noti, ma che potrebbero essere suggeriti da altre indagini e che potrebbero influenzare il rischio di sviluppare un linfoma o un mieloma in associazione con esposizione;
  • GWAS, metodica che esplora l’intero genoma per riconoscere polimorfismi non ancora noti associati con il rischio di sviluppare un linfoma o un mieloma.

Studio Piccolipiù

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Obiettivo del progetto è di identificare i principali fattori di rischio che a partire dalla gravidanza, e in seguito dopo la nascita, possono essere associati allo sviluppo del bambino e ad alcuni dei più comuni problemi di salute.


Il progetto Piccolipiù, finanziato e promosso dal Centro Nazionale di Prevenzione e Controllo delle Malattie (CCM) e dal Ministero della Salute, intende inoltre promuovere l’adozione di comportamenti salutari attraverso interventi di provata efficacia per la salute del bambino mediante l’utilizzo di mezzi di comunicazione tradizionali (opuscoli, newsletter ecc.), ma anche tramite il ricorso a canali più innovativi (web e social media). 

Lo studio coinvolge diversi punti nascita dislocati a Torino, Trieste, Viareggio, Firenze e Roma. Ciascun centro ha arruolato 500 bambini al momento del parto, arrivando a formare una coorte di 3mila bambini; per ogni partecipante sono stati raccolti un campione di sangue cordonale e un campione di sangue materno.

Il reclutamento nel centro torinese è avvenuto tra il 2011 e il 2013 presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

Le mamme partecipanti rispondono a un primo questionario durante il ricovero in ospedale e a successivi questionari a sei mesi e a un anno dal parto. I bambini sono invitati a un follow-up clinico sullo sviluppo neurocognitivo e sullo sviluppo antropometrico all’età di 4 anni. A 7 anni sono invitati a un follow-up clinico sulla salute respiratoria.

Lo studio contribuisce al progetto europeo Exposomics sugli effetti molecolari dell’inquinamento atmosferico, al consorzio PACE e al progetto europeo STOP sull’obesità del bambino. Lo studio ha contribuito inoltre allo sviluppo degli siti internet dedicati alla cittadinanza Piccolipiù In forma e I primi 1000 giorni.

Piccolipiù partecipa al Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) - M6 E.1 salute, ambiente, biodiversità e clima.

Studio PLACO-COVID

Responsabili:
Giovannino Ciccone 
Paola Manzini 

Obiettivo principale dello studio è valutare se l’infusione di plasma da soggetti convalescenti da infezione da SARS-CoV-2, o di plasma inattivato standard (da donatori non venuti in contatto con SARS-CoV-2) migliori la sopravvivenza dei pazienti ricoverati per COVID-19 con recente sviluppo di insufficienza respiratoria acuta che necessita di supporto ventilatorio.


Allo studio hanno collaborato 25 ospedali di tutte le province della Regione Piemonte e della Valle d’Aosta. L’arruolamento ha avuto inizio a giugno 2020 ed è terminato a febbraio 2021, raggiungendo la numerosità prevista (180 pazienti).

PLACO-COVID è uno studio controllato randomizzato di fase 2, a 3 bracci di trattamento:

  • standard (la terapia più efficace secondo letteratura e/o linee guida internazionali);
  • standard + plasma inattivato donato in epoca pre-COVID (gennaio-ottobre 2019) in tripla somministrazione ai giorni 1-3-5 dalla randomizzazione;
  • standard + plasma convalescente COVID inattivato in tripla somministrazione ai giorni 1-3-5. È prevista la cecità per i clinici che infondono il plasma, solo il centro trasfusionale terrà traccia del tipo di plasma infuso in ciascun paziente.

Criteri di inclusione: adulti ricoverati affetti da COVID-19 confermata da test diagnostico con recente comparsa o peggioramento di insufficienza respiratoria acuta (<5gg) con gravità >=2 nella classificazione SIMEU, dopo firma di consenso informato. La randomizzazione è stratificata per livello di gravità dei pazienti in 3 categorie. Endpoint principale: sopravvivenza a 30 giorni dalla randomizzazione. La randomizzazione e la raccolta dati sono gestiti sull’ultima versione della piattaforma EPICLIN.

Per questo trial è stato istituito un Data Monitoring Committee indipendente. ClinicalTrials.gov: NCT04428021. I risultati definitivi sono stati pubblicati.

Studio ProScreen MRI

Responsabili:
Daniele Regge 
Francesco Porpiglia 

Lo studio pilota valuta un innovativo protocollo di screening per il carcinoma prostatico nell'ASL TO5, combinando test PSA, calcolatore del rischio e risonanza magnetica multiparametrica per migliorare la diagnosi precoce e ridurre le sovradiagnosi in uomini tra i 55 e i 65 anni.


Lo studio pilota in esame ha come obiettivo la valutazione di un innovativo protocollo di screening per il carcinoma prostatico (CaP) nell'ASL TO5, coinvolgendo uomini tra i 55 e i 65 anni. Questo progetto, della durata di 24 mesi, mira a migliorare la diagnosi precoce del CaP utilizzando un approccio multimodale che combina il test del PSA (Prostate Specific Antigen), un calcolatore del rischio e la risonanza magnetica multiparametrica (RM-mp).

Il percorso di screening inizia con un test PSA per tutti i partecipanti. Segue una visita urologica e una valutazione del rischio per coloro che presentano un PSA oltre il valore soglia di 3 ng/ml. L'aspetto innovativo di questo studio è l'utilizzo della RM-mp come strumento di screening per tutti i pazienti con PSA elevato, riducendo così il numero di biopsie non necessarie. La biopsia prostatica viene eseguita solo in caso di RM-mp positiva o di un rapporto PSA densità (PSAD) superiore a 0,15 ng/ml/cc.

Questo approccio non solo mira a migliorare la diagnosi precoce, ma anche a ridurre le sovradiagnosi di tumori non clinicamente significativi.

Un ulteriore aspetto rilevante dello studio è la raccolta di campioni biologici. Questi potranno essere utilizzati per future ricerche, contribuendo così all'avanzamento delle conoscenze sul carcinoma prostatico.

Studio SETIL

Responsabile:
Daniela Ferrante 

Lo studio indaga le cause di leucemie, linfomi e neuroblastomi infantili, concentrandosi in particolare sui campi magnetici a 50 Hz, raggi gamma, radiofrequenze e altri possibili fattori di rischio ambientali quali benzene, solventi, pesticidi, fumo passivo, inquinamento atmosferico e vari agenti infettivi.


Lo studio multicentrico italiano sull’eziologia dei tumori infantili linfoemopoietici e dei neuroblastomi (SETIL) costituisce la prima ricerca epidemiologica italiana in questo ambito e risponde a precise istanze conoscitive più volte espresse sia dall’opinione pubblica sia dalle autorità sanitarie.

La disponibilità di dati relativi alla specifica realtà italiana potrà dunque in futuro costituire la base per la ricerca di un consenso su scelte fondamentali per la tutela della salute.

Il progetto partecipa al Consorzio Internazionale CLIC coordinato dalla Southern California University e dalla International Agency for Research on Cancer (IARC).

Studio STI.VI.

Responsabile:
Livia Giordano 

Lo studio valuta l’efficacia di modelli di intervento per la modifica delle abitudini alimentari scorrette e il contrasto ai comportamenti sedentari.


Tali modelli di intervento si basano su incontri informativi teorico-pratici condotti da esperti della materia (dieta e attività fisica). Inoltre, lo studio intende mettere a punto modelli di integrazione e sinergie sempre più ampie tra prevenzione primaria e programmi regionali di screening.

Obiettivo principale dello studio è quello di determinare la fattibilità e l’impatto su alcuni outcome di salute di tali modelli di intervento nella popolazione torinese invitata nei programmi regionali di screening della mammella e del colon-retto.

Inoltre, si intende verificare il mantenimento di uno stile di vita salutare a breve e medio termine.

Lo studio ha arruolato 667 donne provenienti dallo screening mammografico e 603 soggetti dallo screening colorettale.

È stata osservata una buona compliance alle raccomandazioni alimentari presentate e questo si è accompagnato a una riduzione dell’Indice di Massa Corporea (IMC) apprezzabile dei gruppi di intervento rispetto a quella dei controlli. I dati evidenziano che i partecipanti sono stati soprattutto soggetti con elevata scolarità e che valutano molto positivamente la propria salute.

È in corso lo studio della fattibilità di eventuali collaborazioni con istituti di ricerca scientifica specificatamente indirizzati all’analisi biomolecolare per valutare l’utilizzo del materiale biologico stoccato attraverso il progetto.

L’intervento è stato proposto al momento dell’effettuazione del test di screening (mammografia per le donne e colonscopia per donne e uomini); sono stati invitati a partecipare i soggetti presentatisi per effettuare l’esame di screening (donne 50-54enni nello screening mammografico e uomini e donne 58enni nello screening colorettale).

I partecipanti sono stati randomizzati in 4 gruppi: gruppo attività fisica, gruppo dieta, gruppo attività fisica e dieta, gruppo di controllo. Essi sono poi stati avviati a un modulo base di intervento (incontri teorici condotti da esperti della materia) seguito da un modulo avanzato (incontri pratici sulla tematica propria del gruppo di studio). 

A tutti gli arruolati (compresi i controlli) è stato effettuato un prelievo venoso a digiuno (con due tipologie di campioni di sangue: uno destinato alla crioconservazione e l’altro necessario all’analisi a fresco) e un prelievo di saliva.

Sono state effettuate, inoltre, delle misurazioni antropometriche (altezza, composizione corporea, circonferenza vita) ed è stato compilato un questionario riguardante le abitudini alimentari, l’attività fisica, l’abitudine al fumo e lo stato di salute.

Al termine dello studio sono stati reclutati circa 1200 soggetti (600 attraverso lo screening mammografico e 600 attraverso lo screening colorettale).

Studio sullo stato di metilazione di HLA-G, infezione da HPV e neoplasie cervicali

Responsabile:
Laura De Marco 

Obiettivo principale dello studio è la valutazione del ruolo delle modificazioni epigenetiche (de-metilazione del promotore) e genetiche (polimorfismi) di HLA-G sullo sviluppo di lesioni neoplastiche cervicali.


Nonostante la correlazione diretta tra il tumore della cervice uterina e la persistenza dell’infezione da papillomavirus umano (HPV) sia riconosciuta, il meccanismo che favorisce la persistenza virale nelle cellule cervicali è ancora ignoto. Tra le numerose ipotesi, si annovera la maggiore o minore predisposizione del sistema immunitario nel controllo e nella risoluzione di questo tipo di infezione.

Alcune evidenze scientifiche hanno mostrato il possibile coinvolgimento di una proteina implicata nella soppressione della risposta immunitaria, l’HLA-G, e in particolare nell’immunoescape del tumore dal sistema immunitario.

Per valutare il ruolo delle modificazioni genetiche ed epigenetiche di HLA-G sullo sviluppo di lesioni neoplastiche cervicali si è allestito uno studio caso-controllo in cui confrontare lo stato di HLA-G in soggetti con cellule cervicali atipiche (lesioni CIN II - CIN III) rispetto a soggetti con cellule citologicamente normali, in relazione con lo stato di infezione da HPV.

La collaborazione tra l’Unità di Epidemiologia dei Tumori dell’Università degli Studi di Torino e il Laboratorio di Immunogenetica e Istocompatibilità della Federal University of Paranà, in Brasile, è alla base dello studio caso-controllo che coinvolge 789 donne (15- 47 anni) afferenti a tre centri di riferimento ubicati nella località di Curitiba per le analisi citologiche cervico-vaginali. Non essendo localmente attivi programmi organizzati di screening del tumore cervicale, la popolazione presenta prevalenza di lesioni cervicali di alto grado più elevata rispetto a quella italiana.

Lo studio produrrà informazioni sul possibile coinvolgimento di HLA-G nello sviluppo di neoplasie cervicali: l’eventuale presenza di de-metilazione del promotore di HLA-G o di particolari polimorfismi di HLA-G nei casi rispetto ai controlli potrebbe indicare una maggiore predisposizione alla persistenza virale e allo sviluppo di lesioni.

 

Studio ThermoBreast

Responsabile:
Livia Giordano 

L’obiettivo primario dello studio è confrontare la performance diagnostica di un modello di Intelligenza Artificiale (AI) basato sulla termografia (ThermoBreast) per l’identificazione di lesioni mammarie rispetto allo screening mammografico e agli esami diagnostici tradizionali.


Ulteriori obiettivi del progetto, finanziato dall'Unione Europea nell'ambito del bando HORIZON-MISS-2021-CANCER-02-01, comprendono la valutazione di:

  • altri parametri diagnostici della termografia;
  • capacità diagnostica dell’esame termografico in una coorte di pazienti ad alto rischio di tumore della mammella (ad es. pazienti con rischio eredo-famigliare, sintomi, ecc.)
  • possibile effetto interferente di fattori individuali (ad es. stato ormonale, stato menopausale, densità mammaria, etnia, ecc.) sulle immagini termografiche;
  • capacità di ThermoBreast di localizzare lesioni mammarie anomale, valutando le differenze diagnostiche in base a istotipo e stadio tumorale;
  • capacità di ThermoBreast di identificare la presenza di un interessamento linfonodale, confrontandolo con la capacità diagnostica dell'esame ecografico;
  • impatto organizzativo della termografia (ad es. durata dell’esame, tipologia di esame) sui processi di screening per il tumore della mammella;
  • costo-efficacia della termografia nel percorso di screening e/o di approfondimento diagnostico;
  • esperienza personale dei pazienti in base ai diversi esami diagnostici.

Il Centro coordinatore del progetto è l’Azienda Israeliana “Mindcave Labs GmbH”, sviluppatrice del sistema di termografia. Ad esso si affianca un Centro coordinatore della sperimentazione clinica, rappresentato dalla Clinica di Heidelberg (Germania). Allo studio partecipano, inoltre, partner clinici e tecnologici provenienti da Israele, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lituania, Irlanda, Slovenia, Italia e Svizzera.

La SSD Epidemiologia e Screening partecipa al progetto come partner clinico con l’obiettivo di reclutare 3mila donne che partecipano allo screening mammografico nell'ambito del programma “Prevenzione Serena”. Le partecipanti effettuano lo screening standard come definito dal protocollo regionale; in aggiunta, sono sottoposte a un esame con termografia (della durata approssimativa di 17 minuti), effettuato da personale infermieristico formato secondo un protocollo condiviso. Ogni partecipante è seguita per 2 anni per la raccolta di eventuali informazioni riguardo l’insorgenza di cancri intervallo o falsi negativi. Il percorso clinico della partecipante (eventuali approfondimenti diagnostici, ecc.) è definito in base ai risultati della mammografia di screening. I risultati della termografia sono impiegati esclusivamente con finalità scientifiche e non sono trasmessi né alla donna né al personale dello screening.

 

Supporto alla ricerca clinica svolta presso l’Ospedale “Maggiore della Carità” di Novara

Responsabile:
Daniela Ferrante 

L'attività contribuisce con risorse teoriche e tecniche alla ricerca clinica ospedaliera, dal disegno dello studio alla randomizzazione, dalla raccolta all’analisi dei dati, a seconda delle necessità. 


Obiettivo del progetto è di sostenere con metodologia statistica e disegno dello studio adeguati progetti di ricerca clinica spontanea condotti presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara e altre strutture del Quadrante nord-est del Piemonte. 

I settori maggiormente interessati sono: Neurologia, Oncologia, Radioterapia, Otorinolaringoiatria, Anestesiologia, Gastroenterologia ed endoscopia digestiva, Ematologia, Urologia, Psichiatria, Pediatria, Anatomia patologica.

Synergy

Responsabile:
Lorenzo Richiardi 

Il progetto studia l’interazione tra le esposizioni professionali ad alcuni cancerogeni polmonari come l'amianto, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), la silice, il cromo, il nichel, le emissioni diesel.


Ulteriori ambiti di indagine sono i seguenti:

  • la relazione dose-risposta per gli agenti selezionati, in particolare quelli mai studiati quantitativamente in precedenza;
  • l’associazione tra tumori del polmone e agenti sospetti di cancerogenicità, quali le fibre minerali artificiali.

Il progetto, coordinato dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, mette insieme studi caso-controllo sul tumore del polmone condotti in Europa, tra cui il centro di Torino,  e nel Nord America. A tutti gli studi  è stata applicata una Job-exposure matrix qualitativa e alcune Job-exposure matrix quantitativa (SUNJEM) per cancerogeni selezionati (. Prosegue la conduzione delle analisi principali, i cui risultati sono in parte già stati pubblicati

Tailored breast screening

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto intende valutare la possibilità di utilizzare la densità mammografica per identificare donne a diverso rischio di sviluppare un cancro intervallo della mammella (intermedio/alto rischio vs basso rischio) e valutare l'impatto di una strategia di intervallo di screening differenziato negli screening successivi.


Un ulteriore obiettivo del progetto consiste nel contenimento dei possibili effetti collaterali negativi dell'intervento di screening attraverso la riduzione del numero dei test offerti nell'arco di sei anni, a partire dai  45 anni, cioè fino all'inserimento della donna, al suo cinquantesimo anno di età, nel percorso di usual care dello screening mammografico.

Lo studio valuta con periodicità annuale l'adesione al protocollo, i tassi di contaminazione, i tassi di cancro diagnosticati allo screening, i tassi di cancro intervallo, quelli in donne sottoposte a screening con le relative caratteristiche biologiche e patologiche.

Vengono raccolte informazioni sui principali effetti negativi e, in particolare, il tasso di falsi positivi, con o senza procedure invasive, comparati tra i due gruppi in studio (intention to treat) e nella comparazione tra le donne a seno chiaro (BI-RADS 1 e 2) e l'eccesso di incidenza tra i due gruppi in studio e nella comparazione tra le donne a seno chiaro e a seno denso.

La valutazione ad interim dello studio sarà fatta a 3 anni medi di follow-up e la valutazione degli outcome finali a 6 anni medi dall'inizio, dopo il completamento del ciclo di screening previsto a 50 anni di età per tutte le donne arruolate.

Lo studio prevede la randomizzazione delle donne in due gruppi, rispettivamente di Annual Screening Group e Tailored Screening Group. L'attribuzione ai gruppi sarà nascosta e non accessibile alla donna e agli operatori fino alla conclusione dell'episodio di screening. 

I risultati principali dello studio sono: 

  • incidenza cumulativa di tumori d'intervallo comparati tra i due gruppi in studio e tra le donne a seno chiaro (BI-RADS 1 e 2) dei due bracci a fini di valutazione di non inferiorità;
  • incidenza cumulativa di tumori avanzati (T2+ e/o nodi positivi) comparati tra i due gruppi in studio e comparazione tra le donne a seno chiaro (BI-RADS 1 e 2) dei due bracci a fini di valutazione di non inferiorità.

Tomosintesi come test primario di screening

Responsabile:
Livia Giordano 

Il progetto intende approfondire la validità del ricorso alla Digital Breast Tomosynthesis (DBT) come strumento promettente per lo screening del tumore della mammella.


Il progetto persegue i seguenti obiettivi: 

  • confrontare l'efficacia dello screening del cancro del seno effettuato con la DBT rispetto a quello effettuato con la mammografia digitale (DM) nel ridurre i cancri d'intervallo e l'incidenza di cancri avanzati; il trial misurerà il possibile eccesso di incidenza dopo due round;
  • misurare la performance, il consumo di risorse e l'impatto sull'organizzazione dello screening con DBT attraverso la modellizzazione informata dai risultati del trial;
  • confrontare le caratteristiche patologiche e biologiche dei cancri nei due bracci per verificare se le due popolazioni di cancri differiscono per fattori prognostici.

Un trial randomizzato controllato - DBT MAmmography screening ITAlian (MAITA) - sarà condotto in 10 centri di 5 differenti regioni (Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto). La popolazione target sarà formata da donne di età compresa fra i 45 e i 70 anni.

Verranno confrontati sia il tasso di identificazione di carcinomi e il tasso di richiamo della DBT e della DM sia le caratteristiche patologiche e biologiche dei cancri diagnosticati nei due bracci, per stimare il possibile impatto sulla prognosi. L'eccesso di sovra-diagnosi eventualmente indotto dalla DBT rispetto allo screening con DM verrà stimato attraverso il confronto dell'incidenza cumulativa dopo due o più round di screening successivi.

I risultati saranno stratificati per rischio di cancro al seno e per densità mammografica del seno. Infine, saranno valutate le risorse economiche, umane e tecnologiche necessarie per introdurre la DBT nei programmi organizzati di screening con invito attivo di tutta la popolazione target.

Tumore al seno e screening: studio su uno strumento informativo per una scelta consapevole

Responsabile:
Livia Giordano 

Il principale obiettivo del progetto è la valutazione dei cambiamenti su informazione e consapevolezza sul tema dello screening mammografico.


Ulteriori obiettivi di progetto sono i seguenti:

  • valutare la soddisfazione tra l'uso della piattaforma rispetto all'informazione standard, e misurare la frequenza di accesso ai diversi livelli di informazione presenti nella piattaforma;
  • conoscere quante donne coinvolte facciano uso di internet e quante siano interessate a utilizzare una piattaforma web che le aiuti a decidere se partecipare o meno allo screening;
  • infine, confrontare il tasso di partecipazione allo screening mammografico nel gruppo che ha avuto accesso alla piattaforma multilivello rispetto alle donne che hanno avuto accesso all'informazione standard.

I materiali e i metodi impiegati si possono sintetizzare come segue:

  • organizzazione di focus group per approfondire le aspettative e le informazioni che le donne desiderano ricevere;
  • confronto multidisciplinare sul potenziale uso di internet e di App per smartphone;
  • revisione di letteratura dei contenuti, ma anche di tutti gli strumenti decisionali disponibili sullo screening mammografico, con particolare attenzione sul modo di comunicare le controversie e le incertezze esistenti sul tema;
  • realizzazione dello strumento informativo dinamico e multilivello e test dello strumento su un piccolo campione di donne per valutarne comprensione e facilità di utilizzo;
  • stesura e invio di una lettera informativa sul progetto alle donne al primo invito dello screening mammografico;
  • trial con invito delle donne 50-54enni allo screening mammografico nei centri partner.

I risultati di questo progetto sono utilizzati per la preparazione del documento delle “100 domande sullo screening mammografico”, con l'obiettivo di promuovere la qualità della comunicazione e sviluppare un'informazione efficace e di qualità sullo screening mammografico. tale documento è sviluppato dal Gruppo Interscreening sulla comunicazione interno all'Osservatorio Nazionale Screening (ONS) ed è iniziato nella seconda parte del 2022 ed attualmente in elaborazione. Come per gli altri documenti delle 100 Domande (sullo screening cervicale/HPV e colorettale) sarà composto da due inserti, uno dedicato agli utenti e uno più specifico per gli operatori.

Tumori dell’endometrio, alimentazione, peso corporeo e interazioni geni-ambiente

Responsabile:
Carlotta Sacerdote 

Lo studio è volto ad indagare i fattori di rischio del tumore dell'endometrio in particolare studiando le interazioni fra geni e ambiente.


I principali ambiti di indagine dello studio sono i seguenti: 

  • Abitudini alimentari, misure antropometriche e vita riproduttiva;
  • Ruolo di polimorfismi metabolici che interagiscono con i fattori di rischio nel condizionare l’occorrenza di tumori dell’endometrio.

Lo studio dal 2006 fa parte di un consorzio internazionale di studi sui fattori di rischio del tumore dell'endometrio (E2C2) che raccoglie dati da 37 diversi progetti nel mondo e permette di confrontare casi e controlli con alimentazione e abitudini di vita molto diverse fra loro.

Valutare e programmare l'assistenza oncologica con i dati epidemiologici

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Obiettivo primario del progetto è di supportare la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta nel monitoraggio della qualità dell'assistenza oncologica regionale.


Il progetto si articola nelle seguenti attività: 

  • elaborazioni periodiche di indicatori descrittivi dell'assistenza oncologica regionale;
  • gestione di un sistema di monitoraggio dell'assistenza erogata dalla Rete Oncologica;
  • messa a punto e aggiornamento periodico di un sistema di valutazione degli esiti assistenziali;
  • valutazione di percorsi assistenziali e appropriatezza terapeutica per specifiche patologie.

Il CPO Piemonte rende disponibili, attraverso il proprio sito web, una serie di dati relativi all'assistenza oncologica, aggiornati periodicamente, al fine di supportare l'attività di programmazione assistenziale. In particolare, si producono dati sui ricoveri (come attività ospedaliera e come tassi di ospedalizzazione), sulle prestazioni di radioterapia, sugli esami PET e sulla chemioterapia ambulatoriale.

Tutti i dati elaborati finora sono disponibili in forma di tabelle, scaricabili in locale in formato Excel. A cadenza annuale, l'aggiunta delle tabelle relative all'anno precedente avviene in primavera mentre l'aggiornamento delle tabelle relative alla mobilità passiva regionale, ai tassi di ricovero dei residenti e a elaborazioni che necessitino la disponibilità della base dati completa dei dati relativi all'assistenza fuori Regione, avviene in autunno. I Gruppi di studio della Rete stabiliscono gli indicatori di struttura, processo ed esito per le singole patologie. Alcuni di questi indicatori sono calcolabili centralmente attraverso l'uso dei dati amministrativi correnti.  Per gli indicatori che necessitano di un livello di dettaglio clinico non disponibile attraverso i dati amministrativi si è proceduto a richiedere la rilevazione dei dati ai singoli centri.

Vengono inoltre elaborati indicatori di esito, in linea con l'impianto analitico previsto dal Programma Nazionale Esiti (PNE), relativi ai nuovi casi di tumore tra i residenti in Piemonte, con l'obiettivo di approfondire e integrare i risultati del PNE e sviluppare degli indicatori compositi. Sono state prodotte elaborazioni per i tumori dell'apparato gastro-intestinale, del sistema nervoso centrale, di polmone e vescica.

Nel corso degli ultimi anni è stata condotta la ricostruzione del percorso assistenziale per i principali tumori (mammella, polmone, colon-retto, prostata) al fine di individuare eventuali disomogeneità territoriali e strutturali, e soprattutto per valutare le modificazioni temporali di diversi indicatori di appropriatezza (rispetto alle raccomandazioni delle linee guida), di costi e di esito delle cure (complicanze, riammissioni in ospedale non programmate, mortalità).

A causa dell'epidemia da COVID-19, nel biennio 2020-21 è stato effettuato un monitoraggio mensile dei ricoveri oncologici, per valutare l'impatto dell'emergenza pandemica sull'attività di cura dei pazienti oncologici a livello regionale. Recentemente è stata effettuata l'analisi dell'evoluzione della Rete dal 2010 al 2020 rispetto alla capacità di presa in carico del paziente all’inizio del percorso assistenziale e del suo impatto sugli esiti clinici.

Valutazione dei farmaci oncologici

Responsabile:
Giovannino Ciccone 

Attività di collaborazione con la Commissione Terapeutica Oncologica (CTO) regionale finalizzata a garantire lo sviluppo e il raggiungimento di elevati standard di sicurezza, di appropriatezza e di economicità nell’impiego dei medicinali in campo oncologico.


La CTO, istituita presso la Direzione Sanità della Regione Piemonte con Determinazione n. 380 del 30/06/2016, opera nell’ambito delle attività di governo clinico e tra i propri compiti vi è anche la formulazione, tramite un approccio di Health Technology Assessment (HTA), di pareri e proposte in merito all’utilizzo dei farmaci oncologici sottoposti a registro di monitoraggio Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). 

Il CPO Piemonte partecipa alle attività della CTO e, in particolare, collabora all'elaborazione delle monografie.

La ricerca e la revisione critica della letteratura scientifica è effettuata attraverso le principali banche dati bibliografiche per gli studi primari, le revisioni sistematiche, le linee guida e i rapporti di HTA (Medline, Embase, CINAHL, Cochrane Library, National Guideline Clearinghouse, INAHTA-database e il CRD Database per le valutazioni economiche).

Vengono consultati i siti ufficiali di Food and Drug Administration (FDA), European Medicines Agency e AIFA; siti di enti ufficiali di HTA (ad es. HAS France, NICE UK, Scottish Consortium, CADTH Canada, AHRQ USA), libri di testo elettronici (come Dynamed o UpToDate). Per l’identificazione degli studi in corso viene consultato il registro clinicaltrial.gov.

L’analisi di impatto sul budget utilizza i dati relativi al presunto fabbisogno regionale (stima del numero di pazienti da trattare), il prezzo ex factory e i costi relativi alla somministrazione del nuovo farmaco, rispetto alla pratica terapeutica standard utilizzata a livello regionale.

La mole di evidenze così raccolte si discute con i clinici specializzati nel trattamento di interesse, giungendo all'elaborazione di un parere condiviso, che viene poi sottoposto alla CTO per la ratifica e la divulgazione.

Per ciascun farmaco oncologico esaminato viene redatta una monografia e una sintesi delle evidenze con il parere all’utilizzo. Attualmente sono state predisposte 49 monografie. Sono in corso elaborazioni dei dati correnti finalizzate a valutare l’aderenza delle prescrizioni alle indicazioni contenute nelle varie monografie.

Valutazione di partecipazione ed esito nelle donne straniere invitate ai programmi regionali di screening femminili

Responsabile:
Livia Giordano 

L'indagine è volta al monitoraggio dell'accesso allo screening e dei relativi indicatori diagnostici tra le donne immigrate invitate a partecipare al programma Prevenzione Serena per quanto riguarda lo screening del cervicocarcinoma e della mammella.


L'obiettivo è quindi quello di valutare eventuali differenze tra donne italiane e donne immigrate in termini di partecipazione, esiti e influenza di alcuni fattori socio-demografici sull'accesso allo screening.

Popolazioni con un basso status socio-economico, in particolare quando si tratta di persone immigrate, utilizzano i programmi di prevenzione oncologica meno assiduamente rispetto alle popolazioni con un livello economico e culturale elevato. Le donne straniere vengono identificate come provenienti da un Paese a Sviluppo Avanzato (PSA) o da un Paese a Forte Pressione Migratoria (PFPM) sulla base della classificazione della Banca Mondiale. Il Paese di origine di ogni donna viene identificato in base al luogo di nascita e/o alla cittadinanza. Le donne straniere provenienti da un PSA vengono monitorate insieme alle italiane, dato che tutti questi Paesi si caratterizzano per un elevato livello economico e socio-culturale. Sono incluse nell'analisi tutte le donne che abbiano ricevuto almeno un invito a eseguire una mammografia di screening o un Pap-test/test HPV.

Gli indicatori calcolati sono i seguenti:

  • tassi di partecipazione,
  • richiami per approfondimenti,
  • Detection Rate (DR),
  • Detection Ratio standardizzato (SDR).

Per le donne residenti a Torino l'influenza di alcuni determinanti socio-demografici sull'adesione viene analizzata tramite un modello di regressione logistico. La coorte viene periodicamente aggiornata e le analisi statistiche vengono conseguentemente adeguate.

Valutazione di processo e impatto per lo screening del cervicocarcinoma

Responsabile:
Paola Armaroli 

Obiettivo dello studio è la produzione di indicatori finalizzati alla valutazione di processo dell’attività di screening, al monitoraggio dei risultati e al miglioramento della qualità.


Ulteriori obiettivi sono:

  • consentire confronti tra i programmi organizzati in Italia e a livello europeo;
  • valutare l’impatto dell’introduzione di programmi organizzati di screening cervicale in Piemonte e in Italia sull’incidenza di tumori invasivi della cervice uterina.

In particolare, si punta alla produzione dei dati su screening con HPV per gli anni 2021 (adesione e percentuale di donne HPV positive) e 2020 (dati sull’intero processo: test HPV, triage citologico, ripetizione test HPV a un anno per le HPV+ citologia normale, invio in colposcopia immediato o a un anno, VPP, Detection Rate).

I dati di attività del 2021 sono ancora fortemente condizionati dall’interruzione/limitazione delle attività nel 2020 in relazione alla pandemia da COVID-19. Numerose valutazioni in merito al ritardo di attività, esami da recuperare e strategie per il recupero sono effettuate per supportare le scelte del coordinamento regionale screening.

Lo studio prevede le seguenti specifiche attività:

  • raccolta dei dati e calcolo degli indicatori definiti a livello italiano ed europeo;
  • monitoraggio e analisi della stabilità temporale; raccolta di dati e confronti tra regioni italiane e tra diversi Paesi europei;
  • ricostruzione della storia di screening dei casi di tumore invasivo della cervice uterina segnalati dal Registro Tumori;
  • analisi dell’andamento dell’incidenza prima e dopo l’introduzione dei programmi organizzati, anche in funzione dell’andamento nelle altre aree italiane coperte da Registri Tumori.